RESTITUIRE TRIESTE AL FUTURO -

AUTONOMI DALL' ITALIA MA CONNESSI CON IL MONDO - RESTITUIRE TRIESTE ALLA MITTELEUROPA - RESTITUIRE TRIESTE AL SUO FUTURO: CENTRALE IN EUROPA INVECE CHE PERIFERICA IN ITALIA -

sabato 26 marzo 2016

TERRORISMO E RIGASSIFICATORE A TRIESTE

#Terrorismo #Rigassificatore #Trieste #Bruxelles
I TERRORISTI JIHADISTI ORGANIZZANO ATTENTATI AD IMPIANTI STRATEGICI PERICOLOSISSIMI: C' E' ANCORA QUALCUNO, OLTRE A DIPIAZZA, CHE VUOLE IL RIGASSIFICATORE A TRIESTE?
Un rigassificatore si trasforma facilmente in una "bomba termobarica" di inusitata potenza.
Ricordiamoci che nel 1972 l' Oleodotto SIOT è stato attaccato con effetti devastanti da un commando di terroristi arabi di "Settembre Nero", perchè strategico per i rifornimenti al Centro Europa.
E che il rigassificatore lo vogliono costruire nelle immediate vicinanze, e che la pratica di approvazione è ancora in corso al Ministero dello Sviluppo Economico dopo la folle approvazione di quello dell' Ambiente.

Da leggere anche questo link sotto:
TERRORISMO NUCLEARE - I GOVERNI INSABBIANO IL VERO RISCHIO DEL TERRORISMO: GLI ATTACCHI ALLE CENTRALI ATOMICHE - MISTERO IN BELGIO: UCCISA LA GUARDIA DI UNA CENTRALE, RUBATO IL BADGE - I REATTORI ERANO L'OBIETTIVO PRIMARIO DEI KAMIKAZE EL BAKRAOUI - L'INCHIESTA DI ''LIBÉRATION'': SABOTAGGI, PEDINAMENTI, FALLE NELLA SICUREZZA DEI SITI NUCLEARI
http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/terrorismo-nucleare-governi-insabbiano-vero-rischio-terrorismo-121438.htm

ITALIA MANICOMIO BUROCRATICO

#DeliriBurocratici #PortoFrancoInternazionaleTrieste
Che essere sottomesso all' Italia faccia male alla salute del porto è un fatto noto.
Ma nemmeno il più intransigente indipendentista poteva immaginare che l' Italia arrivasse al punto di paralizzarlo pretendendo di applicare al traffico container un Regio Decreto del 1902 sulla pesatura.
Sono semplicemente pazzi e autolesionisti e con i pazzi si perde solo tempo a cercare di ragionare.
Oggi l' autorevole Corriere della Sera, riprende una notizia dell' autorevole Sole24Ore, secondo la quale il Ministero degli Affari Inutili e del Tempo Perso di Roma avrebbe deciso di imporre ad ogni imbarco la pesatura di ogni singolo container con PESA A RASO, cioè le vecchie pese a terra, con una tolleranza di soli 20 kg su un ventina di tonnellate minimo ( lo 0.071% di tolleranza: neanche in farmacia .... ).
Sarebbe esclusa la pesatura elettronica con la stessa gru.
Questo equivale alla paralisi  e a costi aggiuntivi enormi per i porti italiani (di cui ci importa poco) e anche del Porto Franco Internazionale di Trieste, di cui ci importa invece molto.
A tanto non arrivano nemmeno i funzionari della UE di Bruxelles che emanano le direttive sulla curvatura delle banane e la grandezza dei cetrioli.
La cosa è certamente vera e grave se si è messo a scrivere quel Gian Antonio Stella conosciuto per aver inventato il termine "CASTA" riferito alla politica italiana.
Da leggere l' articolo che trovate su questo link:
http://www.corriere.it/cronache/16_marzo_26/container-fuorilegge-se-pesa-0071percento-piu-4a74e9c8-f2cd-11e5-a7eb-750094ab5a08.shtml
Come diceva Asterix: SPQR Sono Pazzi Questi Romani !




DIPIAZZA INSISTE AD ALLEARSI COI NEMICI DI TRIESTE

#Dipiazzate #Trieste #PortoFrancoInternazionale
DIPIAZZA INSISTE AD ALLEARSI COI NEMICI DI TRIESTE e si arrampica sugli specchi per sostenere un alleanza col sindaco di Venezia Brugnaro, acceso sostenitore del Porto Off-Shore di Venezia.
Arriva a proporre un accordo spartitorio fra i porti di Trieste e Venezia, così come aveva proposto di fare di Trieste il Terminal Passeggeri per i croceristi da trasferire direttamente a Venezia (a spendere li i loro soldi):
Non ha idea di quello che dice e infila una castroneria dietro l’ altra.
E pensare che si era autocandidato anche a Presidente dell’ Autorità Portuale di Trieste: pericolo scampato e  candela a S. Giusto per grazia ricevuta…
Vedi anche il nostro Blog: http://rinascitats.blogspot.it/2016/03/il-sogno-di-dipiazza.html
IL TESTO Piccolo 26/3
“Sul medesimo tema, interviene anche l’ex primo cittadino e candidato sindaco del centrodestra, Roberto Dipiazza. Duello elettorale in salsa triestina con vista su Venezia, insomma. «Continuare a ragionare per campanili relativamente al sistema portuale dell’Alto Adriatico potrà portare dei benefici solo nel breve periodo a un territorio piuttosto che a un altro, ma non rappresenta la strategia di crescita per il Nordest del Paese, quindi per tutta l’Italia, che invece richiederebbe la realizzazione di un SISTEMA PORTUALE INTEGRATO VENEZIA TRIESTE, per essere realmente competitivi con i porti di Amburgo e Rotterdam», afferma Dipiazza. «Non entro nel merito della decisione del Consiglio dei Lavori pubblici - aggiunge - che si basa su un progetto preliminare e non sul lavoro che sta portando avanti l’Autorità portuale di Venezia, ma mi soffermo su un ragionamento politico e di buon senso. Registro che l’Authority di Venezia sta portando avanti un progetto che non convince governo e Pd per quanto riguarda la sostenibilità economica e l’impatto ambientale, mentre la logica mi porta all’evidenza che dove non può arrivare Venezia, può riuscire Trieste che con i suoi profondi fondali non avrebbe alcun problema a far ormeggiare direttamente in porto le più grandi portacontainer al mondo, come già avvenuto e senza la necessità della spoletta dei feeder. Non si tratta di difendere Venezia o Trieste sulla base di un Teu in più o in meno, ma di realizzare una complessiva strategia di crescita per diventare la porta principale di tutti i traffici nell’Alto Adriatico. In questo quadro - chiude Dipiazza - visto che l’Autorità di Venezia deve ancora pubblicare il bando di gara per la progettazione definitiva, sarebbe un’opportunità strategica aprire un tavolo di lavoro tra le Autorità portuali e i Comuni di Trieste e Venezia».
PERCHE’ NON VA A DIRE A D’ AGOSTINO CHE DEVE APRIRE UN TAVOLO CON COSTA ?

