RESTITUIRE TRIESTE AL FUTURO -

AUTONOMI DALL' ITALIA MA CONNESSI CON IL MONDO - RESTITUIRE TRIESTE ALLA MITTELEUROPA - RESTITUIRE TRIESTE AL SUO FUTURO: CENTRALE IN EUROPA INVECE CHE PERIFERICA IN ITALIA -

sabato 30 aprile 2016

"POLVERONE" SUI GIARDINI: L' INQUINAMENTO E' COLPA DEGLI AMERICANI E DEL TLT ( E PERCHE' NON DEI NEOZELANDESI ?)




Ebbene il periodo del TLT non era quel "paradiso" che vi vogliono far credere i loschi indipendentisti: in realtà il Governo Militare Alleato metteva terreno inquinato nei parchi giochi per avvelenare i bambini!
Ed è rimasto lì in superficie per 64 anni, malgrado vento, concimazioni, coltivazioni!
Forse qualcuno del consolato americano andava periodicamente ad avvelenarlo apposta!
E dire che il primo consolato degli Stati Uniti in Europa è stato proprio quello di Trieste. 


La Ferriera, l' Inceneritore e quant' altro distanti poche centinaia di metri in linea d' aria non c' entrano nulla come invece cercano di insinuare i loschi ambientalisti e quegli egoisti degli abitanti di Servola.


Oltre ai polveroni di agenti inquinanti  che ricadono su tutta la città  portati dal vento, adesso ci provano pure con i polveroni mediatici vedi il VIDEO TELEGIORNALE RAI REGIONE  e altri commenti sulla stampa.
Questi sanno che stanno per essere mandati a casa e danno i numeri.







venerdì 29 aprile 2016

FERRIERA: L' AREA A CALDO E' INUTILE, ANCHE A PIOMBINO E' CHIUSA DA DUE ANNI. INTERVISTA


L' "AREA A CALDO" OLTRE AD ESSERE DANNOSA ED INQUINANTE E' PURE INUTILE...
ALLA FERRIERA DI PIOMBINO L' ULTIMO ALTOFORNO E' STATO CHIUSO NEL 2014 -
LA COKERIA E' CHIUSA E QUELLA "27 FORNI" E' STATA CHIUSA CON UN ORDINANZA DEL SINDACO GIA' NEL 2004: ALLA FACCIA DI COSOLINI ( E DIPIAZZA) CHE DICE DI NON POTER EMETTERE ORDINANZE IN TAL SENSO...
Riprendiamo l' intervista pubblicata da FAQ TRIESTE a un esperto di Piombino sulla situazione, perchè smentisce tante bugie dette sulla necessità dell' area a caldo a Trieste.
Ringraziamo FAQTRIESTE per l' assenso.


Clicca qui QUI per l' intervista su Piombino.


EUROPA A DUE VELOCITA': TRIESTE NON SI LASCI TRASCINARE A FONDO - E' IL MOMENTO DI DIRSI MITTELEUROPEI



E' IL MOMENTO DI DIRSI MITTELEUROPEI
Ci sono periodi della storia in cui avvengono rapidamente cose che avranno grandi conseguenze sul futuro, e spesso i contemporanei non riescono a rendersene pienamente conto: un po' come  l' Europa di "sonnambuli" che si è avviata verso la catastrofe della Grande Guerra.
La sensazione è che stiamo vivendo uno di quei momenti anche se, si spera, con esiti meno drammatici.

Per una convergenza di shock esterni, dalla crisi finanziaria a quella dei  migranti, si va affermando sempre di più il modello di Europa a due velocità con un Centro Nord prospero di "paesi creditori" e una periferia mediterranea del Sud con i "paesi debitori".

Alla Grecia in questi giorni vengono richiesti nuovi sacrifici totalmente insostenibili da un paese stremato.
Mentre la crisi dei migranti diventa la base su cui  istituire, anche simbolicamente, i confini delle due future europe.
Anche l' intenzione di mettere piede in Libia evidenzia grandi criticità dell' Europa attuale, in questo caso militari e di politica estera.

L' ultimo numero della rivista Limes è dedicato a questi problemi europei: e non sarà una temporanea convergenza nella trattativa tra ministri che potrà annullare potenti tendenze geopolitiche in atto da tempo. Sotto segnaliamo alcuni articoli.

