RESTITUIRE TRIESTE AL FUTURO -

AUTONOMI DALL' ITALIA MA CONNESSI CON IL MONDO - RESTITUIRE TRIESTE ALLA MITTELEUROPA - RESTITUIRE TRIESTE AL SUO FUTURO: CENTRALE IN EUROPA INVECE CHE PERIFERICA IN ITALIA -

sabato 2 aprile 2016

GRANDE GUERRA: LE VERE RAGIONI COMMERCIALI E MARITTIME DELL' ENTRATA IN GUERRA DELL' ITALIA - UN RARO LIBRO / DOCUMENTO OFFERTO AI NOSTRI LETTORI


#Storia #Trieste
UN DOCUMENTO STORICO IMPORTANTE IN ESCLUSIVA AI NOSTRI LETTORI -

Un libro di 121 pagine che contiene la relazione scritta dalla “Direzione Generale della Marina Mercantile” italiana nell'agosto del 1915 (tre mesi dopo l'entrata in guerra dell'Italia)  con le reali motivazioni economiche e geopolitiche (il dominio commerciale sull' Adriatico) dell' entrata in guerra dell' Italia tre mesi prima -
Una fonte di grande interesse per studiosi e appassionati della materia e della marineria: una autentica miniera di dati poco studiati sulla marineria e l' economia dell' epoca.

Il dominio sull' Adriatico ed il controllo dei traffici 
con l' Europa centrale e orientale sono un tema geopolitico secolare ma ancora attuale come dimostra il progetto di Porto Off-Shore di Venezia che mira a porsi come terminal della "Nuova Via della Seta" di Pechino e dei commerci con l' Oriente, ai danni di Trieste.

Ringraziamo il nostro lettore Berto Garbin che ha ritrovato il libro e lo ha messo a disposizione.
Sotto l' introduzione trovate il link per scaricare gratuitamente il libro.


Introduzione al volume 
Le nuove regioni marinare italiane
Come sempre avviene, le nazioni vincitrici di una guerra tendono a tramandare alla storia solamente i fatti a loro convenienti per giustificare le motivazioni della loro partecipazione agli eventi bellici.
I documenti “compromettenti” sono occultati e riemergono solamente se finiscono nelle mani di chi compie attività di ricerca sulla verità storica. Questo è il caso.
Questo documento è una relazione scritta dalla “Direzione Generale della Marina Mercantile” nell'agosto del 1915 (tre mesi dopo l'entrata in guerra dell'Italia) ed indirizzata al Ministro della Marina italiana. I soli argomenti trattati sono sufficienti a motivare le ragioni per le quali l'Italia disattese il patto della “Triplice Alleanza” della quale fu promotrice, per abbracciare la “Triplice Intesa”, costituita dai paesi che prima avversava.
Purtroppo, chi ne ha pagato le conseguenze sono le vittime della guerra, da entrambi i lati, e la nostra città: Trieste.
                                                                                                        Berto Garbin





Ecco il testo del Bollettino Della Vittoria Navale Italiana: nella sua tronfia retorica, ben diversa dai sostanziosi calcoli economici documentati nel libro, arriva a citare un fantasioso  "gorgo ove le più potenti navi nemiche (austriache) scomparivano" nientepopodimeno che a Trento, famoso porto di mare collegato con un ponte a Trieste (sic !). Qualche ragionevole dubbio sussiste anche sulla sparizione delle "potenti navi nemiche" nel gorgo del Piave, tuttavia non si può pretendere troppo da gente così...
« Brindisi, XII novembre MCMXVIII
Comando in Capo delle Forze Navali mobilitate, Ordine del giorno n. 38
Marinai:
La guerra marittima condotta in Adriatico in unione a reparti degli Alleati e degli Stati Uniti col più costante e sagace ardimento nella ricerca dell'avversario in mare aperto e dentro i muniti porti è finita entro Pola con uno dei più luminosi esempi dell'eroismo italiano. Dal primo all'ultimo giorno, Voi avete perseverato in una lotta senza tregua supplendo al difetto dei mezzi ed alla gravità dei molteplici compiti, con una vigoria, con una audacia sempre più pronte e ferme. Tutti gli italiani conoscono i nomi dei singoli eroi e delle vittorie fulminee, ma non a tutti è nota l'opera silenziosa, aspra, generosa, compiuta in ogni ora, in ogni evento, in ogni fortuna, quando solamente una assoluta dedizione al dovere poteva superare l'imparità delle condizioni e la durezza degli ostacoli. Sappia oggi la Patria, di quanti sforzi ed eroismi ignoti è fatta questa sua immensa Gloria. Consideri come due volte la Vittoria abbia preso il volo e l'augurio dal gorgo ove le più potenti navi nemiche scomparivano: da Premuda al Piave, da Pola a Trieste e Trento. La grande nave colata a picco nel porto di Pola fu più che un presagio. Nel suo nome stesso ostentava la vecchia menzogna delle forze, non riunite ma coatte. La duplice dissoluzione è avvenuta. Come più non esiste l'esercito, così la flotta Imperiale non esiste più.
Onore sempre a Voi tutti onesti e prodi Marinai d'Italia. »
(Paolo Emilio Thaon di Revel, Comandante in Capo delle Forze Navali Mobilitate)

