RESTITUIRE TRIESTE AL FUTURO -

AUTONOMI DALL' ITALIA MA CONNESSI CON IL MONDO - RESTITUIRE TRIESTE ALLA MITTELEUROPA - RESTITUIRE TRIESTE AL SUO FUTURO: CENTRALE IN EUROPA INVECE CHE PERIFERICA IN ITALIA -

venerdì 25 novembre 2016

UN NOSTRO POST DI UN ANNO FA ANTICIPAVA LE DISCUSSIONI ODIERNE SU "NUOVA VIA DELLA SETA " E FERROVIE PER IL RILANCIO DEL PORTO FRANCO INTERNAZIONALE DI TRIESTE - ALTRO CHE NUOVI MUSEI AL MAGAZZINO 18...

Esattamente un anno fa, il 25 novembre 2015, pubblicavamo su FB un post che anticipava la discussione che l'altro ieri abbiamo sentito al convegno del Propeller al Magazzino 26 ed anche nel servizio di RAI2 su Nuova Via della Seta e Ferrovie.

Dicevamo:

"LE FERROVIE AUSTRIACHE ÖBB - Austrian Federal Railways - HANNO INIZIATO IERI I LAVORI PER IL TUNNEL DI SEMMERING CHE CONSENTIRA' IL COLLEGAMENTO CON LE FERROVIE RUSSE. Qui il Link
VIENNA DIVENTERA' IL PIU' IMPORTANTE NODO LOGISTICO INTERMODALE D' EUROPA E TRIESTE IL SUO NATURALE TERMINALE PORTUALE A SUD.

NELLA FOTO: TRIESTE CHE DIVENTA LO SNODO FRA LA "NUOVA VIA DELLA SETA" IN CUI LA CINA INVESTE 140 MILIARDI DI DOLLARI E IL NUOVO SISTEMA FERROVIARIO CON AL CENTRO VIENNA.

QUESTE SONO LE VERE CONDIZIONI PER IL RILANCIO DI TRIESTE, NATA E CRESCIUTA INTORNO AL PORTO FRANCO, NON CERTO IL "FANTATURISMO" IPOTETICO PER CUI VOGLIONO ALIENARE E PRIVATIZZARE 70 ETTARI DI AREA PRODUTTIVA CON FONDALI DI OLTRE 12 METRI E FERROVIA IN PORTO VECCHIO."

Su questi temi, che proponiamo da oltre tre anni, vediamo finalmente trasmissioni della RAI (QUI) e convegni ufficiali (QUI).

E viene rivendicato dal neopresidente dell' Autorità portuale il fatto di aver lasciato il Punto Franco in Porto Vecchio (QUI).


Erano utopie e sogni velleitari, come venivano bollate allora, le nostre posizioni fondate solidamente sulle modificazioni geopolitiche ed economiche in atto ?


O erano, e sono ancora, colossali stupidaggini i sogni di un turismo di massa a Trieste attraverso musei  e urbanizzazzione di Porto Vecchio?


Giusto oggi un nuovo museo viene proposto in Porto Vecchio dal sottosegretario del Governo Cesaro: al Magazzino 18 un Museo dell' Esodo Istriano...Queste sono le idee turistiche su cui dicono di voler rilanciare l' economia di Trieste... roba da matti.

Finalmente i tempi sono maturati e quello che era il patrimonio del solo movimento indipendentista triestino è diventato parte della coscienza collettiva.



Non riusciranno a trasformare Trieste in un museo.