E LA ZONA FRANCA DI OSIMO CHE FINE HA FATTO?


#ZonaFrancaTerritoriale #Trieste
Il Trattato di Osimo è stato ratificato dal Parlamento italiano anche nella sua parte economica (art.9) che riguarda una Zona Franca Transfrontaliera che si prevedeva avrebbe creato circa 70.000 posti di lavoro.
Allora c’era chi paventava che sarebbero stati tutti provenienti dal sud della Jugoslavia…     Nel frattempo:

La Jugoslavia non c’è più, anzi c’è stata una guerra sanguinosa con grossi strascichi perduranti.
La Slovenia è diventata un paese della UE.
Trieste ha 70.000 abitanti di meno e 10.000 disoccupati in più ed il Fisco italiano ha il primato mondiale di rapacità.
Le Zone Franche ora sono in Serbia (ben sette), dove ha investito pure la Fiat, e nei Balcani
Le invasioni arrivano dal sud del mondo e sono gli stati ex-jugoslavi a bloccarle con il filo spinato.
E a Trieste c'è da anni un quartiere chiamato "Balkantown" di immigrati impiegati soprattutto nel settore edile.
Inoltre sul Carso ci sono l' Autoporto di Fernetti e gli svincoli autostradali , e il Punto Franco Nord è stato spezzettato e messo a Fernetti, a Prosecco e nella zona industriale delle Noghere.
NESSUNO dei pericoli paventati allora per la "Zona Franca a Cavallo" si è realizzato, tuttavia, per quanto ancora attuabile, nessuno ne parla più,  così come avviene per l’ “Idrovia Trieste Danubio” prevista da Osimo,in considerazione del fatto innegabile che Trieste è nata ed è tuttora parte del bacino economico e geopolitico danubiano ( Il porto lavora all' 85% estero su estero con queste aree).
La UE, allora CEE, non si è mai opposta all' Accordo Economico cui fa riferimento l' art.9 del trattato di Osimo e alla Zona Franca.
Una Zona Franca a Trieste ora farebbe comodo, magari localizzata in modo da non creare problemi ambientali.
La cosa divertente, spulciando le carte di 45 anni fa, è che i nazionalisti allora fieri oppositori di Osimo ora dichiarano che invece Osimo è valido perchè stabilirebbe la piena sovranità italiana su Trieste: allora sostenevano il contrario: che invece Trieste era solo un TERRITORIO IN AMINISTRAZIONE CIVILE, status che non poteva essere modificato da un trattato bilaterale come Osimo (vedi sotto)... è la stessa tesi degli indipendentisti odierni !
Tuttavia la parte economica del trattato di Osimo, che non comporta variazioni di sovranità, è legge dello Stato Italiano (legge n. 73 del 14 marzo 1977) ma solo della ZONA FRANCA a Trieste non si parla: perché ?
Perché parlare di ZONA FRANCA a Trieste è diventata una bestemmia?
Perché di Osimo interessa solo la parte,controversa, della sovranità italiana?
Qui il testo della Lega Nazionale del 1976 a firma di Lino Sardos Albertini (fa piacere vedere acerrimi nemici che condividono le tue tesi...):
Pag. 11:“IL TRATTATO DI OSIMO COSTITUISCE UNA MANIFESTA VIOLAZIONE DEL TRATTATO DI PACE FIRMATO DALL'ITALIA E DALLE 21 POTENZE BELLIGERANTI e garantito, per ciò che riguarda le frontiere in questione, dal Consiglio di Sicurezza dell'ONU ai sensi dell'art. 21, N°1 del Trattato stesso.
Tale Trattato infatti aveva stabilito in maniera inequivocabile e chiarissima, all'art. 22, la posizione della frontiera jugoslava in Istria al limite meridionale della Zona B lungo il fiume Quieto. Il Memorandum di Londra del 1954, stipulato solamente dalle potenze che occupavano militarmente le Zone A e B destinate a far parte del Territorio Libero di Trieste, oltre all'Italia quale titolare della relativa sovranità, si è limitato, come è noto, a stabilire norme riguardanti l’AMMINISTRAZIONE CIVILE delle due Zone da parte dell'Italia e della Jugoslavia, con criteri unitari previsti dal relativo Statuto speciale unico per le due Zone. Tale Memorandum non prevede, com'è noto, nessuna modifica di carattere territoriale, né del resto avrebbe potuto prevederla, sia per la sua forma giuridica che per i soggetti contraenti. Per tali ragioni non è stato mai sottoposto a ratifica al Parlamento italiano” -------
Pag. 13 “Il fatto essenziale era però che TALI ACCORDI DEFINITI "DI CARATTERE PRATICO", RIGUARDAVANO SOLO L'AMMINISTRAZIONE DELLE DUE ZONE già destinate a far parte del Territorio Libero di Trieste e non questioni di cessione territoriale a cui non veniva fatto il benché minimo cenno. Tanto che per la forma è stato adottato quella non di un trattato, ma di un semplice "Memorandum" non soggetto a ratifica del Parlamento e la firma è avvenuta con la partecipazione dei 22 firmatari del Trattato di Pace, ma dei soli stati che amministravano militarmente le due Zone (Anglo-Americana e la Zona A e jugoslava la Zona B) con l'Italia titolare della relativa sovranità.” (pag.13)
Link Lega Nazionale:

http://www.leganazionale.it/index.php?option=com_content&view=article&catid=130%3Adocumenti-e-approfondimenti&id=968%3Agli-accordi-di-osimo-nella-realta-e-nel-diritto-un-trattato-da-non-ratificare&Itemid=182&limitstart=10

venerdì 25 marzo 2016

ZONA FRANCA TERRITORIALE: LIVIGNO PROSPERA, A TRIESTE CHIUDONO PURE I DISTRIBUTORI


#ZonaFrancaTerritoriale #Trieste
Ecco una differenza tra chi ha la Zona Franca Extradoganale (Livigno dal 1910) e Trieste che invece ha i Punti Franchi extradoganali (extra UE) ora disseminati sul territorio.
Li la gente ci va a comperare di tutto e a farci le vacanze, qui chiudono anche i distributori.
E questo post riguarda non solo i carburanti, ma tutti i prodotti e i servizi perchè a Livigno costano mediamente il 30% in meno per  l' esenzione da IVA, accise, Tasse Doganali  e territoriali.
Solo riguardo i carburanti: benzina € 0,872 , gasolio 0,712 al 19 marzo 2016 mentre il prezzo medio in Italia era  benzina 1,416 euro al litro, e  gasolio 1,243.


Potrebbe interessarti:http://www.today.it/economia/aumento-prezzo-benzina.html
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 E pensare che basterebbe unificare la decina di Punti Franchi ora disseminati sul territorio di Trieste per ottenere un ' unica Zona Franca extradoganale: basta un decreto del Commissario del Governo (Prefetto).

mercoledì 23 marzo 2016

SIAMO TUTTI MONA, NON TUTTI BELGI !


#Bruxelles #Terrorismo
SIAMO TUTTI CHARLIE ! SIAMO TUTTI PARIGINI ! SIAMO TUTTI BELGI !
In realtà SIAMO TUTTI MONA se pensiamo di risolvere il problema con slogan, pupazzetti piangenti, bandiere, candele, esecrazioni, solenni moniti, fiaccolate, slogan e cordoglio.
Retorica che può andar bene per la prima volta...Siamo tutti addolorati e solidali con le vittime MA NON BASTA.
Affrontare il problema vuol dire:
Reprimere duramente la formazione di gruppi di integralisti islamici che poi finiscono per usufruire di solidarietà come quella ottenuta nel quartiere di Moleenbeck a Bruxelles: un fenomeno analogo alla solidarietà e omertà che ottiene la criminalità organizzata in numerosi quartieri e località del Sud Italiano. Niente di nuovo sotto il sole !
Intelligence e forze di polizia rafforzate, addestrate e coordinate.
Coinvolgere le comunità islamiche residenti agevolando gli Imam moderati e le riunioni di preghiera alla luce del sole in luoghi controllati e mettendo in galera gli estremisti.
Controllare chi viene e chi va sul territorio.
Avere una politica estera intelligente e lungimirante che non crei i disastri fatti in Libia, Siria e altrove dove invece di esportare democrazia è stato creato il caos, e che paghiamo con una immigrazione incontrollata.
LA LISTA SAREBBE LUNGA e noi non siamo esperti tuttavia, nel nostro piccolissimo e per dare un contributo concreto, segnaliamo che è inutile frignare se continuano da due anni ad essere disponibili in rete pubblicazioni come la rivista INSPIRE di Al Qaeda che insegna a costruire bombe potentissime in casa con la rubrica "Come costruire bombe sul tavolo della cucina di mamma".
E insegna anche come e quando piazzarle per fare più morti possibile, anche con tecnica kamikaze.
Questi insegnamenti "pratici" insieme alla teoria ideologico-religiosa della Jihad e del Martirio sono a disposizione di qualsiasi banda di ragazzi esaltati, speranzosi di trovare 70 vergini in paradiso, oppure di criminali e sociopatici.
C' è da meravigliarsi se qualcuno, in un quartiere dove sono stati  lasciati liberamente crescere gruppi integralisti islamici, poi confeziona bombe in casa con acetone e acqua ossigenata (come pare fossero quelle di Bruxelles), fiammiferi o bombole di gas?
L' abilità di questo terrorismo è di riuscire a fanatizzare e poi attivare cellule che poi agiscono per conto loro. Una decina di persone, anche "dilettanti", può fare danni tremendi come si vede con quella che ha agito a Parigi e Bruxelles.
Possibile che NON si riesca ad oscurare un sito come questo qui sotto disponibile, in buon inglese, a chiunque ?  Vedere per credere (il manuale del terrorista comincia a pag.62):
LINK RIVISTA AL QAEDA
https://azelin.files.wordpress.com/2014/04/inspire-magazine-issue-12.pdf

P.S. alle ore  19.30 del 23/3 è perfettamente consultabile

"SI PER TRIESTE" ATTACCA LA FARSA DELL' AIA PER LA FERRIERA - MOZIONE URGENTE IN CONSIGLIO: adesso vediamo come si schierano tutti.

#Ferriera #Trieste
Una "strana" alleanza sta producendo i primi frutti concreti.
L' articolo parla di "trana coppia" perchè vede agire insieme, in modo non ideologico, sia Marino Sossi proveniente da SEL e ora all' opposizione che l' on. Aris Prodani, che è stato accusato addirittura di "anticomunismo" e che si è distinto anche per numerosi apprezzati interventi sullo stato giuridico di Trieste (famoso quello sull' inesistenza giuridica della Provincia con l' imbarazzata e inconcludente risposta di Alfano).
Un esperimento da osservare con attenzione perchè promuove l' unificazione dei cittadini di buona volontà nell' interesse della città.
Intanto con la MOZIONE URGENTE presentata in consiglio comunale si potrà vedere come si schierano tutti concretamente sulla ferriera e non solo nelle passerelle elettorali di candidati.