E' ingenuo pensare che la questione del Brennero sia dovuta solo a questioni elettorali interne dell' Austria quando la stessa Merkel ha chiaramente dichiarato allo Spiegel di confidare nella chiusura del Brennero  in caso di afflusso incontrollato di profughi QUI.

La teoria dell' Europa a due velocità è fatta propria da anni da 
Schäuble, potente ministro delle finanze tedesco QUI. E anche QUI la concordanza fra Berlino e Vienna.

La domanda che i triestini dovrebbero porsi è se Trieste potrebbe sopravvivere inglobata, insieme all' Italia, nell' Europa Mediterranea del Sud abbandonata  ad una crisi cronica e ad una condizione semicoloniale, con una politica interna sempre più gestita dai Partiti della Nazione nuovi e vecchi.


Se Trieste potrebbe sopravvivere con barriere di controlli e rallentamenti confinari che aggraverebbero i costi dei trasporti delle merci in transito nel suo Porto Franco Internazionale che tuttora lavora al 90% estero su estero.

Insomma Trieste, nel momento che viene messa in discussione la sua stessa sopravvivenza come città nata e sviluppatasi intorno al porto mediterraneo dell' Europa Centrale, dovrebbe tornare a badare ai propri interessi ed elaborare una posizione collettiva sui rapporti con l' Europa del Centro - Nord.


Facciamo un esempio concreto, un po' surreale, basandoci sulla richiesta dell' Austria di effettuare i controlli, con proprio personale di polizia, su treni e camion PRIMA che arrivino al collo di bottiglia del confine, e sdegnosamente rifiutata dall' Italia (qui la giovane Boschi): chi a Trieste sarebbe ragionevolmente contrario a lasciar effettuare i controlli a personale austriaco su merci e mezzi in transito per il Porto di Trieste e per il nostro territorio, in cambio di un transito veloce e preferenziale ai confini austriaci e centro europei ?
Qui problemi di "lesa maestà" nazionale non ce ne dovrebbero, razionalmente, essere.

Nella FOTO d' apertura,  vediamo una mappa tratta da Limes e una vignetta che ha girato in internet per poi approdare a un telegiornale nazionale: si vede l' Italia accorpata all' Africa: dovremmo stare attenti che la linea di frattura NON coinvolga Trieste che è estranea alla Penisola geopoliticamentee, economicamente e storicamente.


Ecco alcuni articoli di Limes per chi vuole approfondire:
IL FANTASMA DELL' EUROPA COPERTINA
EUROPE IN GESTAZIONE

LA FINE DI SCHENGEN
GERMANIA PENSA TANTE EUROPE
BRENNERO TORNA A DIVIDERE
GERMANIA UNITA DIVIDE EUROPA
SOLI E MALE ARMATI (LIBIA)

Mappa dall'artico di Limes: EUROPE IN GESTAZIONE in cui si evidenzia l' appartenenza di Trieste alla "sfera geoeconomica tedesca"(area a striscie)


Il disegno ironico, ma mica tanto, che è girato questi giorni arrivando anche in TV e semplifica un' opinione diffusa, che secondo noi rappresenta un sentimento di ripulsa per il taglio delle proprie radici storiche e culturali :


Un' altra vignetta satirica che sta dilagando in rete in tutto il Nord Est e che ha, secondo noi, più a che fare con la mai sopita questione dell' assetto geopolitico del territorio che con la questione dei migranti:




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mercoledì 27 aprile 2016

BENVENUTI AL SUD: TUTTO INDICA CHE L' ITALIA E' DESTINATA ALL' EMARGINAZIONE NELLA PERIFERIA SUD DELL' EUROPA



Vienna spernacchia Roma (e Renzi).
Vuole estendere i controlli in territorio Italiano perchè non si fida dell' Italia: la Storia non gli dà torto.
E' chiaro che ormai l' Italia è destinata all' emarginazione alla periferia sud insieme alla Grecia.

Le parole di ieri del governatore della Bundesbank Weidmann ne sono l' ulteriore conferma: QUI

L' atteggiamento austriaco non è frutto solo della politica interna ma è coperto anche dalla Germania e dal Nord Europa: vedi le dichiarazioni della Merkel allo Spiegel sul fatto che in caso di flussi eccessivi di profughi verso la Germania l' Austria avrebbe provveduto a chiudere le frontiere con l' Italia: vedi QUI l' Huffington Post. 