ECCO IL NOSTRO POST DEL 25 /11/2015

giovedì 24 novembre 2016

LA CINA E' VICINA - LA "NUOVA VIA DELLA SETA" DIBATTUTA AL PROPELLER DI TRIESTE - IL PORTO FRANCO HA BUONI COLLEGAMENTI FERROVIARI GRAZIE ALL' EREDITA' DELL' AUSTRIA E AL RECENTISSIMO LAVORO DELL' APT... MALGRADO LE FERROVIE ITALIANE-


Finalmente il Magazzino 26 di Porto Vecchio è stato usato per qualcosa di diverso dai soliti dibattiti sui Musei e il riutilizzo fantaturistico: finalmente un dibattito sul ruolo del Porto Franco di Trieste per la "Nuova Via della Seta", tema che riproponiamo ossessivamente da tre anni, COMPRESO QUELLO DELL' UTILIZZO DEL "PUNTO FRANCO" (che qualcuno voleva eliminare)  PER LA PRODUZIONE DI MERCI E SERVIZI.

Sfondato il muro del silenzio e dell' accusa di utopismo e velleitarismo ormai si allarga la consapevolezza del grande impulso che Trieste può ricevere grazie al Porto FRANCO inserito, anche con attività produttive e non solo logistiche, nel nuovo flusso di traffici Oriente - Occidente, solo che non si lasci soffiare l' opportunità da altri, in particolare dall' attivismo di Venezia, ben ammanigliata col Governo Italiano e più rispondente agli interessi nazionali italiani.

Va dato atto al neopresidente dell' Autorità Portuale Zeno D'Agostino di lavorare in questo senso e per la promozione a livello internazionale dei vantaggi del Porto Franco Internazionale, finora misconosciuti.


Gli va dato atto anche di lavorare bene per aumentare l' efficienza dei collegamenti ferroviari e di aver detto il vero quando ha dichiarato al Piccolo: «Un anno e mezzo fa - ha affermato Zeno D’Agostino, presidente dell’APT - un convegno così non avremmo potuto organizzarlo. Oggi invece facciamo marketing perchè prima abbiamo sviluppato la logistica». .... Nell’ultimo anno e mezzo Trieste ha sviluppato numerosi nuovi collegamenti su ferro. Treni giornalieri lasciano lo scalo per le destinazioni di una vasta area che va da Budapest al Lussemburgo. E quindi «se un giorno Trieste sarà terminale marittimo della Via della seta - ha sostenuto il presidente - potrà costituire punto d’arrivo per le merci destinate al cuore dell’Europa".

Collegamenti ferroviari che prima erano stati malamente trascurati al punto di creare la stramba "doppia manovra" e di portare alla chiusura della Linea Transalpina che collega Campo Marzio con Opicina e che va riattivata urgentemente

Ma va anche dato atto che se Trieste gode di buoni collegamenti ferroviari è grazie all' eredità dell' Impero Asburgico che sulle ferrovie ha sempre investito in generale e per il nostro porto in particolare, mentre le Ferrovie Italiane si sono sempre distinte per mettere i bastoni tra le ruote ed imporre tariffe punitive.

E va anche dato atto al movimento indipendentista che tramite queste pagine ha messo da subito in luce le opportunità della Nuova Via della Seta trascurate in questi tre anni da una classe politica impegnata nelle elucubrazioni fantaturistiche su Porto Vecchio ed a denigrare l' utilità del Porto Franco, come rimarcavamo QUI.

Dare a Cesare quel che è di Cesare.


ECCO L' ARTICOLO DEL PICCOLO IN CUI SI FANNO GRANDI MERAVIGLIE PER COSE ARCINOTE AI NOSTRI LETTORI:

