RESTITUIRE TRIESTE AL FUTURO -

AUTONOMI DALL' ITALIA MA CONNESSI CON IL MONDO - RESTITUIRE TRIESTE ALLA MITTELEUROPA - RESTITUIRE TRIESTE AL SUO FUTURO: CENTRALE IN EUROPA INVECE CHE PERIFERICA IN ITALIA -

venerdì 25 agosto 2017

#TRIESTE ZONA INDUSTRIALE: 75 ETTARI SU 500 DEL SITO INQUINATO NAZIONALE PASSANO "SOTTO" LA REGIONE PER TENTARE DI SBLOCCARE LE PRATICHE FERME DA 14 ANNI - LA RIPROVA CHE IL TERRITORIO DI TRIESTE DEVE ESSERE AUTONOMO PER POTER GESTIRE CON EFFICIENZA LO SVILUPPO INTORNO AL PORTO FRANCO INTERNAZIONALE: PROVINCIA AUTONOMA COME BOLZANO.


In realtà, contrariamente a quanto detto dal titolo del Piccolo, la Regione non "si accolla" alcuna bonifica del Sito Inquinato Nazionale che giace dal 2003, semplicemente diventa l' ente che gestisce le pratiche al posto del ministero.

Si tratta di un tentativo di ridurre parzialmente la burocrazia, particolarmente pesante a livello nazionale, che sta assassinando lo sviluppo economico paralizzando la Zona Industriale con adempimenti allucinanti e costosi per gli imprenditori.

Già l' EZIT è stato fatto fallire con una vicenda kafkiana: lo stato che richiede tasse arretrate non dovute a un Ente Pubblico NON economico.


Adesso preso atto che nulla si è mosso in 14 anni di Sito Inquinato Nazionale si tenta di accorciare la catena burocratica ponendo in capo alla Regione la gestione delle pratiche di un' area particolarmente critica per lo sviluppo retroportuale del Porto Franco Internazionale di Trieste e per l' utilizzo industriale dei Punti Franchi.
Iniziativa positiva che ha visto la spinta dell' Autorità Portuale ma pur sempre un palliativo.

Ieri, in relazione alle inefficienze della ricostruzione post-terremoto di Amatrice, parlavamo della necessità di un governo autonomo del Territorio per consentire lo sviluppo delle potenzialità del Porto Franco Internazionale, oggi ne abbiamo l' esempio: per sveltire prendono la strada del decentramento delle competenze.

Se, invece della Regione che ha comunque una burocrazia pesantissima, la gestione dell' area industriale che interessa più comuni fosse affidata ad una Provincia Autonoma Speciale con le prerogative di quella di Bolzano tutto sarebbe più semplice e veloce.

Ribadiamo che non è un caso se Brema e Amburgo sono tuttora Città-Stato portuali autonome federate alla Germania: i territori intorno ai porti internazionali devono essere in grado di rispondere velocemente alle sollecitazioni provenienti dai mercati globali e non essere paralizzati da burocrazie bizantine e irriformabili come quella italiana.


Si dice che la PROVINCIA AUTONOMA SPECIALE DI TRIESTE simile a quella di Bolzano richiederebbe una difficile modifica costituzionale.
Ricordiamo che in ottobre ci saranno i referendum per l' autonomia regionale del Veneto e della Lombardia e che si sta proponendo un altro referendum per la separazione di Emilia e Romagna: tutte modifiche costituzionali.
Su questa scia e su queste modifiche costituzionali può inserirsi efficacemente anche quella che riguarda Trieste.

Ecco il testo dell' articolo del Piccolo che riporta coi piedi per terra il titolo come al solito fuorviante:


Settantacinque ettari su un totale di 500: una sorta di grande “U” che segue il percorso delle tre sponde attorno al Canale navigabile. Con 23 aziende interessate. Così una parte del Sin (Sito di interesse nazionale) diverrà Sir. Dove l’enne di “nazionale” lascia il posto all’erre di “regionale”. Il gioco di parole annuncia - o meglio conferma - un’importante novità nello stagnante paesaggio delle bonifiche triestine, in quanto il Governo ha accettato che la Regione Fvg possa prendersi direttamente in capo la gestione delle procedure in una rilevante porzione del Sito. Lo ha fatto ieri mattina nel quadro della Conferenza dei servizi convocata sull’argomento dal ministero dell’Ambiente, partecipata anche mediante la videoconferenza allestita nella sede della direzione regionale competente. Insomma, dopo oltre 14 anni dalla perimetrazione descritta da un decreto del ministero dell’Ambiente risalente al febbraio 2003, un nuovo decreto dello stesso dicastero provvederà a ridefinire i confini del Sito inquinato, stabilendo cosa sarà di competenza regionale e cosa resterà di attribuzione governativa. L’auspicio dell’assessore Sara Vito è che il provvedimento ministeriale venga approntato in autunno, in modo tale che la Regione riesca a subentrare entro la fine dell’anno. Già in giugno la Regione Fvg aveva preso l’iniziativa politica e amministrativa dell’operazione con una dichiarazione della stessa Vito, sollecitata anche dal fatto che la medesima Regione aveva avocato a sè i compiti anticamente svolti dal liquidando Ezit. Per sbloccare un imbarazzante impasse che comprime volontà e opportunità espansive delle imprese, rallentate da un incredibile groviglio di passaggi burocratici, la giunta regionale ha imboccato l’impegnativa strada di farsi “sportello”, accorciando parzialmente - perchè non tutto il Sito è coinvolto - le distanze tra le aziende e Roma. Finchè una delibera giuntale, votata lo scorso 17 luglio su proposta della Vito, metteva en forme la volontà politica: Trieste chiedeva a Roma di sostituirsi al ministero dell’Ambiente nella gestione delle pratiche bonificatorie riguardanti una zona circoscritta del Sin, quella che avvolge il Canale navigabile, dove sono insediate alcune importanti realtà produttive triestine (Sim, Frigomar, Autamarocchi, Redaelli, alcuni terminal portuali tra cui quello che era gestito da Italcementi e che dovrebbe passare, Tar permettendo, a Wärtsilä). Anche l’ex Ezit è interessato perchè titolare di terreni per 25 mila metri quadrati, concentrati nel grande piazzale alla radice del Canale. Alla Conferenza dei servizi hanno partecipato, oltre ai due riferimenti istituzionali, Inail, Autorità portuale, Ezit, Arpa, Comune di Muggia, Soprintendenza. Presenti anche rappresentanti delle imprese coinvolte. L’esito della Conferenza ha evidentemente soddisfatto Sara Vito: «Non faremo sconti nell’istruire le pratiche, ma se non altro le aziende, che operano attorno al Canale, risparmieranno un passaggio. Per la Regione è una “prima” e valuteremo come organizzarci per affrontare questo impegno (speriamo meglio del solito... ndr.)». 

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