Nella foto sopra la lapide bronzea sulla facciata a mare della Prefettura di Trieste che riporta lo sproloquio che taluni studiosi attribuiscono alla penna di  Gabriele D' Annunzio



venerdì 1 aprile 2016

TRIESTE – PROMUOVERE UN GRANDE FESTIVAL INTERNAZIONALE “LA CULTURA MITTELEUROPEA INCONTRA IL MARE”


 #Cultura #TriesteMitteleuropea

Perché Trieste non ha un grande evento culturale che ne esalti la complessa identità?

Tante altre città hanno costruito grandi occasioni di incontro culturale che sono diventate di livello internazionale: dal “Festival della Letteratura di Mantova”, al “Festival della Scienza” di Genova,  dal “Festival della Filosofa di Modena” al “Festival dell’ Economia di Trento”.
Perfino Pordenone ha “Pordenone Legge”, e Gorizia ha “E’ Storia” che sono diventate grandi eventi culturali che attirano decine di migliaia di visitatori: un turismo culturale di grande qualità.

Eppure la maggiore attrazione di Trieste è proprio la sua identità MITTELEUROPEA, il complesso e unico clima culturale che ha prodotto e alimentato giganti della letteratura mondiale come Joyce, Saba, Svevo.
Che ne ha fatto, con Weiss, il centro da cui la Psicanalisi da Vienna ha raggiunto il mondo latino.

I turisti vengono  in massa a visitare Miramar, eredità degli Asburgo, non certo i ruderi romani che si trovano, più belli, ovunque.

Però questa identità mitteleuropea, molto rinomata fuori Trieste, qui è stata soffocata in nome di un nazionalismo provinciale e ottuso.

E’ ora di riscoprire e valorizzare questo nostro autentico tesoro nascosto, nascosto come lo è stato il Porto Franco Internazionale che appena adesso l' Autorità Portuale comincia a far conoscere anche a zone vicine come il Friuli e il Veneto.


Bisogna che la nuova Amministrazione Comunale promuova a Trieste, un grande Festival Internazionale sul tema 
“LA CULTURA MITTELEUROPEA INCONTRA IL MARE“,
con frequenza annuale, invitando a partecipare esponenti della letteratura, della musica, delle arti dei paesi con cui Trieste ha intrattenuto rapporti tramite il suo Porto Franco Internazionale, sia nell' entroterra mitteleuropeo sia con le destinazioni delle rotte tradizionali.

Per esaltare la funzione di cerniera che la nostra città ha avuto - e potrà tornare ad avere - negli scambi non solo commerciali ma anche culturali, fra la Mitteleuropa ed il mondo intero, fra Oriente ed Occidente europeo. 


E’ evidente come un evento del genere oltre a dare lustro internazionale alla nostra Trieste, favorirebbe forme di turismo di qualità e non solo di passaggio.

                                                       Tra i monti e il mare


"MISTERI DEI MINISTERI" E "MARZIANI A ROMA"


#RomaCloacaMassima #PDrenziano

Con la pazienza dell' entomologo che studia la vita degli insetti, noi ci occupiamo della politica romana: per hobby.

Stiamo assistendo ad un interessante fenomeno di implosione, in particolare del PD, con esplosione di stracci sporchi e porcherie da far impallidire Babilonia.

Roma Capitale, Mafia Capitale, Cloaca Massima....

Contemporaneamente allo scandalo petrolifero della Ministra Guidi prosegue la telenovela di santa Maria "Etruria" Boschi, protettrice delle banche paterne.

