RESTITUIRE TRIESTE AL FUTURO -

AUTONOMI DALL' ITALIA MA CONNESSI CON IL MONDO - RESTITUIRE TRIESTE ALLA MITTELEUROPA - RESTITUIRE TRIESTE AL SUO FUTURO: CENTRALE IN EUROPA INVECE CHE PERIFERICA IN ITALIA -

venerdì 28 ottobre 2016

ZONA FRANCA GORIZIA: IL TESTO - TRIESTE STRETTA FRA LA NUOVA ZONA FRANCA DI GORIZIA E LA BASSA TASSAZIONE SLOVENA - MA I POLITICANTI PARLANO D' ALTRO: STRISCIONI, ARTISTI DI STRADA, ALLARGAMENTO DEGLI ORARI DELLE GRANDI CATENE PER AMMAZZARE IL PICCOLO COMMERCIO - SUBITO LA "NO TAX AREA" A TRIESTE !

E PER SALVARE TRIESTE LA SPIAGGIA DI SABBIA A BARCOLA....


Qua sotto riportiamo, per la sua importanza, l' intero articolo del Piccolo di Gorizia CHE ANNUNCIA LA PRESENTAZIONE A MATTARELLA DEL PROGETTO DETTAGLIATO DI ZONA FRANCA GORIZIANA, che abbiamo già commentato stamattina (clicca QUI).

Perche' non si trova nulla sull' edizione di Trieste malgrado le forti ricadute locali ed il fatto che anche Trieste è confinante con la Slovenia ?


Perchè nessun politicante triestino ha ripreso la No Tax Area annunciata a luglio?


A Gorizia tutti gli schieramenti sono per la Zona Franca ( dal sindaco di Centro Destra al PD - vedi QUI) mentre a Trieste tutti girano con l' aquilone.
Escluso solo il Presidente dell' Autorità Portuale venuto da Verona (vedi QUI).


Ma dove vive questa gente?
Sono dei psicolabili che corrono dietro alle favole dei 2 milioni di turisti all' anno in Porto Vecchio e ai miraggi di investitori per 5 miliardi ?


Vogliono che Trieste sia presa in una tenaglia fra la Zona Franca di Gorizia e la bassa tassazione della Slovenia con il porto di Capodistria che si comporta come Porto Franco di fatto?



RICORDIAMO CHE, COME DICONO GLI STESSI GORIZIANI, PURE GLI ACCORDI DI OSIMO, CHE L' ITALIA RITIENE EFFICACI PER I CONFINI NAZIONALI, PREVEDONO UNA ZONA FRANCA CONFINARIA A TRIESTE, CHE NON E' STATA ATTUATA MA NEMMENO ABOLITA:
E' LI CHE ASPETTA... 
INSIEME AL POTENZIAMENTO DEI PUNTI FRANCHI PORTUALI CON LA "NO TAX AREA" FISCALE SULLA BASE DELL' ALLEGATO VIII.

Povera Trieste ! Costretta, dopo 100 anni di Italia e con una "classe politica" inqualificabile, a prendere lezioni da Gorizia anche sulla Zona Franca oltre che sui grandi eventi culturali come " E' Storia" !



Il Piccolo 28 ottobre 2016 Gorizia


Gect e Comune puntano alla creazione di una Zona economica speciale
Se andrà in porto previste detassazioni per le imprese che vogliono investire
di Francesco Fain. 
L’acronimo è “Zese”. E si riferisce alla cosiddetta “Zona economica speciale europea”: una proposta che il sindaco Romoli ha fatto uscire dal cilindro durante la cerimonia ufficiale con il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Mai prima d’ora era stata delineata questa possibile via d’uscita per rendere appetibile agli investitori quella che è diventata una zona depressa. Sì, si era parlato di Zone franche urbane, di Aree a bassa fiscalità, di Labour Belt ma mai era stato prodotto uno studio organico e compiuto che consentisse al Gect (Gruppo europeo di cooperazione territoriale) di recitare il ruolo dell’attore protagonista. Oggi siamo in grado di proporlo in anteprima. L’elaborazione è della direttrice del Gect, Sandra Sodini. Agevolazioni di natura fiscale «Nessuno pensi alla benzina e alla sigarette - premette il sindaco Ettore Romoli -. La “Zese” non è la zona franca old style che si identificava appunto con i contingenti agevolati di carburante, con i “buoni” prima e con la tesserina magnetica poi. Ci riferiamo ad un nuovo tipo di Zona franca che ha come obiettivo arrivare alla detassazione delle imprese e dei capitali finanziari. Ho già sottoposto la proposta e lo studio attuativo all’ambasciatore d’Italia a Lubiana e spedirò, nei prossimi giorni, tutto il materiale direttamente al Ministro Padoan. Ho approfittato della visita del Presidente Mattarella per lanciare questa proposta che se troverà appoggio a livello romano potrà cambiare le sorti di quest’area». Ma entriamo nel dettaglio. «Solo a seguito dell’entrata della Slovenia nell’Unione europea - si legge nello studio - si è compreso quanto il confine avesse condizionato l’economia reale del territorio, essendo oggi testimoni, a 11 anni dalla sua caduta, di una desertificazione imprenditoriale senza precedenti e di un calo demografico che ha portato al taglio di servizi essenziali per i cittadini. Quale futuro per questo territorio? Questa la domanda che si sono dovuti porre gli amministratori delle tre città confinarie negli ultimi dieci anni per cercare di avviare nuovi modelli di sviluppo per risollevare un’economia basata principalmente su un confine che non sarebbe più tornato. Le condizioni del rilancio economico dell’area transfrontaliera traggono origine proprio dall’analisi dei trattati internazionali che ne hanno scandito la storia degli ultimi 70 anni (Ma guarda un po'! ndr.) ed è proprio l’Ue stessa che sembra aver provveduto a pensare, già nel 1998, al futuro di questo territorio attraverso un lungimirante passaggio contenuto nell’accordo di associazione con la Slovenia, ratificato in Italia con la legge 108 del 23 marzo 1998». Nessun rischio di infrazione europea Il titolo decimo dell’accordo, infatti, pone al riparo da ogni rischio di infrazione la previsione, in attuazione alle disposizioni contenute nell’accordo di Osimo in materia di cooperazione economica tra Slovenia ed Italia, di costituire delle “zone franche di frontiera” da istituire mediante accordi tra la Repubblica italiana e la Repubblica slovena. Questa previsione normativa venne accolta con grande favore dagli allora sindaci delle tre città di Gorizia, Nova Gorica e Šempeter-Vrtojba, tanto che venne firmato un accordo il 23 settembre 2000 tra le tre amministrazioni per promuovere con ogni azione possibile l’istituzione di una “Zona agevolata a cavallo di confine” nel territorio delle tre municipalità. «Tuttavia, nonostante l’importanza del dettato normativo comunitario e le dichiarazioni di intenti sottoscritte tra le tre città, il progetto di istituzione di una zona franca transfrontaliera non decollò, probabilmente per la mancanza degli strumenti giuridici adeguati e per l’evidente difficoltà di attuare un siffatto progetto tra uno stato membro dell’Unione europea ed uno stato non membro, seppure associato, come al tempo risultava la Slovenia - rammenta Sodini -. Oggi, le rafforzate prospettive di collaborazione tra i tre comuni, ma soprattutto il mutato contesto europeo che ha registrato enormi passi avanti mettendo a disposizione innovativi strumenti sia giuridici che programmatori per la costruzione di una Europa realmente senza confini, ci sprona a considerare la fattibilità dell’operazione per attuare non solo il rilancio economico dell’area con una sostenibilità nel lungo termine, ma anche la costituzione di un’azione pilota di successo per superare gli ostacoli determinati dai confini nazionali nelle aree transfrontaliere».