martedì 22 marzo 2016

#OrgogliosamenteTriestiniEuropei /2 - IL MANIFESTO DI DiEM25, IL MOVIMENTO TRANSNAZIONALE EUROPEO DI VARUFAKIS CHE VIENE PRESENTATO IL 23


Continuiamo la nostra riflessione su Trieste ed Europa segnalando la presentazione domani a Roma del movimento transnazionale europeo DiEM25 dell' ex-ministro greco Yanis VARUFAKIS.

insieme a Varoufakis, all’evento del 23 marzo, ci saranno anche, in collegamento video personalità come Bernie Sanders, Julian Assange, Saskia Sassen, Cecilia Strada, ma tra le 17mila persone che hanno posto la loro firma in calce al manifesto di Diem25, che pubblichiamo sotto, hanno aderito anche il filosofo Noam Chomsky, il regista Ken Loach e il musicista Brian Eno.
In questi giorni assistiamo alla crisi dell' Europa della finanza ma stiamo anche valorizzando le profonde radici europee e internazionali della nostra città e del nostro indipendentismo.

UN MANIFESTO PER DEMOCRATIZZARE L’EUROPA. E' il titolo dell'iniziativa Diem25. Qui il testo integrale (traduzione nostra dall' inglese)

Tra tutte le loro preoccupazioni di competizione globale, immigrazione, terrorismo, solo una questione terrorizza i poteri europei: la democrazia!
Parlano in nome della democrazia, ma solo per negarla, esorcizzarla e sopprimerla nei fatti: cercano di cooptare, aggirare, corrompere, mistificare, usurpare e manipolare la democrazia per spezzare la sua energia e bloccare le sue potenzialità. Perchè il controllo dei popoli d'Europa, governo del popolo (demos), è l'incubo comune :
• della burocrazia di Bruxelles ( e i dei suoi oltre 10.000 lobbisti);
• della la squadra d’attacco dei suoi ispettorati e della Troika formata insieme a tecnocrati non eletti da altre istituzioni internazionali ed europee;
• dello strapotere dell’ Eurogruppo che non ha una base d’appoggio, né in una legge né in un trattato;
• dei banchieri salvati, dei funzionari che gestiscono fondi, delle oligarchie, che reiterano il loro disprezzo verso le moltitudini e le loro espressioni organizzate;
• dei partiti politici che si appellano al liberalismo, alla democrazia e alla libertà e alla solidarietà per tradire poi i loro principi fondamentali una volta che sono al governo;
• dei governi che fomentano una crudele inuguaglianza implementando misure di fallimentare austerità;
• dei magnati dei media che hanno trasformato la promozione della paura in una forma d’arte e in una straordinaria fonte di potere e profitto.
• delle multinazionali in combutta con agenzie di sicurezza pubbliche che investono nella stessa paura per promuovere la segretezza e una cultura del controllo che lega l’opinione pubblica alle loro volontà.
L’Unione Europea è stata una realizzazione eccezionale, che può tenere insieme pacificamente popolazioni europee che parlano lingue diverse, impregnate di culture differenti, e ciò dimostra quanto sia possibile creare un contesto condiviso di diritti umani attraverso un continente che fino a non molto tempo fa era terreno di sciovinismo assassino, razzismo e barbarie. L’Unione Europea sarebbe potuta essere il proverbiale Faro sulla Collina, dimostrando al resto del mondo come la pace e la solidarietà possono essere sottratte alla morsa di secoli di conflitto e di settarismo.
Al contrario, oggi un unico apparato burocratico e una moneta unica dividono le popolazioni europee che cominciavano a unirsi nonostante le loro diverse lingue e culture. Una confederazione di miopi politicanti, funzionari economicamente ottusi e finanziariamente incompetenti, sottomessi come schiavi agli editti delle holding finanziarie e industriali, stanno alienando gli europei e aprendo la strada a una pericolosa reazione antieuropea. L’orgoglio dei popoli si è trasformato in una implosione. Nazionalismo, estremismo e razzismo si stanno risvegliando.
Al centro della nostra EU in via di disintegrazione risiede una voluta mistificazione: un processo decisionale altamente politicizzato, calato dall’alto, non trasparente viene presentato come “apolitico, tecnico, procedurale e neutrale”. Il suo scopo è prevenire l’esercizio del controllo democratico degli europei sulla loro moneta, sulla loro finanza, sulle loro condizioni di lavoro e sull’ambiente. Il prezzo di questo inganno non è meramente la fine della democrazia, ma anche l’inveramento di politiche economiche miserabili:
• le economie dell’ Eurozona stanno andando velocemente verso il precipizio della austerità competitiva, trasformandosi in recessione permanente nei paesi più deboli e in bassi investimenti nei paesi chiave;
• gli stati membri dell’ EU fuori dall’eurozona sono alienati, alla ricerca di ispirazione e partners in aree malsane dove molto probabilmente troveranno piani poco trasparenti e coercitivi di libero commercio che minano la loro sovranità. Una ineguaglianza senza precedenti, che fa tramontare la speranza e fiorire la misantropia in tutta Europa.
Le due opzioni che dominano sono:
• ritirarsi nel guscio dei nostri stati – nazione;
• arrendersi alla zona franca di democrazia di Bruxelles;
Ci dev’essere un’altra possibilità. E c’è!
E’ quell’Europa ufficiale che resiste con ogni mezzo alla sua formazione autoritaria.
Un’ impeto di democrazia!
Il nostro movimento, DiEM25, intende raccogliere e dare seguito proprio a quest’impeto.
Una semplice, radicale idea sta alla base delle forze che sono dietro DiEM25:
Democratizzare l’ Europa! O l'Europa sarà democratizzata o si disintegrerà.
Il nostro è un obbiettivo realistico, comunque non più utopistico della iniziale costruzione dell’Unione europea, e sicuramente meno utopistico del tentativo di tenere in piedi l’attuale Unione europea antidemocratica e in disgregazione.
Il nostro obbiettivo di democratizzare l’Europa è terribilmente urgente, senza un avvio rapido e incalzante potrebbe essere impossibile sottrarsi alla resistenza istituzionalizzata in tempo utile, prima che l’Europa oltrepassi il punto di non ritorno. Ci proponiamo il tempo di un decennio, fino al 2025.
Se non riusciamo a democratizzare l'Europa entro, al massimo, un decennio; se i poteri autocratici in Europa riescono a soffocare la democratizzazione , allora l’Europa, si sgretolerà sotto la sua arroganza, si frammenterà e la sua caduta causerà indicibili sofferenze dovunque, non solo in Europa.