Il nuovo interessante libro dell' ex- sindaco dimissionato Ignazio Marino " Un Marziano a Roma" offre uno spaccato da voltastomaco della politica del PD romano e nazionale.

Per gli appassionati di romanzi "pulp" truculenti è l' ideale, ma è da vietare a persone sensibili e a minori: comincia con 26 coltellate nella schiena ad opera di un solo mandante (Cap.1, letterale).



Dal momento che è sempre bene sapere con chi si ha a che fare, ne consigliamo la lettura:


SERRACCHIANI: TI TRIVELLA LE CERVELLA


#ReferendumTrivelle #NoAstensionismo
La Vicesegretaria del PD Debora Serracchiani da "rottamatrice" è ormai saldamente incollata alla poltrona e per mantenerla è obbligata a piroette da saltinbanco come vediamo dalla foto.

Qui vediamo suoi post di appoggio e partecipazione a manifestazioni contro la trivellazione dell' Adriatico organizzate dallo stesso PD che adesso INVITA ALL' ASTENSIONE dal referendum "dannoso".


L' invito all' astensione è il modo più subdolo per depotenziare la democrazia e lasciare tutte le scelte in mano alla Casta che manda a votare le sue "truppe cammellate".


E' una politica che cercano di attuare anche col voto amministrativo al 5 giugno a ridosso di un ponte.


MENO GENTE VA A VOTARE PIU' I PARTITI SONO CONTENTI, perchè sanno che è nell' astensionismo, ormai maggioritario, che si è rifugiata finora la protesta più radicale.


ANDARE A VOTARE AL REFERENDUM SULLA TRIVELLAZIONE DELL' ADRIATICO E' UN DOVERE DEMOCRATICO, qualsiasi opinione si abbia..

giovedì 31 marzo 2016

FUORI UNO! LA GUIDI SI DIMETTE PER AFFARI LOSCHI DI IDROCARBURI - MINISTRA DEL MISE CHE STA APPROVANDO IL RIGASSIFICATORE...


Una buona notizia !
La ministra Guidi, espressione di Confindustria, e responsabile del Ministero dello Sviluppo Econonico - MISE, si è dimessa in seguito a intercettazioni col suo compagno su affari di rifiuti e idrocarburi della Total che sarebbero stati "facilitati" da un emendamento in finanziaria...

Qui di seguito trovate l' articolo di Repubblica che descrive la storiaccia che coinvolge anche la ministra Boschi, già esposta per la Banca dell' Etruria di papy indagato per bancarotta fraudolenta:
CLICCA QUI 

La cosa ci riguarda perchè il MISE aveva già annunciato che non poteva far altro che rilasciare l' autorizzazione al RIGASSIFICATORE DI ZAULE visto che il Ministero dell' Ambiente aveva già dato il via libera sulla base del parere della Regione: "Altrimenti la multinazionale richiedente avrebbe potuto fare causa".

Dal momento che la Confindustria locale è accesa sostenitrice del Rigassificatore, le dimissioni del ministro di riferimento dovrebbero rallentare l' iter di approvazione ... a meno che non succeda il contrario.
Il più pulito ha la rogna.

GENOVA NE RUBA LA MARENDA? LA PRIMA NAVE IRANIANA E' GIUNTA A GENOVA !


#PortoFrancoInternazionale #Trieste
Orpo !
Ma non era Trieste il porto benedetto dalla missione della Serracchiani in Iran e dagli accordi col Governo?


LA PRIMA NAVE IRANIANA E' GIUNTA A GENOVA: L' ARTICOLO DEL GIORNALE SPECIALIZZATO "MEDITELEGRAPH"  (CLICCA QUI )
"

«A regime il traffico generato dal servizio regolare sarà di 1.000 teu a settimana per il porto di Genova» e quindi per l’Italia visto che per ora è l’unico scalo scelto dalla compagnia iraniana "

NUOVO SONDAGGIO - PORTO VECCHIO: CHE UTILIZZO SAREBBE MIGLIORE PER TRIESTE ? Sulla colonna a destra


#PortoFrancoInternazionale #Trieste
PORTO VECCHIO TRIESTE -
UN SONDAGGIO TRA LE VERE ALTERNATIVE:
RIUTILIZZO PRODUTTIVO oppure URBANIZZAZIONE CON SDEMANIALIZZAZIONE / PRIVATIZZAZIONE