Qui le notizie di oggi sul Brennero e i controlli in Italia.
Qui l' articolo sulla dottrina dell' "Europa a due velocità" prediletta dal potente ministro delle finanze tedesco.

"SIAM PRONTI ALLA MORTE / L' ITALIA CHIAMO' " - ITALIA: CALA L' ASPETTATIVA DI VITA !


In Italia cala l' aspettativa di  vita: è la prima volta in 150 anni.
Non c' erano riuscite neanche le guerre ad ottenere questo bel risultato conseguito invece dall' austerity dei governi italiani.


E' un effetto della crisi che ha travolto il paese e delle risposte politiche sbagliate come i tagli alle spese sanitarie soprattutto riguardanti la prevenzione.

Mancano soldi alle famiglie anche per cure private ed attenzione alla qualità degli alimenti.
Al contrario di quanto avviene nell' Europa centrale e del nord.

A dare una mazzata alla sanità triestina ci ha pensato la "riforma Serracchiani" come denunciano medici e pazienti, QUI.

E' una buona occasione per i soliti nazionalisti italiani nostrani per esercitarsi nell' eroismo patriottico rivendicando Trieste Italianissima e 
cantando : " Siam pronti alla morte / l' Italia chiamò ! "

Noi, più vilmente, preferiremmo vivere sani e lontani dalle sciagure che lo Stivale si è tirate addosso.

QUI l' articolo dell' ANSA che riporta il rapporto Osservasalute.



LIBIA: SCARPONI SULLA SABBIA E PORTUALITA' - TRIESTE E' IL MAGGIOR PORTO PETROLIFERO CHE RISENTIRA' PER SICUREZZA E TRAFFICI



Figure sopra: il porto di Trieste è il maggior porto petrolifero
- Per "rinfuse liquide" si intendono idrocarburi compreso il gas liquefatto che al momento a Trieste non è significativamente presente finchè non viene costruito il Rigassificatore -

Se qualcuno pensa che le ambizioni neocoloniali del Governo Renzi in Libia siano senza conseguenze a Trieste si sbaglia.

L' intervento militare in Libia sotto guida italiana è ormai quasi certo: richiesto, come previsto, dal governo fantoccio, appositamente sbarcato a Tripoli, formalmente per difendere gli impianti petroliferi dall' ISIS ma, soprattutto, dal generale Haftar capo reale del governo cirenaico di Tobruk sotto protezione dell' Egitto, e formalmente per difendere la delegazione ONU.


L' Italia, alla ricerca spasmodica di un ruolo internazionale per far dimenticare la crisi interna, si va a infilare nel ginepraio tribale e petrolifero libico senza avere alcuna idea di come uscirne e senza averne la capacità politica e militare.


Un' autentica avventura come tutti gli altri interventi occidentali in Medio Oriente, falliti e controproducenti sistematicamente a partire dallo stimolo e sostegno alle cosiddette "Primavere Arabe" per arrivare agli interventi in Iraq, Siria e Libia che sono diventate polveriere e serbatoi di emigrazione incontrollata.

L' Italia finora era defilata fra gli obiettivi del terrorismo internazionale ma ora entra nel mirino a pieno titolo.
E, in una questione petrolifera, diventa bersaglio strategico il principale porto sia per volumi sia perchè  rifornisce il centro europa coinvolto nell' impresa: Trieste.

A riprova che non si tratta di fantasie ricordiamo il devastante attentato palestinese al terminal dell' oleodotto SIOT del 1972.

Trieste  con il suo Porto Franco Internazionale deve puntare alla NEUTRALITA' che giuridicamente le spetta.

Ed è opportuno che una mozione in tal senso sia approvata al Consiglio Comunale:
Trieste libera e neutrale non vuole essere coinvolta in avventure neocoloniali.


QUI Per chi vuole approfondire la situazione libica un articolo di Lucio Caracciolo direttore di Limes 





martedì 26 aprile 2016

AL TRIESTIN NON FAR SAPERE QUANTO E' BUONA LA ZONA FRANCA... A GORIZIA


Mentre a Trieste il PD taccia delle più nefande colpe di egoismo ed evasione fiscale chi, come noi, vuole una ZONA FRANCA TERRITORIALE unificando i Punti Franchi che hanno disseminato sul territorio, a GORIZIA fa il contrario, tramite la senatrice Fasiolo e d' intesa pure con il Centro Destra e il sindaco Romoli del PdL.