Le potenzialità del porto e della logistica ricordate al convegno sulla “Via della seta” del XXI secolo -
Hong Kong e la Cina chiamano Trieste e i suoi operatori, marittimi e logistici, per inserirsi nel gigantesco progetto denominato Via della seta, che coinvolge 63 paesi dell’Asia, dell’Europa e dell’Africa, e nel quale la Cina ha già investito 120 miliardi di dollari. «Nei Balcani i cinesi hanno già acquistato alcune infrastrutture», ha sottolineato Fabrizio Zerbini, presidente del Propeller Club, aprendo il convegno “Hong Kong e il porto di Trieste sulla Via della seta del XXI secolo”, organizzato assieme all’Autorità di sistema portuale (Adsp) dell’Adriatico orientale al Magazzino 26 del Porto vecchio. «Altre opere sono state acquisite o progettate - ha rimarcato Zerbini - e si prevedono decine di miliardi di investimenti. Sono opportunità da non perdere, dati gli interessanti risvolti logistici, non solo per il nostro territorio». E proprio in tema di logistica, uno dei cardini del grande progetto, Trieste non si fa cogliere impreparata. «Un anno e mezzo - ha affermato Zeno D’Agostino, presidente dell’Adsp - un convegno così non avremmo potuto organizzarlo. Oggi invece facciamo marketing perchè prima abbiamo sviluppato la logistica». D’Agostino ha poi rilevato come il porto occupi il 14° posto fra i primi venti scali europei, precedendo Genova di due posizioni. Nell’ultimo anno e mezzo Trieste ha sviluppato numerosi nuovi collegamenti su ferro. Treni giornalieri lasciano lo scalo per le destinazioni di una vasta area che va da Budapest al Lussemburgo. E quindi «se un giorno Trieste sarà terminale marittimo della Via della seta - ha sostenuto il presidente - potrà costituire punto d’arrivo per le merci destinate al cuore dell’Europa». Ma se a lavorare intensamente per il progetto “Via delle seta” è il governo cinese, qual è il ruolo di Hong Kong? A chiarirlo è stata Alice Choi, rappresentante dell’Hong Kong Economic and Trade Office. «Hong Kong - ha spiegato - è l’elemento di connessione tra la Cina e il mondo, con il suo porto, le importanti società finaziarie e i servizi per commerci e industrie». Hong Kong, ottava economia del mondo, ha poi alle spalle la Cina ed è vicina a una delle regioni più produttive dell’enorme paese asiatico. Ma anche la Cina incontra le difficoltà economiche di tanti altri paesi, e la sua economia non è più trainata dall’export ma dai consumi interni. A precisarlo è stato Riccardo Fuochi, vicepresidente dell’associazione Italia Hong Kong e al vertice del Propeller Club di Milano. «Nel 2013 - ha spiegato - la Cina ha quindi varato un grande piano per stimolare lo sviluppo dei commerci fra Asia ed Europa. Nei primi anni ’80 - ha ricordato - Trieste era l’unico porto italiano noto in Cina. Poi qualcosa non ha funzionato. Ma Trieste è nella posizione ottimale per la logistica delle merci asiatiche dirette in Europa. Non dobbiamo aspettare che si muovano altri paesi - è stato il suo invito -. Lavoriamo per promuovere Trieste come centro logistico e di lavorazione delle merci in arrivo via mare». (gi.pa.)

martedì 22 novembre 2016

LA ZONA FRANCA DI GORIZIA ARRIVA IN SENATO GRAZIE AL PD - "IL SILENZIO DEI COLPEVOLI": I POLITICANTI TRIESTINI INVECE TACCIONO SULLA NO TAX AREA DI TRIESTE DA AFFIANCARE AI PUNTI FRANCHI DEL PORTO -


Questa è l' edizione di Gorizia del Messaggero Veneto, giornale gemello del Piccolo: sul Piccolo di Trieste, dello stesso gruppo Repubblica, non troverete niente... ovviamente.

Sulla No Tax Area di Trieste, caldeggiata anche dal neopresidente dell' Autorità Portuale D' Agostino, siamo intervenuti molte volte rilevando invece il silenzio dei politici e della presunta "classe dirigente" locale. Si cominci cliccando QUI .

Adesso la proposta di No Tax Area goriziana è stata portata dal PD al senato dopo che il sindaco Romoli di Centro Destra la aveva presentata a Mattarella, in una versione particolare che rispolverava quella prevista dagli accordi di Osimo ma mai attuata (clicca QUI).