Per "URBANIZZAZIONE" si intende che l' area viene ceduta a privati per farne un nuovo rione o un nuovo Centro Storico della città a tutti gli effetti.
Per "RIUTILIZZO PRODUTTIVO" si intende che Il Porto Vecchio/Punto Franco Nord si presta, oltre che al mantenimento delle attività portuali che vi continuano ad operare (dall’ Adria Terminal alla Saipem), ad un utilizzo produttivo che sfrutti le possibilità offerte dal particolare regime di Punto Franco ovvero:
• Imprese ad alta tecnologia pulite, sul tipo della “Silicon Valley”;
• Incubatori di “Start-up” giovanili con fiscalità di vantaggio;
• Centri di ricerca legati alle aziende dell’area di ricerca ed alle istituzioni scientifiche;
• Centri finanziari e bancari “Off-shore”, extra UE, per realizzare la nostra “city”;
• Custodia, borsa e manipolazione di materie prime e metalli, anche pregiati ed opere d’arte anche per operazioni finanzarie come avviene nel punto franco dell’aeroporto di Ginevra e Singapore;
• Trasformazione di merci, anche nel campo della moda, tessili ed alimentari, in regime extradoganale;
• Assemblaggio di macchinari ad alta tecnologia per impieghi specializzati, potenziando ed incentivando quanto già viene prodotto dalla Saipem con i robot per le trivellazioni sottomarine;
• Potenziamento delle attività portuali esistenti come l’Adriaterminal, alla quale sono stati tolti i collegamenti ferroviari nel 2010.

LEGGI ANCHE L' ARTICOLO INTRODUTTIVO ALLA QUESTIONE DI PORTO VECCHIO (clicca)


QUI SOTTO TROVATE IL VECCHIO SONDAGGIO CHE ABBIAMO LANCIATO IERI: DAL MOMENTO CHE E' PIU' COMPLESSO PERCHE' PREVEDE 3 VOTI PER OGNI RISPOSTA PER AVERE UNA STIMA PIU' ACCURATA, E CI E' STATO SEGNALATO CHE QUESTO PUO' CREARE CONFUSIONE, LO ABBIAMO SUPERATO CON QUESTO PIU' SEMPLICE.
TUTTAVIA E' POSSIBILE USARLO ANCORA PERCHE' INTEGREREMO I DATI ALLA FINE.


SONDAGGIO PORTO VECCHIO

martedì 29 marzo 2016

LA VERITA' SU PORTO VECCHIO PRODUTTIVO: NESSUNO HA MAI SOSTENUTO UN USO PORTUALE ESCLUSIVO...Il Piccolo la smetta con le mistificazioni.





#PortoVecchioProduttivo #Trieste
Il Piccolo nel giorno di Pasqua ci ha riservato un editoriale in cui R. Morelli appare molto preoccupato dell’ opposizione, presente in tutta la città, alla privatizzazione / urbanizzazione di Porto Vecchio ed esorta i candidati sindaco a pronunciarsi sulla questione.

Tutta l’ articolessa è viziata da una mistificazione di fondo: la falsa alternativa tra l' urbanizzazione / privatizzazione dell’ enorme area opposta all’ attuale degrado.
Ipotizzando
, inoltre, strumentalmente un uso ESCLUSIVAMENTE PORTUALE DI CUI MAI, NESSUNO, HA PARLATO.

Va ricordato che la stessa Autorità Portuale di Trieste nella nota 10135/p del 4/12/2015 per richiedere lo spostamento di una parte del Punto Franco Nord motivava così la sua utilità: 
- Promozione e concentrazione di attività logistica
- Sviluppo e gestione di siti industriali 
- Sviluppo dell’ attività di produzione di beni e servizi 
- Promozione dell’ attività per attrazione di investimenti
- Promozione, sviluppo e applicazione di tecnologie ICT 
- Promozione di attività per il trasferimento di tecnologie, condivisione di know how tra imprese,  progettazione e marketing.
- Promozione e realizzazione di attività scientifica di alta specializzazione.

Tutte cose che possono essere fatte in Porto Vecchio anche più rapidamente ed economicamente che sul SIN (sito inquinato di interesse nazionale) in Zona Industriale.

Qualcuno domanda: "Se tutto questo è possibile perché non è stato fatto finora?"