La Fasiolo, senatrice del PD, ha fatto arrivare sul tavolo del ministro Morando lo studio che giustifica la richiesta di Zona Franca con la diversa fiscalità per le imprese in Austria (25%) e Slovenia ( 17%) mentre in Italia è del 31,4%.

Ne dà notizia venerdì scorso IL PICCOLO nell' EDIZIONE DI GORIZIA (clicca QUI) ma nell' EDIZIONE DI TRIESTE NON C' E' TRACCIA DELLA NOTIZIA.


"Al Triestin non far sapere".... malgrado il Piccolo dica di essere un giornale di cui ci si può fidare...



Evidentemente  non ritengono che Trieste confini con la Slovenia come Gorizia e che ci siano gli stessi problemi di concorrenza fiscale per le imprese.

Oppure non ne vogliono parlare perchè pensano che ... "Trieste non è Italia"... ma dubitiamo che sia questo il motivo.
E' più probabile che temano la presa di questa proposta  in città e la sua fattibilità senza passare per il Parlamento Italiano ma semplicemente per decreto, di unificazione dei Punti Franchi, del Prefetto su pressione popolare.

Ricadrebbero così sull' intero territorio i benefici indiscussi dei Punti Franchi extradoganali, ovvero l' esenzione dall' IVA e altre imposte indirette che farebbe abbassare i prezzi di merci, carburanti e servizi del 30% medio, come già avviene a Livigno, vedi QUI, dando una spinta enorme a commercio e turismo e, soprattutto, a insediamenti e investimenti di imprese che creano lavoro.




TRIESTE E IL SUO PORTO RISCHIANO L' ISOLAMENTO A CAUSA DELLA POLITICA ITALIANA


Tutti i triestini sanno che il declino della città è iniziato con l' annessione all' Italia nel 1918.

Ma quello che forse non è chiaro a molti è che l' essere attualmente "prigioniera" dell' Italia e della sua politica rischia di portarla ad un  nuovo isolamento dal suo entroterra naturale europeo.


L' istituzione di nuovi controlli e barriere con l' Austria e il conseguente aumento di tempi di transito comporta aggravamenti di costi per le merci in transito dal nostro Porto Franco Internazionale che tuttora lavora al 90% estero su estero  (la valutazione dei trasportatori è che 2 ore di coda in più comportano un costo maggiore di € 100 a TIR).


Così come avventure "neocoloniali" in Libia, che rischiano di essere ulteriormente destabilizzanti per l' area mediterranea dopo precedenti interventi avventuristi in Medioriente, comportano evidenti rischi per un porto petrolifero che ha già subito un pesante attentato nel 1972 e la necessità di un appesantimento nei controlli di sicurezza.

E' evidente che la situazione ai confini con l' Austria non è dovuta solo a un fatto occasionale e riguardante la politica interna austriaca, il cui Premier è un socialista in coalizione con i cattolici e non un nazista, ma è solo un sintomo della incipiente divisione dell' Europa in due diverse aree: quella del Centro Nord prospera dei paesi "creditori" e quella del Periferica del Sud con i paesi "debitori" in crisi permanente e crescente.

Non si tratta di dare giudizi morali ma di valutare la situazione OGGETTIVA, determinata dalla situazione politica ed economica italiana e dalle sue relazioni internazionali, che pone in luce l' abbaglio storico degli irredentisti triestini che con la loro smania nazionalistica italiana sono stati l' avanguardia  di una classe dirigente locale nazionalista che ha portato Trieste alla rovina.


Trieste non può sopravvivere isolata dal suo entroterra economico e politico naturale ed esposta alle turbolenze mediterranee di un paese in crisi terminale: è un dato di fatto.

Questa è una riflessione che dovrebbe coinvolgere l' intera città prima che sia troppo tardi.

Foto. Le distanze di Trieste: più vicina a Vienna che a Milano. Di Roma non parliamo.



lunedì 25 aprile 2016

GUERRA DI LIBIA: IL GOVERNO FANTOCCIO DI TRIPOLI COMINCIA A CHIEDERE AIUTO - LO SCIAGURATO GOVERNO DI ROMA RISPONDE


Oggi un nuovo passo avanti verso una nuova "Guerra di Libia" con l' Italia in prima fila.
Il governo fantoccio di Serraj chiede un intervento militare a protezione dei pozzi di petrolio: Renzi si dichiara sensibile.