Ma il "Silenzio dei Colpevoli" politicanti locali

continua ed il Piccolo occulta ai Triestini la notizia che Gorizia sta lavorando seriamente per attuare una Zona Franca che è sempre stata il sogno di Trieste.
Anzi qualcuno ha parlato: Cosolini del PD dichiarando di disinterassarsi all' argomento perchè "appartiene ad un altra storia politica" (clicca QUI e vedi punto 14).



Sotto riportiamo l' articolo ed il riquadro del Messaggero Veneto di Gorizia in modo che sia letto anche a Trieste: siamo diventati i maggiori diffusori del Gruppo Espresso / Repubblica (di Gorizia)...

ZONA ECONOMICA SPECIALE: LA PROPOSTA ARRIVA IN SENATO

Presentato dalla parlamentare Fasiolo (PD) il disegno di legge per l’istituzione della Zes. Meno tasse per le imprese e agevolazioni doganali per 10 anni per chi investeZona economica speciale la proposta arriva in Senato di Christian Seu. Un’economia di confine che non esiste più. E un territorio che, rispetto ad altri, non ha saputo cogliere appieno i mutamenti che hanno stravolto negli ultimi 20 anni abitudini, modelli di consumo, capacità di spesa. C’era la frontiera, che oggi non c’è più. E c’era pure la zona franca, sparita dopo il 2007. Se il confine non può essere ripristinato (e ci mancherebbe pure, nonostante i balbettii di un’Unione Europea politicamente mai così in crisi), non manca la speranza di riproporre qualcosa di simile alla zona franca che per 60 anni ha cadenzato il ritmo dell’economia isontina. Approderà in Senato nelle prossime settimane, infatti, la discussione del disegno di legge per l’istituzione della Zona economica speciale (Zes), presentato dalla senatrice dem goriziana Laura Fasiolo. Un ddl che circoscrive in maniera puntuale l’azione del provvedimento, con sgravi fiscali e finanziamenti ad hoc che dovrebbero dare sollievo a un’area che si è scoperta depressa, da florida che era. L’idea, peraltro, nasce con i connotati del progetto bipartisan: perché se è vero che il disegno di legge approda a Palazzo Madama per mano di un esponente del Pd, c’è da ricordare pure che la proposta era stata ventilata anche dal sindaco Romoli (Fi), che l’aveva accennata direttamente al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel corso della recente visita del Capo dello Stato a Gorizia. «La Zes è prevista e applicata dall’ordinamento europeo, ma non vi sono esperienze di Zes in Italia», spiega Fasiolo. «Il ddl è finalizzato all’istituzione di una Zes nelle aree territoriali della Regione confinanti con Austria e Slovenia. L’idea alla base di una Zes nelle suddette aeree territoriali è che può stimolare una rapida crescita economica». È una zona delimitata all’interno di uno Stato in cui sono applicate specifiche leggi finanziarie ed economiche, redatte con l’obiettivo di attrarre investitori stranieri che potrebbero essere interessati a produrre, scambiare e commerciare in una zona dove ricevono un trattamento di favore sia dal punto di vista fiscale e burocratico sia dal punto di vista logistico. All’interno della Zes le tasse sono ridotte e le aziende pagano tariffe più basse. «La Zes che il ddl intende istituire nelle aree territoriali del Friuli Venezia Giulia confinanti con Austria e Slovenia, e quindi anche a Gorizia», elenca Fasiolo, «presenta i vantaggi economici per le imprese. Incentivi per la realizzazione degli investimenti iniziali, agevolazioni doganali, riduzione dell’Irap, dell’Ires), dell’Imu, della Tari e di altre imposte o tasse. C’è poi la riduzione degli onerisociali sulle retribuzioni, unita a una disponibilità di terreni a canoni di locazione ridotti e utenze a tariffe agevolate». Secondo il testo del ddl, nella zona economica speciale sono ammesse imprese che svolgono attività logistico-distributiva o industriale, oltre alle imprese di servizi. In particolare, nella Zes sono consentite le attività di importazione, deposito, confezionamento, trasformazione, assemblaggio e riesportazione di merci. L’istituzione della zona economica speciale avrebbe durata sperimentale di 10 anni, con due “check” intermedi di controllo degli effetti delle misure, fissati al terzo e all’ottavo anno. Il ddl prevede la compensazione annuale delle eventuali minori entrate di competenza regionale o degli enti locali della Regione, derivanti dall’applicazione delle agevolazioni. Trasporti e operazioni doganali in sofferenza: l’allarme delle associazioni di categoria. L’entrata della Slovenia in Europa e, ancora prima, il processo di occidentalizzazione dei Paesi balcanici più vicini alla frontiera, hanno cancellato le granitiche certezze su cui poggiava gran parte dell’economia goriziana: stanno sparendo i negozi di abbigliamento non affiliati ai grandi marchi, che per anni avevano giganteggiato grazie alle frotte di sloveni, croati e serbi che arrivavano nel capoluogo isontino per acquistare capi introvabili nella vecchia Jugoslavia. Ma stanno sparendo anche tutte quelle attività, commerciali e industriali, che avevano trovato terreno fertile nel Goriziano grazie alle agevolazioni previste dal regime di zona franca: rivendite di carburanti e tabacchi su tutte, ma anche le industrie legate al mondo del dolciario e dei distillati. Comparti quasi azzerati, complice pure la crisi che ha portato le aziende che negli anni del boom economico avevano investito nel capoluogo isontino a delocalizzare o centralizzare la produzione. I gridi d’allarme delle associazioni di categoria si sono ripetuti con una regolare cadenza nell’ultimo lustro: soffrono gli autotrasporti, così come le ditte che si occupano di operazioni doganali, ma finiscono con il patire gli effetti del confine che non c’è più anche le aziende del commercio, costrette a fare i conti con una contrazione del volume d’affari con percentuali da capogiro. (chr.s.)