Per lo stesso motivo per cui nei giorni scorsi l’ Autorità Portuale è andata ad informare, per la prima volta dal dopoguerra, le imprese del Friuli  (e il primo aprile lo farà in Veneto) che qui c’è un Porto Franco: cosa che ha suscitato grande meraviglia perché finora i vantaggi della extradoganalità del nostro Porto Franco Internazionale non sono stati adeguatamente pubblicizzati  nemmeno nelle aree più vicine.

Pertanto insistere che l’ alternativa sia tra PURA PORTUALITA’ o URBANIZZAZIONE  è solo una mistificazione perché NESSUNO ha mai sostenuto questo.
Eppure la stampa locale ancora insiste nel voler trovare CHI ha impedito o vuole ancora impedire il riuso dell’area.

DA SEMPRE il Porto Franco consente insediamenti produttivi di vario genere. Tanto è vero che molti ricordano che proprio in Porto Vecchio c’era uno stabilimento della Stock. Non solo, ma c’era anche la fabbrica statunitense Lucky Shoe, forte produttrice di scarpe da esportazione, che dava lavoro ad oltre un migliaio di persone.

Ricordiamo anche che Generali e Fiat col progetto Polis dei primi anni ’90 proponevano di insediare nel Punto Franco di Porto Vecchio il CENTRO FINANZIARIO-ASSICURATIVO OFF-SHORE, proprio per usufruire dei vantaggi del particolare regime di extradoganalità (extra UE).


Fin dal 1999 l’ associazione degli Spedizionieri triestini proponeva un utilizzo NON SOLO PORTUALE di Porto Vecchio, cioè un UTILIZZO PRODUTTIVO (*nota1).
Qui riportiamo integralmente le PROPOSTE PER UN NUOVO PIANO REGOLATORE DEL PORTO (cliccare) del novembre 1999 degli Spedizionieri: da pag 10 a pag.14 si parla del riutilizzo del Porto Vecchio.

La stessa “variante Barduzzi” all' attuale Piano Regolatore prevede la “PORTUALITA’ ALLARGATA”, perfettamente compatibile con la proprietà pubblica dell’area (demanio portuale) e con il regime di porto franco, che si sarebbe potuto eventualmente sospendere selettivamente per quanto necessario a permettere un libero accesso delle persone nelle aree dedicate a questo tipo di attività.

Quindi non si capisce proprio chi abbia impedito la riutilizzazione delle aree del Porto Vecchio per la cosiddetta portualità allargata, dal momento che gli unici che avrebbero avuto interesse ad insistere per un uso strettamente portuale commerciale avrebbero potuto essere proprio gli spedizionieri.

Forse la domanda corretta non è CHI abbia impedito la riconversione dell’area, ma COSA !
Vediamo se gli ostacoli individuati finora dalla classe politica che ha governato la città negli ultimi vent’anni sono veri:

1) Si è sostenuto che il Porto Vecchio non aveva i fondali necessari: FALSO ! 

I fondali non sono forse sufficienti per navi portacontainer dell’ultima generazione, ma 12 metri sono sufficienti per molte altre tipologie di nave.

2) Si è detto che non c’era il collegamento ferroviario: FALSO !
Il collegamento ferroviario esisteva fino a pochi anni fa ed era diretto a livello della Stazione Centrale, senza bisogno di entrare nella galleria sotterranea che collega la linea internazionale con Campo Marzio.

3) Si è detto che il Porto Vecchio non poteva essere riutilizzato per colpa del regime di Porto Franco: FALSO !
Basta interpretare in chiave moderna il regime di porto franco ed adattarlo alle peculiarità dell’area.

4) Si è detto che la proprietà demaniale dell’area e dei manufatti non avrebbero permesso di trovare degli imprenditori disposti ad investire: FALSO !
Non è vero che, per usare un’espressione abusata negli ultimi anni, gli investimenti privati sui beni demaniali non siano “bancabili”, cioè le banche non siano disponibili a finanziare gli investitori privati. E’ una balla assoluta, basti pensare a tutti i terminalisti portuali che stanno investendo su tutte le altre aree del porto di  Trieste.
E’ OVVIO CHE UN BUON PROGETTO E’ BANCABILE, UN PROGETTO IDIOTA NON LO E’.