A breve l' Italia rischia di essere coinvolta in un conflitto di cui non si conoscono gli sviluppi, potenzialmente devastanti.
Agli avventuristi del Governo Renzi, sempre più in difficoltà per  la situazione economica, non basta la chiusura dei confini con l' Austria: vanno in cerca di motivi per scaricare all' esterno le difficoltà interne.

Trieste da un conflitto come quello libico ha solo da rimetterci, come da tutta la politica italiana.

PORTO VECCHIO - IL VERO FUTURO PRODUTTIVO AD ALTA TECNOLOGIA- SAIPEM DA' UNA GRANDE COMMESSA A CARTUBI GRAZIE ALLA SUA LEADESHIP TECNOLOGICA - LA BASE E' NEL PUNTO FRANCO DI PORTOVECCHIO


LA SAIPEM, CHE STA ALL' ADRIATERMINAL IN PORTOVECCHIO, DA' LAVORO ALLA CARTUBI E A TRIESTE CON LA TECNOLOGIA D' AVANGUARDIA -
Altro che il fantaturismo e le corse colorate di Cosolini e la "sdemanializzazione"!

Purtroppo dobbiamo continuare a correggere le notizie, e soprattutto i titoli, del Piccolo: "il giornale di cui (non) potrete fidarvi".


Il sistema antiinquinamento per bloccare le catastrofiche fuoriuscite dai pozzi petroliferi e' "firmato" dalla Saipem che ha la sua base all' ADRIATERMINAL NEL PUNTO FRANCO DI PORTO VECCHIO, dove sfrutta il regime di Punto Franco per assemblare e produrre tecnologie e robot all' avanguardia per le perforazioni petrolifere e per la costruzione di gasdotti.

La Cartubi, come si capisce solo dalla attenta lettura dell' articolo, ha solo ricevuto una  commessa da parte della Saipem:
"
Un grande tappo capace di bloccare la fuoriuscita di greggio da un pozzo sottomarino. Le nove maggiori compagnie petrolifere al mondo, ammaestrate dal disastro verificatosi nel Golfo del Messico, hanno lanciato, attraverso il “Subsea Well Response Project” (Swrp) e in collaborazione con “Oil spill response Ltd” (Osrl), una gara d’appalto per la realizzazione di quello che nel gergo tecnico viene definito “Offset installation equipment” riassumibile nell’acronimo Oie. Tradotto: un sistema di tappatura in grado di resistere agli ambienti inquinati da idrocarburi pesanti, al fuoco, alla visibilità “zero”, agli alti livelli di rumorosità. Scomponibile, trasportabile, ricomponibile. A vincere l’appalto per ingegneria, acquisti, fabbricazione è stata la Saipem, una delle punte di diamante del gruppo Eni, che ha “girato” un’importante parte della commessa alla triestina Cartubi.".

Fa un enorme piacere che un azienda di Trieste riceva un' importante commessa grazie alla presenza in Porto Vecchio di una grande impresa che vi sfrutta il regime di PORTO FRANCO.

Ma, caro Piccolo, non si può fare un articolo senza dire una parola sul fatto che la Cartubi ha preso la commessa grazie al fatto che SAIPEM è nel Punto Franco di Porto Vecchio, e che se non ci fosse la Base SAIPEM grazie al Punto Franco di Porto Vecchio la Cartubi sarebbe in difficoltà.
DATE A SAIPEM QUEL CHE E' DI SAIPEM E AL PUNTO FRANCO DI PORTO VECCHIO QUEL CHE E' DEL PUNTO FRANCO DI PORTO VECCHIO.
Il riutilizzo produttivo di Porto Vecchio è, GIA' OGGI, una parte importante del futuro di Trieste: altro che le fumisterie della "sdemanializzazione" e urbanizzazione con "advisor"e nebbia fitta su progetti e investitori.