lunedì 21 novembre 2016

NUOVA VIA DELLA SETA E PORTO FRANCO INTERNAZIONALE DI TRIESTE: IMPRENDITORI CINESI INVESTONO - UN SERVIZIO DI RAI2 CI DA' RAGIONE ED E' UN CEFFONE A CHI HA DISPREZZATO IL PORTO FRANCO: POLITICI TRIESTINI PER PRIMI .

 CLICCA SULL' IMMAGINE PER IL VIDEO DI RAI2

Chi segue Rinascita Triestina sa che il nostro primo articolo nel 2013 è stato sulla enorme opportunità per Trieste della "Nuova Via della Seta" che il Presidente Xi ha annunciato nel settembre 2013: dimostrava sia le potenzialità del Porto Franco Internazionale sia l' autosufficienza economica del nostro territorio che non ha bisogno di essere assistito da nessuno e tantomeno da uno Stato Fallito come l'Italia.

Conosce anche l' insistenza con cui abbiamo parlato di questo tema sia qui che in pubbliche conferenze.

Queste pagine sono state le prime, ed a lungo le uniche, a pubblicare la mappa che vedete sotto.


Queste pagine ed il movimento indipendentista triestino sono stati i primi, e per molto tempo gli unici, a discutere e divulgare questi temi che ora cominciano finalmente ad essere patrimonio di tutti e ad essere il perno per la rinascita e la modernizzazione di Trieste.


Adesso questa, almeno sul piano della pubblica opinione, può dirsi una battaglia vinta: solo dei poveri miopi retrogradi continuano a sostenere l' inutilità ed il superamento dello strumento del Porto Franco, pienamente recepito come fondamentale dal nuovo Presidente della Autorità Portuale ed ora anche dai grandi media nazionali come il servizio di RAI 2, e non solo, dimostra.


La nuova Autorità Portuale ha iniziato a proporre all' estero i vantaggi del Porto Franco, cosa che nessuno aveva mai fatto prima, e i primi risultati arrivano: imprenditori cinesi che investono qui e lo spiegano alla TV.

