RESTITUIRE TRIESTE AL FUTURO -

AUTONOMI DALL' ITALIA MA CONNESSI CON IL MONDO - RESTITUIRE TRIESTE ALLA MITTELEUROPA - RESTITUIRE TRIESTE AL SUO FUTURO: CENTRALE IN EUROPA INVECE CHE PERIFERICA IN ITALIA -

sabato 25 giugno 2016

BREXIT: E' IL MOMENTO DELLE ANALISI - PER I NOSTRI LETTORI UNA "SINTESI DELLE ANALISI" DI UN EVENTO CHE FARA' LA STORIA - IL MONDO DOPO BREXIT /1



Con questo iniziamo una serie di articoli di analisi sulla situazione  che si verrà a creare in conseguenza della Brexit.
La situazione è complessa e non può essere liquidata con poche battute.


Ma sappiamo tutti che la situazione internazionale è fondamentale per una città come Trieste che ne ha sempre subito le conseguenze: volente o nolente.


E' ovvia l' osservazione che  il primo effetto assomiglia alla "spaccata": il primo colpo di una partita di bigliardo con cui tutte le biglie ricevono un forte impulso che le sparpaglia.
Poi i giocatori cominciano a  far prevalere il calcolo e l' abilità.


La causa dell' indipendentismo ne riceve sicuramente un buon impulso sia per la forte ripresa dell' indipendentismo "europeista" scozzese e catalano, sia per la dimostrazione che ormai ogni scenario, prima ritenuto utopico, diventa possibile: al punto che si è formato un movimento per l' indipendenza della "città- stato" di Londra.
Sul Corriere della Sera nella edizione del Veneto troviamo già oggi commenti positivi di esponenti dell' indipendentismo veneto.


D' altra parte l' affermazione di interessi inglesi contrapposti a quelli UE può aprire molti spazi alla funzione del nostro Porto Franco Internazionale e all' utilizzo dei nostri Punti Franchi che lo stesso Farage, leader della Brexit, conosce bene avendoli  frequentati quando era broker della borsa metalli di Londra (come ha detto lui stesso in una recente intervista al Corriere).


Così come l' uscita dalla UE del più acceso avversario della Russia e la netta prevalenza dell' influenza tedesca sulle nostre aree, insieme alle spinte manifestatesi in Austria.

Grande è la confusione sotto il cielo...

Di seguito le analisi che ricaviamo principalmente da Limes. la più autorevole rivista di geopolitica diretta da Lucio Caracciolo che è sempre una miniera di informazioni.


Il mondo dopo il Brexit:
La popolazione del Regno Unito ha votato a favore dell’uscita del proprio paese dall’Unione Europea. Il Brexit ha prevalso con il 51,8% dei consensi; in un referendum che ha messo a nudo le fratture britanniche, Scozia, Irlanda del Nord e grandi città (a cominciare da Londra) hanno votato in maggioranza “Remain“. Non è bastato.
Lo sconvolgente esito referendario avrà grandi conseguenze non solo Oltremanica, scrive Lucio Caracciolo:
Non si sarebbe potuto immaginare un voto più sconvolgente. […] Lo è per l’Unione Europea, perché ne rimette profondamente in discussione non solo le radici geopolitiche ma anche le basi ideologiche. […]
Nei prossimi mesi mondo, Unione Europea e Regno Unito sono chiamati a compiere delle scelte radicali che non avrebbero mai pensato di dover fare. In attesa dei prossimi eventuali referendum che si annunciano probabili in Olanda, Danimarca e non solo. […]
Per l’Italia infine questo voto è un segnale di sveglia. Continuare a far finta che tutto resti come prima e che lo spazio europeo così com’è oggi ci garantisca da scosse geopolitichemigrazioni di massa e crisi economico-finanziaria significa non cogliere il punto del voto britannico.
In Italia si è sempre evitato di discutere in profondità degli  interessi nazionali  nell’Unione Europea. Questa è l’occasione per cominciare a farlo.