Perché l’Europa sta perdendo la sua integrità e la sua anima?
Nei decenni successivi alla seconda guerra mondiale durante i quali l’Ue fu inizialmente costruita, le culture nazionali si rivitalizzavano in uno spirito di internazionalismo, i confini scomparivano, c’era un benessere condiviso e crescevano gli standard per l’unificazione dell’Europa. Ma l’uovo del serpente era nel cuore del processo integrazione. Da un punto di vista economico l’Ue iniziò a esistere come cartello dell’industria pesante ( cooptando successivamente gli agricoltori), determinato a fissare i prezzi e a redistribuire i profitti dell’oligopolio attraverso la burocrazia di Bruxelles. Il cartello emergente, e i suoi amministratori di base a Bruxelles, temevano le proteste popolari ed aborrivano l’idea di governo emanato dal popolo.
Pazientemente e metodicamente fu messo in atto un processo di depoliticizzazione dell’elaborazione delle decisioni, con il risultato di mettere fuori gioco tutte le manifestazioni di opposizione, ammantando tutta la politica decisionale con un pervasivo fatalismo pseudo-tecnocratico. Le politiche nazionali furono premiate per la loro acquiescenza alla trasformazione della Commissione, del Consiglio, dell’ Ecofin, dell’ Eurogruppo e della BCE, in politiche di creazione di “zona franca”. Chiunque si opponeva a questo processo di depoliticizzazione era bollato come “anti-europeo” e trattato come una nota stonata.
Così nasceva la mistificazione nel cuore dell’UE, dando il consenso a un impegno istituzionale verso politiche che generano depressione economica ed evitabili austerità. Nel frattempo, i semplici principi di un’Europa più affidabile una volta indiscussi, sono ora stati abbandonati:
• Le regole dovrebbero esistere per essere utili agli europei, non al contrario.
• Le monete correnti dovrebbero essere strumenti, non un fine a sé.
• Un mercato unico è compatibile con la democrazia solo se assume la difesa comune degli europei più deboli e del territorio, che sono stati democraticamente scelti e costruiti;
• La democrazia non può essere un lusso a disposizione dei creditori che viene invece negata ai debitori;
• La democrazia è essenziale per limitare il peggio del capitalismo, le direttive auto-distruttive e aprire una strada per una nuova visione di armonia sociale e sviluppo sostenibile;
In risposta all’inevitabile fallimento dell’economia sociale europea cartellizzata che ha causato, dopo il 2008, la Grande Recessione, le istituzioni dell’UE responsabili di questo fallimento stanno dando vita a una crescita esponenziale dell’autoritarismo. Quanto più cercano di asfissiare la democrazia, tanto meno legittima diventa la loro autorità politica, più forti sono le forze della recessione economica, e maggiore è la loro necessità di ulteriore autoritarismo. Così i nemici della democrazia ritrovano un rinnovato potere mentre perdono legittimità e confinano la speranza e la prosperità in una spazio ristretto (gli unici che ne possono godere dietro cancelli e recinti hanno bisogno di proteggersi con degli scudi dal resto della società).