«Così si sfrutta il nostro potenziale»
Sodini (Gect) illustra il piano. Il sindaco Romoli: «Messi a tacere tutti i polemisti»

«Cosa resta della visita di Mattarella a Gorizia? Resta tantissimo. Perché le parole del Presidente sono il riconoscimento del lavoro che questa amministrazione ha fatto nel campo della collaborazione transfrontaliera. Sono stati messi a tacere tutti i polemisti di professione». Ettore Romoli si toglie i proverbiali sassolini dalle scarpe. E attacca 24 ore dopo la visita del Capo dello Stato alla città. «Tutti coloro che dicono che siamo all’anno zero, che bisogna celebrare i matrimoni sul confine, che non abbiamo fatto abbastanza con la Slovenia, sono serviti. Basta polemiche. Basta demagogica». La Zona economica speciale europea gestita dal Gect nell’area dei tre Comuni ricadenti nel territorio di Osimo, rimarca Sandra Sodini, «potrebbe rappresentare quello strumento all’avanguardia che permetterebbe all’Unione Europea di creare uno spazio per la prima volta realmente europeo, non soggetto ai confini nazionali, istituito per attrarre investimenti extra Ue in territorio europeo, sfruttando il potenziale geografico di un territorio centrale in Europa che ha già infrastrutture logistiche d’eccellenza, collegamenti autostradali, aeroportuali e portuali e che potrebbe giocare un ruolo di prim’ordine anche guardando al futuro allargamento dell’Ue all’area balcanica, vicina sia per ragioni geografiche che per la storia di relazioni internazionali che questo territorio ha sempre rappresentato. Le attività che possono essere autorizzate nella Zona economica speciale europea devono essere oggetto di un ulteriore approfondimento tecnico-giuridico che delinei la tipologia di agevolazioni doganali e fiscali da applicare». (fra.fa.)

1 commento:

  1. Che c'è di strano?
    L'annuncio viene subito dopo la conferma del commissario a presidente del porto, il sig. De Agostino. Cosa c'entra? Tanto, andiamo a vedere.
    Con la conferma a presidente, il porto di Trieste viene allargato a Monfalcone e Porto Nogaro e con lui anche i punti franchi che "avanzano" dalla sdemanializzazione del punto franco nord (circa 500.000 mq).
    L'articolo non cita de direttive europee de pieno utilizzo delle zone franche, come quella d'obbligo attorno ad un porto Franco, da qui la sicurezza della risposta positiva dell'Europa.
    Resta però l'incognita dei tempi di realizzazione dell cosiddetta "zona franca a regime speciale" che appartiene di diritto al territorio di Trieste.
    È mia opinione personale che la casta rallenti del tutto il territorio di Trieste per favorire lo sviluppo sulle terre dove ha il 100% della sovranità, una volta colmata questa necessità, forse si penserà a Trieste.
    Solo per curiosità, andate a vedere a quanto e a come distribuiscono la "neo" zona franca di Prosecco (divisa in solo due tronconi, uno da,50.00 mq, l'atro più piccolo di circa 10.000 mq,la spesa di restauro a carico del locatario stimata per il lotto più piccolo in 500.000€ e con l'affitto, non è demanio, di 7/10€ al mq mensili). Scommettiamo che per i stessi prezzi, a Monfalcone o Porto Nogaro, si potrà usufruire di capannoni nuovi di zecca e magari con qualche "agevolazione" statali o regionale?
    A voi la sentenza....
    Paolo

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