Arianna Giovannini ci fornisce il polso della situazione interna al Regno Unito:
Il Regno Unito esce dal voto attraversato da fratture territoriali, sociali e generazionali profondissime, che erano latenti da tempo e sono esplose nelle urne.
La Scozia, l’Irlanda del Nord e Londra hanno votato per restare nell’Ue. Il primo ministro scozzese Sturgeon ha già rilasciato dichiarazioni che fanno pensare a un secondo referendum per l’indipendenza. Sinn Fèin ha affermato che il governo britannico non rappresenta la volontà del suo elettorato. E guarda all’Irlanda – con potenziali, profonde implicazioni non solo per l’unione ma anche per il processo di pace.
Nel frattempo, le divisioni interne all’Inghilterra emergono in maniera preoccupante; anche il Galles dà voce al malcontento che attraversa il paese, spostando l’ago della bilancia a favore del Brexit.
È stato infatti l’elettorato di ceto medio e più ‘anziano’, quello colpito in maniera più profonda dalla crisi economica troppo spesso imputata all’Ue dall’establishment britannico, che ha votato per uscire. In questo contesto, la capitale si stacca dall’Inghilterra e sostiene l’Europa, portando alcuni a ipotizzare perfino lacreazione di una città-Stato londinese.
La situazione è dunque complessa e instabile. È la fine del Regno Unito come l’abbiamo conosciuto fino ad oggi. Solo il tempo dirà se l’unione delle quattro nazioni britanniche sopravvivrà a questo colpo.

Giorgio Arfaras commenta il possibile impatto di Brexit sui mercati:
Le previsioni in caso di Brexit erano tutte nella direzione di una crisi dell’economia britannica.
La ragione è semplice: uscire da un’integrazione economica è vicenda assai costosa. I fautori del Brexit non potevano così mostrare una previsione vera e propria nel campo positivo che non fosse un generico appellarsi a un’ipotetica e futura crescita scaturita da una maggiore liberalizzazione globale.
Per dirla con Popper, chi era per il Remain faceva dei “forecast”, chi era per il Brexit delle “prediction”. Come che sia, l’homo oeconomicus ha perso il referendum, mentre l’homo britannicus lo ha vinto. Le ripercussioni sull’economia britannica saranno (notare il verbo al futuro) pesanti. Le ripercussioni sulle azioni, le obbligazioni e le valute sono (notare il verbo al presente) altrettanto pesanti.
Dov’è la differenza? Le borse aggiustano i prezzi in fretta, mentre i prezzi (e le quantità) dell’economia reale reagiscono lentamente. È quindi probabile che i prezzi delle attività finanziarie cadano subito e molto, cercando un pavimento che sconti lo scenario peggiore (questo è il famigerato “overshooting”). O meglio, le attività finanziarie, laddove intervengono le banche centrali, come le obbligazioni emesse dai Tesori dovrebbero cadere poco. La volatilità – ossia la ricerca di prezzi che scontino lo scenario peggiore – si scarica così sulle azioni.
In ogni caso, il timore maggiore non è sul piano economico, ma politico. Con il Brexit si alimenta il desiderio altrui di uscire o rinegoziare e – in generale – l’euroscetticismo di marca “populista”. Potrebbe però anche essere la miccia che riaccende la volontà di migliorare l’Unione Europea.

Il Brexit è un duro colpo per la geopolitica della Francia, come scrive Manlio Graziano:
La fine del contrappeso geopolitico britannico alla Germania in seno all’Unione Europea è il dato che avrà le ripercussioni più durature in Francia.
Per quanto riluttante, l’egemonia tedesca non ha alternative. In Francia, la ricerca di un contrappeso non potrà quindi avere che due sbocchi possibili, conflittuali ma coesistenti: il ripiego nazionalista e un’entente cordiale con gli Stati Uniti.
Dall’unificazione tedesca del 1991 al referendum del 2005, ci sono voluti circa quindici anni prima che la Francia trasformasse la sua bile in voto. Oggi non si sa quanto ci vorrà – molto probabilmente meno – ma nel prossimo futuro avremo una Francia sempre più nazionalista, sempre più chiusa in se stessa e sempre più filoamericana.
Ma c’è un ma: la razionalità geopolitica tendeva a escludere una vittoria del Brexit. Allo stesso modo, la razionalità tout court tende ad escludere una vittoria di Donald Trump. Eppure il Brexit ha vinto.

Dario Fabbri illustra il punto di vista degli Stati Uniti sul Brexit:
L’amministrazione statunitense ha accolto negativamente il Brexit, per ragioni meramente strategiche. Fin qui il Regno Unito ha rappresentato una testa di ponte americana nell’Unione Europea. Un alleato in termini di regolamenti commerciali e sanzioni, capace di bilanciare l’influenza della coppia franco-tedesca e contribuire alla postura anti-russa dell’architettura comunitaria.
Ora a rappresentare le istanze americane all’interno della Ue restano soprattutto i paesi baltici, la Polonia e la Romania.
Inoltre il Brexit potrebbe innescare un effetto domino che condurrà alla definitiva disintegrazione dello spazio comunitario. Scenario assai temuto dalla superpotenza, per la quale è più semplice gestire un continente formalmente unito e imporre le proprie priorità attraverso il voto della maggioranza piuttosto che trattare con ogni singola nazione, caso per caso.
Infine, il Brexit potrebbe determinare in futuro la secessione di Scozia e Irlanda del Nord, con conseguenze negative sulla tenuta delle Forze armate britanniche, storico e valido partner militare degli Stati Uniti.