Questo è l’invisibile processo attraverso cui la crisi europea sta mettendo i nostri popoli l’uno contro l’altro, amplificando uno sciovinismo e una xenofobia pre - esistenti. La privatizzazione dell’ansietà, la paura dell’altro, la nazionalizzazione dell’ambizione, e la ri-nazionalizzazione della politica minacciano una velenosa disintegrazione degli interessi comuni da cui l’Europa può solo trarne sofferenza. La reazione scandalosa dell’Europa alla sua crisi del debito e delle banche, alla crisi dei rifugiati, al bisogno di una coerente politica estera, per l’immigrazione e l’antiterrorismo sono tutti esempi di ciò che succede quando la solidarietà perde il suo significato:
• La perdita dell’integrità dell’Europa causata dal crash della primavera di Atene e dalla conseguente imposizione di un programma di riforme economiche destinate a fallire.
• L’ assunzione della clausola che ogni volta anche il bilancio di uno stato deve essere sostenuto o una banca dev’essere salvata, le società più deboli devono pagare per causa dei più ricchi rentier.
• La costante spinta a mercificare il lavoro e a espellere la democrazia dai posti di lavoro.
• Lo scandaloso atteggiamento della maggior parte degli stati membri di fronte all’approdo dei rifugiati sulle coste europee, mostra come un frammentato modello di governance europeo porta al declino dei principi etici e alla paralisi politica, mentre evidenzia che la xenofobia verso i non europei è una conseguenza della caduta della solidarietà tra gli europei.
• La ridicola frase “noi avremo finito... quando metteremo insieme tre parole: europeo, estero e politica”.
• La facilità con cui i governi europei decidono dopo gli spaventosi attacchi di Parigi che la soluzione risiede nel riedificare i confini, quando la maggior parte dei partecipanti all’attacco erano cittadini europei, tutto questo è ancora un altro segno del panico morale che ingolfa una Unione Europea incapace di unire gli europei per forgiare risposte comuni a problemi comuni.
Che fare? Il nostro orizzonte.
Realismo vuole che bisogna lavorare per realizzare obbiettivi dentro il contesto di un realistico arco di tempo. Questa è la ragione per cui DiEM 25 punterà a 4 momenti di svolta a intervalli regolari per portare l’Europa e una piena ed efficace democratizzazione entro il 2025.
Ora, oggi, gli europei stanno avvertendo il crollo delle istituzioni europee dovunque. Da Helsinky a Lisbona, da Dublino a Creta, da Lipsia ad Aberdeen. Gli europei avvertono che bisognerà fare una scelta molto presto. La scelta tra un’autentica democrazia e un’insidiosa disintegrazione. Dobbiamo impegnarci verso l’unificazione per assicurare che l’Europa faccia la scelta ovvia: autentica democrazia!
Quando ci viene chiesto che cosa vogliamo e quando lo vogliamo, questa è la nostra risposta:
IMMEDIATAMENTE : piena trasparenza nel processo decisionale.
• Gli incontri del Il consiglio dell’UE, Ecofin, FTT e dell’ Eurogruppo devono essere trasmessi in diretta.
• I verbali degli incontri del consiglio che governa la Banca Centrale Europea devono essere pubblicati a poche settimane successive dalla data degli incontri stessi.
• Tutti i documenti pertinenti ai negoziati importanti ( per esempio il trattato TTIP, il ‘salvataggio’ dei prestiti, lo status della Gran Bretagna) che riguardano ogni aspetto del futuro dei cittadini europei devono essere scaricabili sul web.
• Istituzione di un registro obbligatorio per i lobbisti che includa i nomi dei loro clienti, la loro remunerazione, e un indice degli incontri con i funzionari (sia eletti che non eletti).
Nell’arco di 12 mesi : gestione della crisi economica attuale utilizzando le istituzioni che esistono all’interno dei trattati EU:
La crisi attuale Europea si è rivelata contemporaneamente attraverso 5 realtà:
• Debito Pubblico
• Gestione delle banche
• Investimenti inadeguati
• Migrazione
• Povertà in crescita
Tutte e cinque le questioni sono attualmente lasciate nelle mani di governi nazionali privi di potere per agire rispetto ad essi. DiEM 25 presenterà proposte politiche dettagliate per tutte e cinque le questioni limitando contestualmente il potere discrezionale di Bruxelles e ritornando al potere dei Parlamenti nazionali, dei consigli regionali, alle assemblee cittadine e le comunità. Le proposte politiche saranno finalizzate alla riattivazione delle istituzioni esistenti ( attraverso una re-interpretazione creativa dei trattati e dei protocolli esistenti) allo scopo di stabilizzare la crisi del debito pubblico, della gestione delle banche, degli investimenti inadeguati e della povertà crescente.
ENTRO DUE ANNI: Assemblea Costituente
Il popolo d’Europa ha i diritto di considerare il futuro dell’unione e il dovere di trasformare l’Europa ( entro il 2025) in una democrazia pienamente efficace con un Parlamento sovrano che rispetta l’autodeterminazione nazionale condividendo il potere con i Parlamenti nazionali, le assemblee regionali e i consigli municipali. Per fare questo, dev’essere convocata un’Assemblea dei loro rappresentanti. DiEM 25 promuoverà un’Assemblea Costituente formata dai rappresentanti eletti in una lista trans-nazionale. Oggi, quando le università fanno richiesta a Bruxelles di fondi devono formare partenariati internazionali. Ugualmente le elezioni dell’Assemblea Costituente dovrebbe richiedere liste caratterizzate da candidati di una maggioranza dei paesi europei. L’Assemblea Costituente che ne deriverà avrà il potere di decidere sulla implementazione delle decisioni della futura costituzione democratica che sostituirà tutti i trattati europei esistenti entro un decennio.
Entro il 2025: Attivazione delle decisioni dell’Assemblea Costituente.
Chi porterà avanti il cambiamento?
Noi, popoli d’Europa, abbiamo il dovere di riprendere i controllo sulla nostra Europa sottraendolo ai tecnocrati privi di controllo, politici collusi e istituzioni blindate
Noi che veniamo da ogni parte del continente e siamo uniti attraverso differenti culture, lingue, dialetti, partiti politici di appartenenza, ideologie, colore della pelle, identità di genere fede e concezioni di società.
Noi che stiamo formando DiEM25 con l’intento di passare da un’Europa “dei governi e dei tecnocrati”, a un’Europa dei popoli .
I nostri quattro principi :
• Nessun popolo europeo può essere libero fino a quando un’altra democrazia viene violata.
• Nessun popolo europeo può vivere in dignità fino a quando essa è negata ad altri
• Nessun popolo europeo può sperare di avere prosperità se un altro è spinto in una situazione di insolvenza e depressione permanente.
• Nessun popolo europeo può crescere senza beni basilari per i suoi cittadini più deboli, senza sviluppo umano, senza equilibrio ecologico e senza la determinazione a liberarci dal bisogno del petrolio in un mondo che cambia i suoi stili di vita – non il clima del pianeta.
Noi ci uniamo in nome di una straordinaria tradizione di gente d’Europa che ha lottato per secoli contro l’idea che la democrazia sia un lusso e che il debole deve soffrire per destino.
Con i nostri cuori, le nostre menti e la nostra volontà dedicate a questi impegni, e determinati a marcare una differenza, dichiariamo
IL NOSTRO IMPEGNO
Facciamo appello alla nostra gente d’Europa a unirsi a noi per creare un movimento che si chiama DiEM 25.
• per lottare insieme contro l’establishment europeo profondamente sprezzante nei confronti della democrazia, per democratizzare l’Europa;
• per porre fine alla riduzione di tutte le relazioni politiche in relazioni di potere mascherandole come mera decisione tecnica;
• per subordinare la burocrazia dell’UE alla volontà dei popoli sovrani d’Europa;
• per smantellare la consolidata dominazione del potere delle multinazionali sulla volontà dei cittadini;
• per ri -politicizzare le regole che governano il nostro mercato unico e la moneta comune;
Consideriamo che il modello del partito nazionale che forma caduche alleanze al livello del parlamento europeo è obsoleto. Se la lotta per la democrazia dal basso (a livello locale, regionale e nazionale) è necessaria, essa è insufficiente se è condotta senza una strategia internazionale verso una coalizione pan-europea per democratizzare l’Europa. I democratici europei devono in primo luogo coalizzarsi , elaborare un’agenda comune, e poi trovare la strada per connettersi con le comunità locali e a livello regionale e nazionale.
Il nostro scopo complessivo di democratizzare l’UE è connesso all’ambizione di promuovere l’autogoverno ( economico, politico e sociale) a livello locale, municipale, regionale e nazionale; aprire i corridoi del potere al pubblico; coinvolgere movimenti sociali e civili; emancipare tutti i livelli di governo dalla burocrazia e dal potere delle multinazionali.
Siamo ispirati da un’Europa della Ragione, della Libertà, della Tolleranza e dell’Immaginazione resa possibile da una trasparenza ampia , da una reale solidarietà e un’autentica democrazia.
Aspiriamo a:
• un’ Europa democratica in cui tutte le autorità politiche derivino dalla sovranità dei popoli europei
• un’Europa trasparente dove i processi decisionali avvengano sotto scrutinio dei cittadini;
• un’Europa unita i cui cittadini siano in condivisione con il resto delle nazioni tanto quanto al loro in treno.
• un’Europa realistica che si ponga il compito radicale ma realizzabile.
• un’Europa decentralizzata che usi il potere centrale per massimizzare la democrazia nei luoghi di lavoro, nei paesi nelle città, nelle regioni e negli stati.
• un’Europa pluralista di regioni, etnie, confessioni, nazioni, linguaggi e culture
• un’Europa che celebri le differenze e ponga fine alle discriminazioni basate sul genere, sul colore della pelle, sulle classi sociali orientamento sessuale.
• un’Europa colta, che valorizzi la diversità culturale dei suoi popoli e promuova non solo i suoi inestimabili patrimoni ma anche il lavoro degli artisti, musicisti, scrittori e poeti europei dissidenti.
• un’Europa sociale che riconosca che la libertà ha bisogno non solo di liberarsi da interferenze ma anche dai beni di base che rendano liberi dal bisogno e dallo sfruttamento.
• un’Europa produttiva che dirige gli investimenti in una prosperità condivisa e ecologica.
• un’Europa sostenibile che viva con i mezzi del pianeta, minimizzando l’impatto ambientale e lasciando il petrolio quanto più e possibile nelle viscere della terra.
• un’Europa ecologica coinvolta in un’autentica transizione verde mondiale.
• un’Europa creativa che invera il potere innovativo dell’immaginazione dei suoi cittadini;
• un’Europa tecnologica che spinge le nuove tecnologie al servizio della solidarietà
• un’Europa dalla memoria storica che cerchi luce nel futuro senza oscurare il passato
• un’Europa internazionalista che tratti i non-europei come valore in sé;
• un’Europa pacifica che abbassa i livello delle tensioni nel suo Oriente e nel Mediterraneo, agendo come un equilibratore contro le sirene del militarismo e dell’espansionismo;
• un’Europa aperta che dia vita alle idee, ai popoli e alle spirazioni di tutte le parti del mondo , riconoscendo separazioni e confini come segni di debolezza che diffondono insicurezza nel nome della sicurezza;
• un’Europa liberata dove i privilegi, i pregiudizi, le deprivazioni e la minacce di violenza abbiano fine, lasciando infine che gli europei nati all’interno di ristretti ruoli stereotipati, godano invece delle possibilità di sviluppare il loro potenziale ed essere liberi di una maggiore scelta dei loro partners nella vita, nel lavoro, nella società.
Carpe DiEM25

