RESTITUIRE TRIESTE AL FUTURO -

AUTONOMI DALL' ITALIA MA CONNESSI CON IL MONDO - RESTITUIRE TRIESTE ALLA MITTELEUROPA - RESTITUIRE TRIESTE AL SUO FUTURO: CENTRALE IN EUROPA INVECE CHE PERIFERICA IN ITALIA -

sabato 14 gennaio 2017

FERRIERA - CON RARA IDIOZIA POLITICA IL PD COL CODAZZO SINDACALE REGALA AL SINDACO IL MERITO DELLA CHIUSURA DELL' "AREA A CALDO" - MERITO DI MAGISTRATURA E MOBILITAZIONE POPOLARE - GIOCO DI SPONDA CON ARVEDI CHE SI AVVIA ALLA INEVITABILE RICONVERSIONE IN LOGISTICA -

Il PD Locale e Regionale  ha superato i già elevati livelli di stupidità abituale con un comunicato in cui attribuisce a Dipiazza il merito della "minacciata" chiusura della parte inquinante della Ferriera: l' "area a caldo".
Tentando un gioco di sponda con l' amato Arvedi finisce per regalare una vittoria al sindaco di Centro Destra su un tema sentitissimo dalla cittadinanza quando è evidente anche ai bambini che le scelte del Padrone della Ferriera sono dettate dall' intervento della Magistratura: giovedì il TAR ha respinto la sua richiesta di sospensiva alla limitazione della produzione, cosa che ha irritato l' anziano imprenditore, mentre si è mossa ufficialmente la Procura su sollecitazione dei cittadini inquinati e dei movimenti che si sono creati sulla base del notevole allarme sociale per l' inquinamento (giardini chiusi ecc.).


E' noto che Arvedi ha ottenuto una lunga concessione per attività portuale sulla banchina dello stabilimento e che questo è un business che gli interessa e che sta sviluppando.

Può tranquillamente rinunciare all' Area a Caldo, lasciando i laminatoi, di fronte a pesanti "rogne" legali: ghisa e coke si trovano a prezzi più bassi in tutto il mondo.

E forse non ha più bisogno dell' esempio di Trieste per la sua operazione all' ILVA di Taranto: che esempio è di "araea a caldo ecologicamente conpatibile" se interviene anche qui la magistratura e le sue istanze al TAR sono respinte?

Ma il PD stolidamente, invece di rendersi conto che è inevitabile una riconversione dell' area ad attività portuali e logistiche, mantenendo industrie meno inquinanti, lancia anatemi paventando rischi occupazionali e fregandosene della salute di cittadini e lavoratori.

Avrebbe fatto meglio a spingere per tempo, lo segnaliamo da anni(clicca QUI), per una conversione in portualità e logistica invece di sostenere a spada tratta inquinamento e nocività in fabbrica: adesso non sarebbe Arvedi a minacciare e dettare le condizioni ma la comunità, mentre l' alternativa occupazionale sarebbe pronta.

Confucio diceva che la stupidità è un peccato mortale imperdonabile.




venerdì 13 gennaio 2017

A GORIZIA LA ZONA FRANCA PER LE INDUSTRIE, A TRIESTE I MUSEI IN PORTO VECCHIO - IL PICCOLO RIMUOVE LA NOTIZIA DALLA PRIMA PAGINA E DALL' INTERNO DELL' EDIZIONE TRIESTINA: PERCHE' ? - LA CONFINDUSTRIA LOCALE SI OCCUPA DI URBANISTICA E SONDAGGI INVECE CHE DELLA ENORME DEINDUSTRIALIZZAZIONE A TRIESTE - PERCHE' ? - NON SARA' TUTTA POLITICA ?


Ieri Il Piccolo ha riportato nell' edizione di Gorizia sia in Prima Pagina Nazionale che in quella Locale la proposta di legge per istituire una Zona Franca Isontina per sviluppare l' INDUSTRIA isontina grazie a una fiscalità di vantaggio.


Nell' Edizione di Trieste non c' era traccia di tutto questo malgrado l' articolo goriziano parlasse di esplicitamente di "consolidare le attività di transhipment (trasferimento di carico da una nave all’altra) che comunque rimangono il motore primario di tutto lo sviluppo economico dell’area, favorendo la capacità dei porti di Monfalcone e di Trieste di competere con i porti dell’Adriatico, dei Paesi europei, ovvero con Paesi extra-europei»  (clicca QUI per l' articolo ) citando le parole della presentatrice sen. Fasiolo del PD.