Se ne va dall’Ue uno dei paesi più contrari a un riavvicinamento con la Russia, ci scrive Mauro De Bonis:
Dall’Unione Europea si tira fuori uno dei più agguerriti nemici della Russia di Putin. Un punto di riferimento per altri paesi comunitari russofobi.
Ampiamente utilizzato in campagna elettorale, lo spauracchio russo non è bastato per impaurire l’opinione pubblica britannica contro i rischi dell’uscita. Da Londra il ministro degli Esteri Hammond aveva ammonito: “l’unico paese che ci vuole fuori è la Russia”. Oggi, al suo omologo britannico sicuro che Mosca tirerà un sospiro di sollievo ha risposto Lavrov, etichettandolo come un “caso clinico”. Poco dopo si è espresso anche Putin: “il risultato del referendum avrà senz’altro conseguenze per il mondo e per noi.”
In questi mesi la Russia si è sapientemente tenuta a distanza dallo scontro referendario, attenta a non commentare i mille e uno scenari proposti su quale risultato fosse più vantaggioso per lei. Uno di questi è stato: Londra fuori? Allora via le sanzioni, meno influenza Usa su Bruxelles, Nato più debole. O l’esatto contrario.
Segnali che certificano incertezza sul futuro di un’Europa così importante per Mosca sia in termini economici che di sicurezza. Un’Unione vigorosamente schierata contro una fantomatica rinata aggressività russa. Un’Unione che adesso dovrà necessariamente ripensarsi e imbastire un nuovo e più pragmatico dialogo con Mosca. Il rischio è che dubbi e confusione possano generare ulteriore ostilità.

La Cina rispetta la scelta del popolo britannico, come ha detto il suo ministro degli Esteri. Ma il Brexit avrà non poche conseguenze per gli interessi di Pechino, ha scritto Giorgio Cuscito su Limesonline:
La Repubblica Popolare vuole servirsi della City di Londra – tra i più importanti hub finanziari al mondo . nell’ambito della strategia per l’internazionalizzazione del renminbi (o yuan).
A tal fine, Pechino ha emesso titoli del Tesoro cinesi nella capitale inglese, dove a breve la China Foreign Exchange Trade System (sussidiaria della Banca centrale cinese che si occupa di mercato obbligazionario e valutario interbancario) aprirà una filiale. Londra è diventata il 2° centro più importante al mondo dopo Hong Kong per la vendita di yuan.
L’internazionalizzazione del renminbi consentirebbe alla Cina di diventare una potenza anche sul piano finanziario. Come ha detto il Maggiore Generale dell’Esercito popolare di liberazione Qiao Liang, essa “non avrebbe un significato esclusivamente monetario. Rappresenterebbe anche il volano della politica delle vie della seta che condurrebbe alla tripartizione tra dollaro, euro e yuan del primato valutario globale e alla divisione del mondo in tre blocchi commerciali”.
Il Brexit potrebbe scuotere i mercati finanziari e Londra potrebbe non essere più la piattaforma ideale della Cina per internazionalizzare la propria moneta.

venerdì 24 giugno 2016

BREXIT - DAL PAPA PAROLE DI SAGGEZZA, DA RENZI LE SOLITE BANALITA' SU PACE, AMORE E FANTASIA... - PAROLE IN LIBERTA' DI JUNCKER E BUROCRATI UE - La crisi della UE valorizza il ruolo di Trieste e del suo Porto Franco Internazionale che è l' unica area extradoganale extra UE in Europa e pone la città di fronte alle sue responsabilità anche internazionali.



Papa Francesco sulla Brexit:
"È stata la volontà espressa dal popolo  e questo chiede a tutti noi una grande responsabilità per garantire il bene del popolo del Regno Unito e anche il bene e la convivenza di tutto il continente europeo».

Renzi ha appena fatto una conferenza stampa impettito e con toni solenni per rivendicare la grande importanza dell' Italia e di lui stesso medesimo che si incontrerà con la Merkel.


Ha sostenuto che l' Europa ha bisogno della fantasia dell' Italia e che la pace degli ultimi 70 anni in europa è stata garantita dalla UE.
Peccato che tutti gli studiosi ritengano che i 70 anni di pace in Europa siano stati un effetto della Guerra Fredda che l' aveva divisa in due blocchi strettamente controllati da USA e URSS così come aveva diviso in due la Germania.