L’M5S E LE AMMINISTRATIVE

#TriesteAmministrative #Trieste
Un comunicato del 18 scorso sul Blog di Beppe Grillo annuncia, oltre alla certificazione di 16 liste tra cui quella di Paolo Menis a Trieste, anche il fatto che ha rinunciato a presentarsi in 5 capoluoghi (Caserta, Latina, Ravenna, Rimini e Salerno).
E’ noto come vi siano difficoltà anche a Milano.


L’ impressione che se ne può trarre è che vi è una concentrazione delle forze su Roma, dove l’ attenzione e gli sforzi sono maggiori, confidando su un forte effetto di traino a livello nazionale, anche per le politiche, e qualche maggior disattenzione per la periferia dove non vengono fatti tutti gli sforzi per vincere, passando prima per il ballottaggio.

Quasi vi fosse la preoccupazione che una vittoria generalizzata potesse portare l’ intero Movimento quasi ovunque a responsabilità di governo locale che non sarebbe in grado di sostenere, per il DNA di opposizione, e controllare con le sue sole forze, visto che sarebbero necessarie alleanze locali (ovviamente il M5S non può pretendere di rappresentare ovunque la totalità dei “cittadini onesti”: si chiamerebbe Totalitarismo).

Del resto è noto che il M5S è un movimento che è nato e si è diffuso su forte impulso centrale grazie alla capacità mediatica di Beppe Grillo, quella strategica di Casaleggio e gestionale dello “staff”.
Spesso e volentieri la periferia vive di luce riflessa e difficilmente le strutture locali avrebbero la possibilità di avere una forte presenza politica per forza e capacità proprie: le alte percentuali dei sondaggi sono quasi ovunque un portato nazionale.

Questo, insieme al dover operare in un paese particolarmente corrotto come l’ Italia, giustifica delle modalità gestionali fortemente centralizzate e modelli organizzativi e decisionali  decisamente sorprendenti per chi non ne fa parte, e probabilmente bisognosi di correzioni e adeguamenti ad una realtà complessa come, ad esempio, anche la situazione di Milano dimostra.

Anche a Trieste, dopo il definitivo voto on-line che ha designato Menis, assistiamo quasi quotidianamente, su Facebook e altrove, ad attacchi piuttosto pesanti con consigli interessati dall’ esterno volti a modificare, o mitigare, le scelte elettorali effettuate con la votazione che ha lasciato sorpresi e delusi alcuni, dentro e fuori.

Stante che le regole e la linea del M5S se le da il M5S - e che chi è all’ interno le conosce e subisce di conseguenza (non lo ordina il dottore di iscriversi) – si può rilevare che se, forse, sono ancora adeguate ad una situazione media italiana, lo sono probabilmente molto meno nei rapporti con l’ esterno in una situazione diversa e molto particolare come è quella di Trieste, e rischiano di ostacolare seriamente una piena interpretazione delle specificità della città con conseguenze sul risultato, sperato da tutti, di allontanamento di una vecchia classe politica “inadeguata”.

BRUXELLES - IL TERRORISMO CERCA DI ATTIRARCI IN UNA GUERRA TOTALE - TRIESTE NE SAREBBE DOPPIAMENTE PENALIZZATA.