A nostro giudizio ecco i veri motivi che hanno ostacolato sia l’uso portuale che il riuso in un’ottica di portualità allargata dell’area del Porto Vecchio:


A) Gli sciagurati VINCOLI ARCHITETTONICI che hanno  impedito agli operatori di toccare anche un solo bullone e di rinnovare l’ area secondo moderni criteri logistici, sono stati sicuramente una delle cause principali, e rischiano di essere ancora un onere eccessivo per chi volesse investire su quest’ area.

B) Un altro fattore è determinato dalla mancata realizzazione dell’ACCESSO STRADALE DA NORD, che evidentemente non ha permesso lo sviluppo portuale dell’area, ma che parimenti rischia ora di far fallire il progetto di riuso della stessa. Accesso Nord chè è stato definitivamente cassato dalla Giunta regionale Serracchiani nel 2014 malgrado fosse stato già recepito dal CIPE.

C) Proprio questi fattori, insieme alla PRESSIONE "POLITICA" ad abbandonare  Porto Vecchio e al TAGLIO RECENTE DELLA LINEA FERROVIARIA (2010), che per anni ha permesso il collegamento diretto dello scalo con la linea ferroviaria internazionale, hanno determinato la progressiva desertificazione del sito in cui è rimasto attualmente operativo l’ Adriaterminal.

E questo è avvenuto nonostante il Porto di Trieste sia complessivamente bisognoso di spazi a mare perché piccolo e nonostante in porto Vecchio ci siano fondali ampiamente sufficienti (12 m.) oltre a diverse  banchine ammodernate recentemente servite da collegamenti ferroviari solo sospesi di recente.

Qui sta la manipolazione dell’ opinione pubblica....
L’ alternativa non è tra urbanizzazione (fare un nuovo Centro Città) o lasciare Porto Vecchio alle esecrate “pantigane” (nelle aree attualmente non utilizzate per attività strettamente portuale, come ora ancora avviene all’ Adriaterminal con GMT e SAIPEM).

L’ alternativa vera è tra la privatizzazione / urbanizzazione di un bene pubblico strategico oppure un suo UTILIZZO PRODUTTIVO per creare posti di lavoro qualificati.

Inoltre bisognerebbe che sia finalmente dimostrata, dai suoi fautori,  la necessità e l’ utilità per Trieste di una “restituzione alla città” di un’ area enorme (un quarto della città attuale con un milione di metri cubi di costruito) che non ha mai fatto parte della città medesima e che è priva sia delle fogne che della costosa“urbanizzazione primaria”, e che per giunta ha costi di gestione elevatissimi che saranno accollati al Comune, cioè ai triestini tutti.

Trieste è in forte calo demografico con il commercio in crisi e 380 negozi chiusi, ed ha ora un assetto urbano e abitativo adatto ad una popolazione di 350.000 abitanti pur avendone solo 200.000.
Costruire un nuovo Centro Città con negozi e abitazioni vorrebbe dire svuotare la città attuale e condannarla al degrado.

E’ QUELLO CHE HANNO FATTO A  L’AQUILA DOPO IL TERREMOTO: UNA NUOVA CITTA’ INEFFICIENTE E QUELLA  STORICA ABBANDONATA E DEGRADATA.

*Nota1)
Più volte abbiamo segnalato cosa intendiamo per UTILIZZO PRODUTTIVO DI PORTO VECCHIO: il Porto Vecchio/Punto Franco Nord si presta, oltre che al mantenimento delle attività portuali che vi continuano ad operare (dall’ Adria Terminal alla Saipem), ad un utilizzo produttivo che sfrutti le possibilità offerte dal particolare regime di Punto Franco ovvero:
  • Imprese ad alta tecnologia pulite, sul tipo della “Silicon Valley”;
  • Incubatori di “Start-up” giovanili con fiscalità di vantaggio;
  • Centri di ricerca legati alle aziende dell’area di ricerca ed alle istituzioni scientifiche;
  • Centri finanziari e bancari “Off-shore”, extra UE, per realizzare la nostra “city”;
  • Custodia, borsa e manipolazione di materie prime e metalli, anche pregiati ed opere d’arte anche per operazioni finanzarie come avviene nel punto franco dell’aeroporto di Ginevra e Singapore;
  • Trasformazione di merci, anche nel campo della moda, tessili ed alimentari, in regime extradoganale;
  • Assemblaggio di macchinari ad alta tecnologia per impieghi specializzati, potenziando ed incentivando quanto già viene prodotto dalla Saipem con i robot per le trivellazioni sottomarine;
  • Potenziamento delle attività portuali esistenti come l’Adriaterminal, alla quale sono stati tolti i collegamenti ferroviari nel 2010.
  • Distretto nautico, con cantieri per Yacht che operano “estero su estero” e “usi del mare” in esenzione doganale e fiscale.