Appena è cessata la  divisione in due blocchi e la Germania si è riunificata sono ricominciate le guerre prima in Yugoslavia e poi in Ucraina.
E con la UE totalmente inetta che non sapeva e non sa che pesci pigliare. Tanto che in Yugoslavia è intervenuta la NATO.


Brexit, i burocrati europei: "Gran Bretagna subito fuori". Merkel: "L'Ue garantisce pace" (clicca)


Adesso a Trieste bisogna lavorare per la convivenza con tutti i paesi del nostro retroterra naturale: la Mitteleuropa.
Ricostruendo dalla base lo spirito europeo che è stato massacrato da una UE in mano a banche e finanzieri e funzionale solo agli interessi della Germania.

Ricordiamo che fino a poco tempo fa ci ripetevano che il Porto Franco non aveva senso nella UE ed altre cretinate smentite dalla stessa recente presenza dell' APT a Shanghai,
In realtà l' accentuazione della crisi della UE valorizza il ruolo di Trieste e del suo Porto Franco Internazionale che è l' unica area extradoganale extra UE in Europa e pone la città di fronte alle sue responsabilità anche internazionali.

IL PICCOLO IL GIORNALE DI CUI TI PUOI FIDARE ! TUTTA LA PRIMA PAGINA BUONA SOLO PER INCARTARCI CETRIOLI - CHI SI INFORMA SOLO SUL PICCOLO NON PUO' CONOSCERE LA REALTA' MA SOLO I DESIDERI DEL PD.


Tre indizi diventano una prova di faziosità: toppare tre titoli di prima pagina  in una volta sola è un' impresa difficilmente raggiungibile.

1) Dare per certa la vittoria  del Remain è una cosa di cui non occorre nemmeno parlare

2) La resa dei conti alla Direzione del PD è stata rinviata: oggi non ci sarà la Direzione del PD e la Serracchiani tira un sospiro di sollievo sperando che ci si occupi di altro che della sua triste sorte personale (clicca QUI).


3) L' IPOTESI remota di un attracco per crociere in Porto Vecchio viene data come fatto certo ed acquisito: come tutte le voci riguardanti Porto Vecchio, che è l' ossessione del PD, dalla "sdemanializzazione" in poi.

Leggiamo l' articolo stesso invece del solito titolo truffaldino con cui Il Piccolo ha già annunciato decine di volte fantasmagoriche realizzazioni:
"Al Comitato portuale, il commissario Zeno D’Agostino relazionerà anche sugli esiti dello studio di fattibilità per quanto concerne l’accessibilità al terminal da parte di navi da crociera e traghetti. Il rischio sarà anche quello di avere più terminal che navi. Sarà da vedere anche se la stessa Gmt sarà in grado di portare traffico passeggeri e se il Porto vecchio (ma anche la città più in generale) conterrà quegli attrattori e quelle facilities in grado di convincere le compagnie di navigazione a prenderlo in seria considerazione."

Scambiare i propri ( del PD) desideri per la realtà non è un buon servizio per i lettori.

Purtroppo è su giornali così, per giunta monopolisti, che si forma la pubblica opinione a Trieste: e purtroppo si vede...

giovedì 23 giugno 2016

BREXIT: RIBALTATI I PRONOSTICI - VIVIAMO UN MOMENTO STORICO: IL POPOLO BRITANNICO DICE QUELLO CHE PENSA E QUELLO CHE PENSIAMO TUTTI DA QUANDO VIENE IMPOSTA UNA POLITICA ECONOMICA ASSURDA IN NOME DELL' EUROPA - SCONFITTA DELLE ELITE FINANZIARIE: BORSE NEL PANICO.



Ore 5,30: ribaltati i pronostici. La BBC ha appena dichiarato che vince la Brexit e la Gran Bretagna abbandona la UE:
Il risultato per il Leave si sta stabilizzando al 70% dello spoglio.

La sconfitta delle èlite finanziarie che controllano la UE getta le borse nel panico.
Il calo della sterlina aumenta enormemente la competitività di merci e servizi inglesi e favorisce il turismo verso la Gran Bretagna.


Come da Fantozzi, nel famoso film, dall' Inghilterra viene un grido liberatorio.
Possiamo dire quello che era indicibile nei salotti radical-chic.


Sono anni che, in nome dell' Europa, GOVERNI FANTOCCIO  impongono politiche economiche assurde e devastanti favorevoli solo al capitale finanziario.
Al grido di "ce lo chiede l' Europa" tutti dovevano chinare il capo e subire: austerity, nuove tasse, disoccupazione, recessione, chiusura di attività, deflazione, mancanza di futuro per i giovani, politiche folli di immigrazione di manodopera a basso costo.

Un enorme trasferimento di ricchezza a favore di una ristretta èlite e un impoverimento della popolazione, con un aumento gigantesco delle diseguaglianze.