#Trieste #Terrorismo
Di fronte alle immagini che vengono da Bruxelles, oltre alla solidarietà alle vittime e alle famiglie, forte è la tentazione di dare ragione a chi vuole intervenire ovunque l' ISIS sia presente: a partire dalla Libia.
Tuttavia bisogna ragionare freddamente e cogliere tutte le implicazioni.
La prima è che nulla è cambiato rispetto al giudizio negativo, che ribadiamo da tempo, su un' eventuale nuova guerra di Libia (paese petrolifero) con l' Italia in prima fila.
Anzi dobbiamo sottolineare la PARTICOLARE CRITICITA' DI TRIESTE RIGUARDO UNA SITUAZIONE DI CONFLITTO E LA SUA ESPOSIZIONE PARTICOLARE AD ATTACCHI TERRORISTICI:
1) E' un Porto petrolifero strategico per l' Europa: ne sappiamo qualcosa visto che nel 1972 l' Oleodotto è stato fatto saltare da un organizzazione terroristica araba (Settembre Nero).
2) E' il principale porto di traffico con la Turchia che è particolarmente esposta ad attentati e infiltrazioni (vedi l' ultimo a Istanbul e i precedenti ad Ankara) ed è coinvolta in Siria.
3) Con i recenti accordi sta diventando il porto europeo di riferimento per l' IRAN scita, il principale avversario locale dell' ISIS sunnita.
4) E' ancora in corso al Ministero MISE la procedura di approvazione del Rigassificatore di Zaule che sarebbe un bersaglio drammaticamente perfetto e devastante: deve essere bloccata.
5) Una situazione di conflitto con l' Italia protagonista comporterebbe ulteriori forti inasprimenti della sicurezza con ovvio rallentamento del transito delle merci del Porto rispetto ai porti concorrenti.
Nel contempo è necessario subito inasprire i controlli sul terreno che può offrire basisti e sostegno agli attacchi terroristi: quello che è successo in alcuni quartieri di Bruxelles che hanno offerto basi e aiuto a terroristi islamisti sia latitanti che operativi deve far pensare seriamente.


lunedì 21 marzo 2016

IL SOGNO DI DIPIAZZA...

#PortoVecchioProduttivo #Trieste Porto Vecchio: "Il mio sogno è vedere 7-8 navi ormeggiate qua con i passeggeri che siano poi portati a Venezia». E proprio con il sindaco del capoluogo del Veneto, Luigi Brugnaro, vuole stringere un patto d’area:«Lavoriamo assieme" - Lo ha dichiarato DIPIAZZA alla presentazione della sua Lista dopo che in precedenza aveva palesato il suo sogno di "interrare tutta l' area fino alla diga per farci un enorme terminal passeggeri".
Ma quest' uomo sa che il "turismo croceristico di passaggio" NON PORTA NULLA ALLA CITTA?
Lo sanno bene invece tutti gli operatori turistici che non ricavano nulla dalle Navi Bianche che fanno qui capolinea con i croceristi che si imbarcano e sbarcano in tutta fretta per tornare a casa loro: al massimo un caffè prendono a Trieste.
E qui l' "Ineffabile" vuole distruggere e interrare un' area di 70 ettari con Punto Franco per farne un ormeggio con i turisti che vengono portati in carri ferroviari a SPENDERE I LORO SOLDI A VENEZIA !
E pure d' accordo con il sindaco di Venezia: che invece "sogna" di realizzare il porto off-shore per fregarci tutti traffici con l' Europa!
Ma vale la pena anche solo ipotizzare un baratto di questo genere?
Con un' area servita da ferrovia e fondali utilizzabile per un forte sviluppo produttivo in regime di Punto Franco ridotta a fare da ormeggio per turisti di passaggio, con i pochi servizi e posti di lavoro connessi?
I due Roberti, DIPIAZZA e COSOLINI, sono solo due facce della stessa medaglia, o meglio, patacca: STESSA FACCIA, STESSA RAZZA.

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SONDAGGIO SU PORTO VECCHIO

#PortoVecchioProduttivo #Trieste
SONDAGGIO CLICCA QUI

E' UNA COSA SERIA: PARTECIPATE E CONDIVIDETE !
La geniale pagina satirica "Vota Franz Josef", appreso del sondaggio farlocco del PD, ha messo in rete questo sondaggio che contiene sacrosante verità... e c'è poco da ridere...
PARTECIPATE E DIFFONDETE !


PORTO VECCHIO: UN SONDAGGIO MANIPOLATORIO DEL PD

#PortoVecchioProduttivo #Trieste

IL PD FA UN SONDAGGIO TENDENZIOSO SU PORTO VECCHIO PER SEMBRARE "DEMOCRATICO".
In realtà il sondaggio è un tipico esempio di domande a "illusione di alternative" con successione "a imbuto" (termini tecnici) per spingere l' intervistato a dire SI a una tesi predeterminata.

FAQ TRIESTE ha pubblicato un commento al "sondaggio" che è comparso questi giorni sul sito del PD triestino.
Stranamente fra le alternative da scegliere NON C'E' L' UTILIZZO PRODUTTIVO DI PORTO VECCHIO.
Avete presente quando si chiede a un bambino: "la minestra di verdure la vuoi mangiare col cucchiaio grande o quello più piccolo?"

In realtà l' alternativa vera è tra UTILIZZO PRODUTTIVO DI PORTO VECCHIO  e privatizzazione e urbanizzazione dell'area con finalità fantaturistiche e abitative.

Furbacchioni: ma queste classiche tecniche manipolatorie sono descritte sui manuali...

Qui Faq Trieste:
http://faqts.blogspot.it/2016/03/questionario-partito-democratico-sul.html

domenica 20 marzo 2016

TUTTI IN FUGA DALL' ITALIA !


TUTTI IN FUGA DALL' ITALIA! E QUI C'E' ANCORA QUALCHE MASOCHISTA CHE INNEGGIA A "TRIESTE ITALIANA" .
100 anni di decadenza non gli sono ancora bastati !
Chi può se ne va, e a Trieste sono quasi 3.000 all' anno.