CONCRETEZZA, CI VUOLE: E OGGI NE ABBIAMO UNA NUOVA DIMOSTRAZIONE


Qui di seguito il testo completo dell' articolo del Piccolo di oggi:
Sistema antinquinamento firmato Cartubi Commessa milionaria dalla Saipem per realizzare un maxitappo capace di bloccare la fuoriuscita di petrolio da pozzi-di Massimo Greco
Un grande tappo capace di bloccare la fuoriuscita di greggio da un pozzo sottomarino. Le nove maggiori compagnie petrolifere al mondo, ammaestrate dal disastro verificatosi nel Golfo del Messico, hanno lanciato, attraverso il “Subsea Well Response Project” (Swrp) e in collaborazione con “Oil spill response Ltd” (Osrl), una gara d’appalto per la realizzazione di quello che nel gergo tecnico viene definito “Offset installation equipment” riassumibile nell’acronimo Oie. Tradotto: un sistema di tappatura in grado di resistere agli ambienti inquinati da idrocarburi pesanti, al fuoco, alla visibilità “zero”, agli alti livelli di rumorosità. Scomponibile, trasportabile, ricomponibile. A vincere l’appalto per ingegneria, acquisti, fabbricazione è stata la Saipem, una delle punte di diamante del gruppo Eni, che ha “girato” un’importante parte della commessa alla triestina Cartubi. «Nei prossimi mesi - racconta Marco Maranzana, dal maggio 2015 amministratore delegato dell’azienda insediata nell’ex Arsenale San Marco - le componenti del “supertappo” saranno spedite a Trieste, noi le completeremo e le assembleremo per il trasporto finale su chiatta, prevedibile entro la fine dell’anno». Un bel colpo, che lancia Cartubi nel gran mondo dell’oil& gas. «Un progetto di respiro mondiale - precisa Maranzana - Ne verranno costruiti a livello mondiale 6 prototipi. Sono richiesti alti requisiti di qualità, tant’è che nello stabilimento lavoreremo con 27 ispettori internazionali, cui si aggiungeranno una decina di controllori Saipem». Il manager di Cartubi preferisce non sbilanciarsi sull’entità finanziaria della commessa, che è organizzata su più lotti e sulla quale è ancora in corso la trattativa: è lecito comunque ritenere che il valore dell’ordine possa superare i 5 milioni di euro. E’il risultato finora più eclatante della strategia di diversificazione industriale, che Cartubi, fondata nel 1972 da Giovanni Franco e oggi presieduta dal figlio Mauro, ha impostato a partire dall’estate dello scorso anno. Sviluppo del “chiavi in mano”, riqualificazione della carpenteria, attenzione all’oil& gas e allo yachting sono i tre cardini attorno ai quali il vertice Cartubi vuole far ruotare il futuro aziendale. Per assecondare queste ambizioni il piano di investimenti 2015-18 ha programmato interventi per 6 milioni di euro, finalizzati all’ammodernamento del cantiere domiciliato in via von Bruck: sistema alaggio/varo, nuova macchina per pre-fabbricazione navale, due nuove chiatte, due gru semoventi rimessate, carro-ponte, sistemazione della banchina davanti alla tubisteria. Insomma, un bell’impegno necessario al salto di qualità da azienda “terzista” a fabbrica in grado di produrre valore aggiunto progettuale. Il lavoro non manca, grazie anche - ci tiene a precisare Maranzana - alla collaudata collaborazione con Fincantieri: quaranta persone sono schierate tra i siti di Monfalcone e Marghera, a supporto delle costruzioni crocieristiche. Un’ottantina di addetti ha recentemente operato nello stabilimento di Palermo. La trasformazione di Cartubi implica anche aspetti socialmente significativi che l’azienda vuole governare evitando contenziosi. Venerdì scorso, nello studio Ergon, ha definito un’ipotesi di accordo con la Fiom, unico sindacato rappresentato in azienda, per gestire 9 esuberi correlati a rami d’attività ormai dismessi, come la tubisteria e la nautica da diporto: uscite volontarie incentivate e mobilità sono gli strumenti pianificati, con una previsione di riassunzione per coloro che seguiranno un iter di riqualificazione professionale. «Ma intanto abbiamo inserito nuovi profili professionali - chiarisce Maranzana - tra cui 6 ingegneri». Domani 26 aprile l’assemblea degli 81 lavoratori è chiamata a ratificare l’intesa: venerdì scorso, una volta conosciuto l’esito della trattativa, lo sciopero in corso è stato sospeso e le maestranze hanno ripreso il lavoro.