IL DOCUMENTO DEGLI SPEDIZIONIERI TRIESTINI DEL 1999:
_______________________________________________________________________________

L' AUTORITA' PORTUALE DI TRIESTE ILLUSTRA I VANTAGGI DEL PORTO FRANCO IN VENETO: 
PER LA PRIMA VOLTA NEL DOPOGUERRA SI PUBBLICIZZANO ADEGUATAMENTE.







PESATURA CONTAINER: ITALIA MANICOMIO BUROCRATICO / 2


#PortoFrancoInternazionaleTrieste
ANCORA SULLA PESATURA DEI CONTAINER SECONDO UN REGIO DECRETO DEL 1902 CHE BLOCCHEREBBE IL PORTO DI TRIESTE (MA NON QUELLO DI CAPODISTRIA)
Ecco l' articolo del  SOLE 24 ORE (cliccare)


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lunedì 28 marzo 2016

DA MILAZZO A DURAZZO…Trieste e le Macroregioni europee


#Macroregioni  #Trieste
Da "Milazzo a Durazzo" va la  Macroregione Europea “Adriatico Ionica” in cui lo Stato Italiano ha inserito Trieste, suo malgrado a  A INSAPUTA DEI TRIESTINI, invece di inserirla nella macroregione Danubiana - Mitteleuropea che le spetterebbe.

Ancora una volta si dimostra la contrapposizione strategica fra gli interessi di Trieste e quelli dello Stato Italiano.

La vocazione di Trieste è palesemente MITTELEUROPEA,  come è universalmente noto  anche ai turisti che qui vengono apposta,  se non solo,  per quello.
Trieste non è altro che il porto naturale sul Mediterraneo della Mitteleuropa: così è nata e così si è sviluppata finchè una tragica guerra non la ha separata dal suo entroterra, condannandola ad una inarrestabile decadenza.
 Il Porto dell’ Impero: non del Friuli, né del Veneto e tantomeno della Padania o di Roma.


Come è noto l’ Europa si va organizzando per Macroregioni omogenee per interessi economici e geopolitici ed anche per identità storica e culturale.
Ad esse sono riservate particolari facoltà e FINANZIAMENTI.
lo Stato Italiano ha deciso di aderire alla MACROREGIONE ADRIATICO IONICA ma, ovviamente, NON alla MACROREGIONE DANUBIANA MITTELEUROPEA, nemmeno con le regioni di confine.
La Slovenia invece, col suo porto di Capodistria-Koper, aderisce alla Macroregione  Danubiana Mitteleuropea e ne trae tutti i vantaggi economici e strategici che, invece, a Trieste sono negati proprio dalla Amministrazione Italiana.


La  MACROREGIONE ADRIATICO IONICA  (clicca) ha sede ad Ancona e va dalla Sicilia all’ Albania e Grecia:  un ferro di cavallo da Milazzo a Durazzo. Non occorre spiegare ai Triestini che con quest’ area non abbiamo interessi economici comuni e nemmeno identità culturali da condividere.

Anzi: a partire da Venezia ci sono porti/città cui ci oppone una secolare rivalità geopolitica ed economica o una assoluta estraneità .



Il contrario avviene con la MACROREGIONE DANUBIANA (clicca) che,  nata  come progetto nel 2011 su spinta di Germania ed Austria,  accomuna 14  Paesi, di cui 9 membri dell’Unione Europea (Germania, Austria, SLOVENIA (Porto di Koper), Slovacchia, Ungheria, Repubblica Ceca, Romania, Bulgaria e CROAZIA (Porto di Fiume) e 5 confinanti con l’Unione (Ucraina, Serbia, Bosnia Erzegovina, Moldavia, Montenegro).


Come si vede i paesi della costa EST  dell’ Adriatico hanno aderito ad entrambe le macroregioni, e la Germania ha aderito alla Danubiana con Land meridionali.
Anche la SLOVENIA ne fa parte, malgrado il Danubio non ci passi, e ne godrà i vantaggi il suo porto Koper-Capodistria, che ormai ha abbondantemente superato Trieste nonostante al momento dell' arrivo dell’ Italia a Trieste (1954) non esistesse nemmeno. 