Gli inglesi dicono basta: il fatto di NON essere nell' Euro gli ha fatto toccare con mano la differenza.
Dal 2011 la ripresa è iniziata in Gran Bretagna: nell' area Euro e specialmente in Italia e Grecia è successo il contrario a causa dell' Austerity dovuta alla moneta unica con cambio fisso e alle politiche neoliberiste imposte da Bruxelles ai vari governi fantoccio.


Perchè restare alla mercè degli euroburocrati non eletti, antidemocratici e alfieri di un neoliberismo distruttivo?

Adesso inizia l' effetto domino e ci si avvia velocemente a una frammentazione della UE.
Presumibilmente si creerà un' europa a due velocità: un Centro-Nord prospero e la periferia mediterranea depressa e arretrata con Trieste imprigionata in un' Italia in crisi terminale.
Bisogna pensare a come venirne fuori: è una questione di sopravvivenza.
La situazione internazionale è diventata molto fluida e prospettive prima impensabili ora diventano praticabili.


Trieste è una città europea, con un Porto Franco extra UE, e non può rinunciare ai suoi legami vitali con la Mitteleuropa e nemmeno farsi imprigionare da nuovi nazionalismi.

Da adesso in poi gli sforzi dovranno essere per ricostruire l' area mitteleuropea con Trieste al suo interno.


L' UNIONE EUROPEA DELLE BANCHE E' MORTA, VIVA LA MITTELEUROPA DEI POPOLI !


La macroregione Danubiana, già ora operativa, da cui Trieste, con il suo Porto Franco Internazionale è esclusa perchè l' Italia non vi partecipa




#Brexit -” L’euro attuale è un disastro, qualsiasi altra cosa sarebbe meglio” il Nobel per l' Economia Stiglitz - IN ATTESA DEI RISULTATI DELLO STORICO REFERENDUM BRITANNICO OFFRIAMO UN' INTERVISTA AL CELEBRE ECONOMISTA JOSEPH STIEGLITZ E UN VIDEO DI UNA SUA CONFERENZA

STIGLITZ: ” L’euro attuale è un disastro, qualsiasi altra cosa sarebbe meglio”!
Nella intervista rilasciata l’ ottobre scorso al quotidiano castigliano El Pais, il Premio Nobel per l’ economia Joseph Stiglitz elenca i suoi rinnovati dubbi sulla costruzione della zona euro e di come quest’ultima rappresenti la piu’ grande minaccia all successo e alla continuazione del processo di integrazione europea. 
Oltre a demolire la narrazione che vede la Spagna in ripresa economica, Stiglitz dice che dopo gli ultimi cinque anni è sempre meno fiducioso nella possibilità di poter riformare con successo l’Unione Monetaria e arriva a dichiarare che qualsiasi altra opzione – compreso “rompere” la zona euro –sarebbe migliore. 
Del discorso di Stiglitz non ci è piaciuto il suo parlare di euro e di austerità come se fossero due cose distinte, arrivando addirittura a dire che l’euro è “un pezzo di carta rovinato dall’austerità” invece che specificare come il meccanismo di cambi fissi della moneta unica costringa gli stati membri a implementare le austere politiche di deflazione interna, smantellamento del welfare e privatizzazione di beni e servizi pubblici. 
Inoltre, l’applauditissimo Premio Nobel dice che ci diversi modi per uscirne ovvero quello di creare “un euro flessibile”, “un euro spagnolo, uno greco, un euro a nord, uno a sud”…. 
Lui stesso ha definito la moneta unica come “un disastro per l’essere umano, ed ha 4 lettere: l’ Euro”.

Non a caso la Gran Bretagna non ha aderito all' Euro, così come hanno non hanno aderito altri paesi che hanno sofferto molto poco della crisi e sono in netta ripresa da tempo: Svezia, Norvegia, Danimarca, Svizzera ecc.
Come dare torto a chi viole andarsene ?

Fa ridere chi come Renzi parla della Gran Bretagna come di un paese che resterebbe "piccolo e isolato" in caso di Brexit: è il centro mondiale delle telecomunicazioni e della finanza con robuste radici in tutto il mondo.
 
E' l' Italia ad essere piccola, isolata e con la prospettiva di restare confinata nella periferia mediterranea della UE in crisi cronica e catastrofica.


Joseph Stiglitz è un grande economista, molto apprezzato anche dalla Sinistra e queste sue parole dovrebbero mettere una pietra tombale sulle scemenze secondo le quali chi è avverso all' Euro è automaticamente della "destra populista": sono gli altri ad essere solo dei radical-chic più vicini alle "élite" finanziarie che alla gente che lavora per vivere.