A chi dice che le navi non possono arrivare dedichiamo questa foto con nave e invitiAmo ad andarci in questi giorni a vedere quella ormeggiata.


domenica 24 aprile 2016

RIGASSIFICATORE DI TRIESTE: PERICOLO REALE ED ATTUALE - PENSARE A UNA MOBILITAZIONE

PREVENIRE E' MEGLIO CHE CURARE

Nei scorsi giorni abbiano dato notizia dell' interrogazione parlamentare dell' on. Aris Prodani  che sottolineava l' avanzato iter di approvazione  del 
“Metanodotto Trieste-Grado-Villesse: Sealine Trieste-Grado DN 800 (32″) + Tratto Grado-Villesse DN 1050 (42″) – 75 bar” e come " il Parere CTVIA sia stato emesso e che il provvedimento sia “in predisposizione”. Il Progetto, finalizzato al collegamento del terminale GNL con il nodo della rete nazionale dei gasdotti Snam Rete Gas di Villesse, è considerata opera Indispensabile e funzionale alla realizzazione del rigassificatore di Zaule proposto dalla società Gas Natural.
A questo allarme si sono aggiunti poi ufficialmente sia l' intervento della consigliera regionale del M5S Ilaria del Zovo, che l' interrogazione al Sindaco di Marino Sossi, consigliere comunale candidato sindaco di Sinistra per Trieste. 


Ricordiamo che la Sottosegretaria Simona Vicari al Ministero dello Sviluppo Economico (allora retto dalla dimissionaria Guidi) lo scorso anno aveva dichiarato che il MISE non può negare l' autorizzazione, dopo il parere positivo del Ministero dell' Ambiente, se non in presenza di nuovi fatti giuridici ostativi: e infatti l' iter procede al ministero.


Ricordiamo che lo scorso dicembre le Associazioni Ambientaliste di Trieste avevano emesso un allarmato comunicato sulla questione stigmatizzando che l' Autorizzazione non risultava negata.
Le dimissioni della ministra Guidi per la squallida storia di connivenza con lobby petrolifere, e l' "interim" a Renzi, pare che non abbiano rallentato l' iter di approvazione.
Pertanto rischiamo di trovarci il Rigassificatore autorizzato qualche giorno dopo le elezioni se non addirittura, temerariamente, prima.
La questione del Rigassificatore si intreccia con tre temi fondamentali:
L' AMBIENTE perchè rappresenta una grave fonte di inquinamento termico e modifica del sistema ecologico del golfo, che si aggiunge all' inquinamento atmosferico delle lavorazioni a caldo della Ferriera e dell' inceneritore.

LA SICUREZZA perchè oltre ad essere un impianto soggetto a potenziali rischi catastrofici per la vicinanza con una parte della città densamente popolata, può diventare anche un obiettivo privilegiato di attacchi terroristici analoghi a quello contro la SIOT del 1972.

L' ECONOMIA E LA PORTUALITA' perchè rappresenta un ostacolo alle attività e allo sviluppo del Porto come evidenziato anche dal parere negativo del Commissario all' Autorità Portuale.

E' evidente che ci sono segnali forti del risveglio della questione Rigassificatore che, per quanto riguarda la questione ambientale, si somma alla irrisolta vicenda della Ferriera che non pare avere esito positivo stante le dichiarazioni dell' azienda di voler mantenere le lavorazioni a caldo.


Abbiamo già visto come le posizioni UFFICIALMENTE contrarie al Rigassificatore di Comune e Regione non abbiano NEI FATTI comportato la cancellazione del progetto.
E' ragionevole ritenere che, analogamente, eventuali dichiarazioni di Cosolini sulla Ferriera pochi giorni prima delle elezioni, oltre a non consentire alcuna verifica se alle parole seguono i fatti ovvero una necessaria riconversione verso attività portuali e logistiche della banchina di Servola, non possano rappresentare una soluzione del problema inquinamento atmosferico.

Pertanto pensiamo sia interesse della città porsi subito nell' ottica di una GRANDE MANIFESTAZIONE CITTADINA contro l' inquinamento, per la sicurezza e il rilancio della portualità, indipendentemente da considerazioni sul periodo elettorale.
Una manifestazione che veda alla testa le Associazioni contro l' inquinamento e i lavoratori del porto, con la partecipazione dei cittadini senza distinzione e senza strumentalizzazioni politiche.