La Fasiolo ha dichiarato anche, sempre riguardo la "Zona Franca": " «ricetta ideale» per rilanciare gli investimenti diretti esteri in Italia, catalizzando l’interesse dei grandi gruppi internazionali che oggi non sono in Italia e creando, dunque, occupazione e sviluppo economico" .
Vale solo per l' isontino? E' una posizione ben diversa dal PD triestino che, insieme agli altri partiti, le Zone Franche le osteggia.

Come mai il Piccolo di Trieste non scrive a Trieste di queste grandi opportunità per il porto e la città di cui parlano a Gorizia al posto nostro?

Anzi cancella con cura la notizia che invece sarebbe di grande interesse per il nostro porto, SE VERA !
E' giornalismo questo?

Evidentemente l' ordine di scuderia è di parlare di Zona Franca a Gorizia e Monfalcone ma di censurare e boicottare la questione a Trieste dove, da sempre, è presente la rivendicazione popolare di una Zona Franca fiscale legata al Porto Franco Internazionale.

Cosa preparano?

Magari un trasferimento di Punti Franchi a Monfalcone e Porto Nogaro?

Del resto Il Piccolo, come TUTTI i politici locali, trascura la questione di una Zona Franca Fiscale o No Tax Area a Trieste come motore di sviluppo industriale perchè questo è l' orientamento della sedicente "classe dirigente" locale che ha da anni sposato l' idea di trasformare Trieste in una città turistica: in una specie di Montecarlo priva però del Paradiso Fiscale monegasco e perciò destinata ad un inevitabile fallimento.

Trieste città turistica, di musei e ricordi letterari,
e Venezia, magari con l' off-shore, terminale adriatico della Via della Seta insieme alla piattaforma logistica e retroporto nel Friuli (magari con delle belle Zone Franche colà trasferite e/o istituite).

Del resto Trieste è l' unica città dove la Confindustria invece di occuparsi di industrie si occupa di urbanistica con finalità turistiche. 

Questo succede in una città in cui la percentuale di PIL da industria è inferiore al 9%: un quarto in meno di Roma e molto meno della metà del Friuli...

Oggi c'è il convegno di Confindustria in cui viene presentata l' indagine di SWG su Porto Vecchio e cui partecipa  tutto questo presunto Gotha locale che ha portato Trieste al disastro.

Sarà stata posta agli intervistati la domanda se preferiscono un "PORTO VECCHIO URBANIZZATO E TRASFORMATO IN SEDE  DI MUSEI" oppure un "PORTO VECCHIO USATO PER FINALITA' PRODUTTIVE GRAZIE ALLA FISCALITA' DI VANTAGGIO CON CONSEGUENTE CRAZIONE DI POSTI DI LAVORO VERI " ? 
NO, cari lettori, questa domanda non c' era nei questionari dedicati a quali attività preferire nell' ambito della sdemanializzazione e urbanizzazione.
Come se a un condannato a morte chiedessero se preferisce la forca o la sedia elettrica ma non se desidera pittosto restare in vita.


Ebbene Trieste è la città più tradita dalla sua "classe dirigente": a suo tempo costretta, per le fisime nazionaliste dei "notabili", a stare in un sistema statale ed economico che l' ha marginalizzata e fatta declinare, adesso con un' associazione degli industriali che si occupa di urbanistica e sondaggi/marchetta ai politici invece di pensare a ricostruire un tessuto industriale distrutto.

Oggi sul giornale straparlano di "industria 4.0" quando a Trieste è stata praticamente eliminata la navalmeccanica e l' industria di base 1.0: non si capisce cosa vogliano fare in Porto Vecchio ma se prestate attenzione alle proposte riportate sul paginone e sentite finora e riportate nelle dichiarazioni ai TG di oggi (clicca QUI) si tratta concretamente solo di Musei, Musei e Musei (che di nuovo il buon giornalista Maranzana insieme a Dipiazza vuole mettere anche nel magazzino 23 dove stà la Saipem sistematicamente ignorata nell' articolo che parla dell' Adriaterminal).