Per farvi una vostra opinione su questo e su tutto il resto degli argomenti trattati, sotto riportiamo l' intervista completa di El Pais a Joseph Stigliz.

Clicca, inoltre, QUI per il video della conferenza del Nobel Stiglitz alla LUISS.

INTERVISTA AL NOBEL STIGLITZ:
El Pais.
 è d’accordo con la mossa della Federal Reserve (Fed) che non alzerà i tassi di interesse fino al 2016? Che tipo di ripresa è mai quella che non può sostenere un costo del denaro del 0,25%?
Stiglitz. Non è un ripresa. A Jackson Hole [una riunione annuale dei banchieri centrali a livello mondiale] c’erano dei giovani che indossavano magliette con lo slogan “la ripresa per chi?” Era la ripresa per l’1% (l’1% più ricco,ndr), perché gli afroamericani non hanno visto alcuna ripresa, i salari americani neppure … Fondamentalmente non esiste ripresa, le cose vanno meglio di prima, ma siamo in presenza di un deficit di 3,3 milioni di posti di lavoro.
El Pais. Nel mercato per gli insegnanti, lei farebbe parte dell’1%, giusto?
Stiglitz. Forse, non lo so.
El Pais. Per una migliore redistribuzione, bisognerebbe guadagnare meno o pagare più tasse?
Stiglitz. Dobbiamo migliorare entrambe le fasi della distribuzione. Abbiamo una grande diseuguaglianza dei salari, ma inoltre non abbiamo fatto un buon lavoro quando si tratta di ridistribuire la ricchezza con il sistema fiscale. Non credo che ci siano molti professori nell’1%, penso che ci siano per lo più i banchieri e dirigenti aziendali. E questa concentrazione del reddito cattura risorse che potrebbero essere spese per investimenti, ad esempio. Lo stile di vita della classe media non è oramai più accessibile per la classe media americana, non puoi mandare i tuoi figli al college, non ti è possibile pagarlo, molte persone hanno perso la propria casa, le donne che lavorano non hanno il permesso di maternità … Gli Stati Uniti hanno creato la classe media e la stanno distruggendo.
El Pais. L’aumento della disuguaglianza sarebbe così tanto una decisione politica, non è la globalizzazione il più grande motivo?
Stiglitz. La tecnologia è importante, anche la globalizzazione lo è, pero’ gli Stati Uniti hanno la maggior disuguaglianza di ogni altra nazione, mentre la Svezia e la Norvegia ne hanno meno, a parità di leggi dell’economia e della tecnologia. La Svezia è tra gli stati più globalizzati e avanzati tecnologicamente, ma hanno meno disuguaglianza, quindi forse dovremmo lottare per una società più equa. Quando esiste tanta differenza, cio’ ti porta a pensare che la cosa più importante non è la globalizzazione e la tecnologia, ma la politica. Ci sono molte regole che cambiano molte cose. Ad esempio, i presidenti di aziende dovrebbero guadagnare quanto vogliono senza nemmeno discuterlo con gli azionisti? O senza nemmeno spiegare correttamente quello che guadagnano?
El Pais. Ritiene che il Quantitative Easing aumenti la disuguaglianza in Europa?
Stiglitz. Il QE negli Stati Uniti ha fatto salire il prezzo degli attivi nelle mani dei piu’ ricchi e i pensionati che dipendono da titoli di stato sono diventati più poveri. È anche stato poco efficace nella creazione di impiego. In Europa è lo stesso e la vera domanda è se cio’ è compensato dalla creazione di occupazione. Nei paesi in cui la disoccupazione è un grosso problema, come la Spagna o la Grecia, l’effetto dominante è l’austerità. La speranza del QE era che tale liquidità si traducesse in maggiori investimenti e la spesa, ma la ragione per la quale non ha avuto più successo negli Stati Uniti è stato perché il sistema bancario non funzionava molto bene. Il problema in Spagna o in Grecia è cento volte peggio. Le sue banche sono così devastate dalla perdita di denaro, che risulta loro molto difficile riprendere a prestare. Non mi aspetto che il QE porti a una maggiore crescita in Spagna e in Grecia.