Ebbene, se una speranza c’era nel cuore dei triestini con questa Europa era quella di vedere la nostra città nuovamente integrata con il suo entroterra naturale mitteleuropeo.
Invece ci troviamo aggregati al Sud Italia e Sud Europa in crisi drammatica e irreversibile.


E’ evidente che una nuova amministrazione comunale dovrà fare di tutto per rimediare a questa esclusione di Trieste dal suo entroterra naturale, esclusione contro cui non si è sentita una sola parola dell’ amministrazione attuale.


MA CHE C’ ENTRIAMO NOI COL SUD (Italiano od Europeo)?!?





IL NOSTRO PROGRAMMA PER LA RINASCITA DI TRIESTE


#TriesteAmministrative
Mettiamo a disposizione dei triestini, sotto forma di slides, il condensato del nostro lavoro di analisi e proposta di obiettivi praticabili per far rinascere Trieste dallo stato di grave decadenza in cui si trova.
 PROGRAMMA ECONOMICO DI RINASCITA TRIESTINA slides power point (cliccare)


Qui di seguito invece trovate una SINTESI del Programma Amministrativo praticabile dal Comune di Trieste nel caso auspicabile che i partiti nazionali, e le loro propaggini locali, vengano mandati a casa:  

SINTESI PROGRAMMA AMMINISTRATIVO COMUNE DI TRIESTE (cliccare PDF) 


Di seguito trovate anche i CINQUE PUNTI PER TRIESTE che proponiamo come base per realizzare intese e accordi  fra triestini "di buona volontà" di qualsiasi fede politica intenzionati a salvare Trieste da un destino di ulteriore degrado economico e civile.
I CINQUE PUNTI PER TRIESTE (cliccare link)

E’ stato necessario però aggiungere un sesto punto vista l’ evoluzione del quadro internazionale.

Ci riferiamo al ripristino dei controlli ai confini con l’ Austria ed altri paesi della  Mitteleuropa (link) che rischiano di lasciare Trieste isolata dal suo entroterra commerciale e storico e confinata in un Sud sempre più in crisi economica e civile.
E ci riferiamo al fatto che l’ Italia non aderisce, a differenza della Slovenia (col porto di Koper), alla MACROREGIONE DANUBIANA EUROPEA (link) bensì  solo alla Adriatico Ionica che va dalla Sicilia all’Albania.
Trieste può salvarsi solo se rivitalizza le sue radici mitteleuropee e ripristina i collegamenti e i rapporti col suo entroterra.
Il Sesto Punto è dunque il seguente:
IL NUOVO SINDACO SI IMPEGNA PER L’ ADESIONE DEL NOSTRO TERRITORIO ALLA MACROREGIONE DANUBIANA (link) E NEL FRATTEMPO CHIEDE DI PARTECIPARE COME OSSERVATORE AI LAVORI DELLA STESSA;
In questo quadro si inserisce il grande evento culturale
 “ LA CULTURA MITTELEUROPEA INCONTRA IL MARE” (clicca) da istituire con cadenza annuale.

Saremo contenti della condivisione totale o parziale di questi punti da parte di chiunque ami la nostra città, e ancor di più se si tratta di cittadini, gruppi o forze politiche intenzionati a mandare a casa l' attuale sedicente "classe politica e dirigente" che ci sta portando alla rovina.

Infatti mandarli a casa non basta ma bisogna sapere cosa fare di alternativo e diverso per COSTRUIRE un futuro migliore.

Nei prossimi giorni affronteremo anche il problema del reinserimento di Trieste nel suo naturale contesto economico/geopolitico e della Macroregione Mitteleuropea e Danubiana: infatti è dall' isolamento dal suo entroterra naturale che derivano le sciagure della nostra città che è nata come Porto della Mitteleuropa.

Una città portuale di tipo anseatico al servizio di un ampio territorio plurinazionale.


Attendiamo da parte di gruppi organizzati di cittadini (e di singoli candidati alle prossime amministrative) messaggi di condivisione, anche parziale, dei punti che proponiamo: ne daremo conto pubblicamente segnalando ai nostri lettori chi e in che misura aderisce:  rinascita.triestina@gmail.com

IL PROGRAMMA PRIMA DI TUTTO !