Un giorno qualche storico esaminerà tutta questa vicenda e le prese di posizione di questi anni e saprà stabilire i meriti storici del vilipeso indipendentismo triestino e gli immensi demeriti di una classe non solo politica ma anche sedicente "dirigente" locale che ha dato vita al "pensiero unico", propagandato insistentemente dal Piccolo per anni, che ha portato alla volontà di eliminare il Punto Franco dal Porto Vecchio ed addirittura da tutto il porto come sostenevano alcuni sedicenti "progressisti" che bollavano come "nostalgici" i fautori del Porto Franco Internazionale di Trieste.

Le seguenti parole di Pacorini, famiglia vicina al PD di cui Federico è stato candidato sindaco (oltrechè presidente della Confindustraia locale), meritano di essere scolpite nel bronzo a futura memoria:
"Roberto Pacorini, dell’omonima azienda, fa il bastian contrario, come faceva fin da tempi non sospetti. Ma le sue parole pesano. «La jattura più grande - assicura - è quella di avere il punto franco! Facciamo come ha fatto Amburgo, eliminiamolo! O, in alternativa, sistemiamolo nell’ufficio della presidenza portuale. Piantino lì la bandiera, così un domani chi afferma che potrebbe venir sviluppato troverà risposte...Magari, forse, troveranno qualcosa di concreto da fare...». (Il Piccolo 22/1/2015 non preistoria: clicca QUI).


Ma il vento sta cambiando...e questi falsi progressisti che vogliono trasformare Trieste in un museo, con bed&breakfast turistico affumicato dalla Ferriera, avranno ciò che gli è dovuto.


“The Times They Are A-Changin” di Bob Dylan 1964. (Traduzione del testo in italiano, clicca QUI)



Una delle slides presentate più volte in incontri pubblici



domenica 20 novembre 2016

"SI" DI INDUSTRIALI, BANCHIERI E LEADER EUROPEI AL REFERENDUM DI RENZI: E' IL BACIO DElLA MORTE - Il referendum non e' solo un fatto interno italiano e non riguarda solo la Costituzione ma l' intero assetto politico europeo: per questo le èlite si mobilitano -


- Il referendum non e' solo un fatto interno italiano e non riguarda solo la Costituzione ma l' intero assetto politico europeo: per questo le èlite si mobilitano --

Più i media, apertamente schierati per il SI come il Piccolo, insistono a sottolineare che le èlite di tutti i tipi voteranno SI, più gli elettori si convincono ad andare a votare NO.

Non tira aria buona per le èlite politiche europee, nè per quelle bancarie, finanziarie, industriali, dello spettacolo: i cittadini provati da 8 anni di crisi scaricata sulle loro spalle si stanno ribellando, e i primi sono i lavoratori: altro che "populismo"...

Quello del 4 dicembre è un referendum confermativo che non prevede quorum: non andare a votare non danneggia il potere, semmai gli fa un favore.

E' vero che Trieste non ha mai votato nè per l' Assemblea Costituente nè per la Costituzione Italiana e che da allora  nulla di sostanziale è successo, ma è anche vero che se Trieste è un "territorio amministrato" dal Governo Italiano non siamo per niente indifferenti alle politiche del Governo medesimo.

Questo referendum in realtà non riguarda solo la Costituzione Italiana ma è da subito stato legato, dai promotori stessi, al Governo Renzi ed alla persona del premier e al suo enturage.

Dire che la politica del Governo Italiano non ci riguarda mentre in realtà è il governo amministratore di Trieste, su cui ne ricadono in pieno le conseguenze ogni giorno, è solo un discorso astratto.
Dire che questo referendum è solo un fatto interno italiano contraddice la realtà che vede i leader politici stranieri schierati per il SI: da Obama alla Merkel  a Juncker.

Al punto che la UE rimanda la bocciatura ufficiale della legge di bilancio del Governo Renzi a dopo il referendum, per aiutarlo a superare questo passo.

Il governo spera che chi è all' opposizione non vada a votare.

Non usare l' arma del voto messa incautamente a disposizione è sciocco, soprattutto visto che non è previsto un quorum.