El Pais. Non vede la Spagna fuori dalla crisi?
Stiglitz. No, è incredibile che ci sono persone che dicono che la Spagna ha svoltato l’angolo della crisi per il fatto che la disoccupazione è passata dal 25% al 23%. In qualsiasi altro contesto questo 23% sarebbe considerato un disastro, e la disoccupazione giovanile al 50% è un altro disastro. Non so come il governo possa dire che è stato un successo, è come avere un uomo che era quasi morto, e tu sei contento che non sia morto, ma è ancora quasi morto.
El Pais. È al corrente della spinta indipendentista nelle elezioni catalane?
Stiglitz. Sì, io vedo cio’ come un risultato del fallimento della politica economica tedesca, che impone l’austerità e conduce ad alti tassi di disoccupazione. Distrugge il tessuto sociale, si può vedere ciò che è accaduto in Grecia o in Francia. Questo è sicuramente più sano dell’ascesa del fascismo, ma per me è un altro sintomo della distruzione politica che l’austerità ha creato.
El Pais. Che conseguenze vede per la Spagna?
Stiglitz. Molte persone pensano che questo sia qualcosa che distrugge quello per cui così tante persone hanno combattuto durante la guerra civile, per una repubblica spagnola. Dopo la dittatura c’era una speranza di ricreare quel paese e la gente vede quel sogno che è stata restaurata negli anni settanta è ora minacciato.
El Pais. E che cosa significherebbe per l’economia?
Stiglitz. L’area dell’euro è un progetto fallito, quindi è solo un aspetto in piu’ del suo fallimento. Doveva unire i popoli e ora sta addirittura dividendo i paesi. Ora la domanda è se si dovrebbe avere più Europa o meno Europa e io desidero davvero di averne di più, perché questa casa costruita a metà sta creando molta distruzione economica e politica. In Europa si dice che l’euro è l’Europa, ma l’euro è un pezzo di carta. Se avesse funzionato bene, se non fosse stato rovinato dall’austerità, per le idee, per il solo mandato di inflazione … La BCE è preoccupato esclusivamente per l’inflazione quando il problema è la disoccupazione giovanile al 50%.
El Pais. Ma una volta che hai creato l’euro, non puoi tornare indietro. O si puo’?
Stiglitz. Sì, è possibile, penso che si dovrebbe andare avanti, ma l’incapacità di questi ultimi cinque anni mi ha reso meno ottimista. Ci sono modi per andare indietro, per dire che questo è stato un esperimento prematuro e possiamo creare un euro flessibile, un euro spagnolo, uno greco, un euro a nord, uno a sud … Dobbiamo riconoscere che la gestione attuale è un fallimento. In Spagna hanno pagato a caro prezzo quel pezzo di carta. C’erano due ragioni per l’euro: la prosperità e l’unione, ma cosa è successo invece? La recessione, il disastro economico e la divisione.
El Pais. Quindi rompere l’euro non sarebbe così disastroso.
Stiglitz. Il sistema attuale è un disastro, qualsiasi altra cosa sarebbe meglio, e questo sarebbe un bene.
El Pais. Addirittura rompere la zona euro sarebbe meglio?
Stiglitz. Sì, meglio.
El Pais. La nuova vittoria Tsipras in Grecia è un successo della Troika o un suo fallimento?
Stiglitz. L’austerità è una politica fallimentare e il popolo greco l’ha respinta più volte, ma ha erroneamente ritenuto di doversi tenere quel pezzo di carta, l’euro, e accettare compromessi inaccettabili per restarci. La Troika non ha convinto i greci che le loro politiche funzionino, se la Troika vuole credere che si può esercitare il potere come una minaccia, questa è una vittoria per la Troika, ma è un fallimento. A meno che la Troika non cambi le sue politiche, la depressione in Grecia continuerà. Forse potrebbe andare un po ‘meglio quest’anno e il prossimo a causa dei vincoli di bilancio sono stati ridotti, ma nel 2018 vi è un obiettivo del 3,5% di avanzo primario e la depressione tornerà. Il terzo piano di salvataggio non può funzionare se la Troika non cambia.





mercoledì 22 giugno 2016

BREXIT: OGGI SI VOTA PER IL REFERENDUM CHE COMUNQUE CAMBIERA' L' EUROPA, QUALSIASI SIA IL RISULTATO- JUNKER AMMONISCE GLI ELETTORI INGLESI FACENDOGLIELI GIRARE, MA IL MASSIMO E' RENZI CHE DA' LEZIONI ALLA GRAN BRETAGNA CON SPREZZO DEL RIDICIOLO !


SE VINCE IL "LEAVE" E L' INGHILTERRA SE NE VA SI SCATENA UN "EFFETTO DOMINO" TIPO "LIBERI TUTTI"-
MA IN OGNI CASO SI DEVE PRENDERE ATTO CHE L' ATTUALE UE NON E' PIU' UN TOTEM A CUI SI DEVE SACRIFICARE IL BENESSERE E LO SVILUPPO ECONOMICO.

IERI L’ ULTIMO SONDAGGIO: 52 PER CENTO PER "REMAIN", 48 PER "BREXIT" -
 JUNCKER AMMONISCE: “CHI E’ FUORI E’ FUORI” –

FARAGE INCITA: “DOMANI E’ IL NOSTRO INDIPENDENCE DAY” -
 CORBYN: "VOGLIO RESTARE IN EUROPA, PER CAMBIARLA"


da “ansa.it
Domani il referendum sulla brexit. Un voto "fuori è fuori" dall'ue - ha detto il presidente della commissione UE Jean-claude Juncker -, quindi "voglio dire agli elettori britannici che non ci sarà nessun altro tipo di negoziato" dopo quello già concluso a febbraio con l'UE dove il premier David Cameron ha ottenuto il massimo di quello che poteva avere e noi abbiamo concesso il massimo di quello che potevamo dare".
"E’ dall'inizio della campagna elettorale che difendo il punto di vista che abbiamo bisogno di un accordo giusto ed equo con la gran bretagna, ed è quello che abbiamo fatto" al vertice UE di febbraio, ha sottolineato Juncker. la commissione UE "non gioca un ruolo" nel voto di domani ma, ha ribadito, "è una cosa buona che la Gran Bretagna resti nell'UE". "Bisogna però vedere il risultato delle urne", ha aggiunto cauto, rifiutandosi di aggiungere altro alle domande in caso di voto finale a favore della brexit.

Farage all'attacco, 'domani nostro independence day'
Nigel Farage lancia il suo assalto finale alla vigilia del referendum sulla brexit e afferma che domani sarà un "independence day" per i britannici. 
in un acceso intervento nel centro di Londra, il leader euroscettico ha puntato il dito contro l'unione europea, definendola come un "cartello del grande business" che tarpa le ali all'economia del regno unito. e sostiene che il processo di dissoluzione dell'unione è inarrestabile: "anche se noi scegliamo remain saranno la Danimarca o l'Olanda che voteranno per uscire".
 Corbyn, voglio restare in europa per cambiarla  
''voglio restare in europa per cambiarla''. lo ha detto il leader laburista Jeremy Corbyn nel suo ultimo intervento prima del referendum di domani sulla brexit. ''L’unione ha bisogno di molte riforme'', ha aggiunto sottolineando che però queste si devono fare dall'interno e che Bruxelles garantisce già i ''diritti di base'', a partire da quelli per i lavoratori.
 Lagarde, avra' effetto su USA, ma no recessione - una brexit avrebbe ''alcuni effetti'' sull'economia americana. ma ''siamo d'accordo con il presidente Yellen'' sul fatto che una brexit non causera' una recessione negli stati uniti. lo afferma il direttore generale del fmi, Christine Lagarde.
 Renzi a elettori GB, uscire 'scelta sbagliata'
 "Visto dall'italia, un voto per uscire dall'europa non sarebbe un disastro, una tragedia o la fine del mondo per voi nel regno unito: sarebbe peggio, perché sarebbe la scelta sbagliata. Sarebbe uno sbaglio per il quale soprattutto voi, gli elettori, ne paghereste il prezzo. chi vuole veramente che la Gran Bretagna sia piccola e isolata?".
Il premier Matteo Renzi si rivolge oggi così agli elettori britannici con un messaggio sul Guardian a favore della campagna remain alla vigilia del referendum sulla brexit di domani.
 "Se c'é una cosa che i britannici non hanno mai fatto davanti a una sfida che riguarda il loro futuro, la loro stessa identità, é fare la scelta sbagliata - prosegue renzi -. una Gran Bretagna meno grande di quella che é andrebbe contro la stessa logica di coloro che vogliono uscire. Si scambierebbe l'autonomia per la solitudine, l'orgoglio per la debolezza e l'identità per l'autolesionismo".
STARE INSIEME ALL’ ITALIA INVECE SAREBBE UNA GRANDE FIGATA !
Leggi qui l' appello di Renzi che fa mobilitare (dalle risate) gli elettori britannici.




ELTON JOHN, ELETTORE PD DISPERATO, CANTA "CIAONE"A RENZI -VIDEO E CANZONE STRUGGENTE PER LA BATOSTA ELETTORALE.


CLICCA QUI PER IL  VIDEO DI ELTON JOHN, ELETTORE PD DISPERATO, CHE CANTA "CIAONE"A RENZI.

Stavolta tocca a Elton John, noto elettore Pd, commentare il risultato delle elezioni amministrative. Altro che ''Sorry'', è "ciaone" l'unica parola che si può usare nei confronti dei renziani. E ''Ciaone seems to be the only word'' diventa l'inno della sconfitta renziana.
la sora cesira elton john ciaone 6

 Il povero Elton gorgheggia ''It's all a redimensionation / for not tell we took horrend batost''. E il calcio in culo al governo diventa ''kick in cool''...