E i famosi 50 milioni del Ministero della Cultura per Porto Vecchio sono 
ancora da sbloccare: ogni volta ne parlano come di una meraviglia... ma anche da sbloccati sono solo una goccia nel mare rispetto a costi complessivi di 5 miliardi (copyright sen. Russo) di cui ben 300 milioni sono solo per infrastrutturazione primaria (fogne, bonifiche, reti ecc.) e al vincolo di usarli solo per finalità culturali.



giovedì 12 gennaio 2017

NUOVI TAGLI AI TRENI ! TRIESTE PERIFERIA ISOLATA DELL' ITALIA: ERA IL CENTRO E IL PORTO DELLA MITTELEUROPA - CON L' AUSTRIA AVEVA I MIGLIORI COLLEGAMENTI FERROVIARI EUROPEI CHE ANCORA VENGONO USATI DAL PORTO - RIAPRIRE LA TRANSALPINA SCIAGURATAMENTE CHIUSA -


Perfino il Piccolo deve prendere atto dei tagli ai treni per Trieste e del crescente isolamento della nostra città (clicca QUI).

Cosi scrive oggi : "L’ultimo taglio su Trieste entra in un elenco di soppressioni partito dal 2009. Ora gli Ic 734 e 735, prima anche i collegamenti con Napoli, Lecce e Roma....L'ultimo, quello che cancella i due Intercity di collegamento tra Venezia e Trieste, utili a turnisti, studenti e lavoratori diretti a Fincantineri, è in coda a un lungo elenco di soppressioni. Isolamento. Non più solo un timore, ma la realtà."

Per quanto riguarda
il nostro Porto, ma anche il collegamento della città con la stazione di Opicina, è stata proditoriamente chiusa la TRANSALPINA malgrado il parere contrario dell' Autorità Portuale.
La Transalpina oltre ad essere necessaria per criticità su altre linee sarebbe estremamente utile per il collegamento passeggeri con la stazione di Opicina, dove fermano treni internazionali, e per una "metropolitana leggera".
Clicca QUI per i nostri precedenti articoli.

La situazione dei collegamenti ferroviari passeggeri di Trieste è la rappresentazione plastica della situazione della città: ISOLATA E PERIFERICA RISPETTO ALL' ITALIA E CON LE RADICI TAGLIATE O VECCHIE VERSO IL  SUO ENTROTERRA NATURALE MITTELEUROPEO.

Il porto della Mitteleuropa, una città che  era vivace e all' avanguardia in Europa nel 1914 è stata ridotta, dopo 100 anni di amministrazione italiana, a depressa e dimenticata città di provincia, in fortissimo calo demografico.

Quando parliamo di interessi nazionali italiani contrari a quelli di Trieste troviamo esempio concreto nei comportamenti delle Ferrovie e delle Dogane Italiane e nell' atteggiamento dei ministeri romani che, solo per dirne una, oltre a mettere una coltre di silenzio sul Porto Franco, dal 1994 non hanno ancora emesso i decreti attuativi per i Punti Franchi previsti dalla legge 84 sui porti.

Questi sono fatti, non opinioni.

Questo il risultato del nazionalismo italiano e del tradimento della "classe dirigente" locale.



Trieste deve sviluppare i collegamenti con l' Europa centrale e orientale.
Trieste deve tornare a casa per sopravvivere: l' avventura nello Stato Italiano la sta uccidendo.





martedì 10 gennaio 2017

#Follie - DEI PAZZI DICONO CHE SCONFIGGERANNO LA DISOCCUPAZIONE IN CRESCITA CON I MUSEI IN PORTO VECCHIO - PRESENTANO LA SUA SDEMANIALIZZAZIONE CON URBANIZZAZIONE COME IL "VOLANO DELL' ECONOMIA " ED IL FUTURO, MA IN DUE ANNI NON SI E' VISTO NEANCHE UN POSTO - SE VA BENE UN FUTURO DI GUARDIANI DI MUSEI E CAMERIERI PER POCHI GIOVANI !


I numeri sbugiardano gli annunci governativi: la disoccupazione cresce e quella giovanile raggiunge il 40% con il rischio di perdere un' intera generazione.

Si aggirano per Trieste dei mattacchioni che dichiarano che la principale risorsa e prospettiva di rilancio economico e "serbatoio di posti di lavoro" (copyright Russso) sarebbe la sdemanializzazione con urbanizzazione di Porto Vecchio.


Finora queste menti fine hanno partorito Musei, Parchi Urbani, Spiagge di Sabbia, Mercati all' Ingrosso del Pesce, Trenini Turistici, Corse Podistiche, Piazzali per Corriere e soprattutto una montagna di spese in capo al Comune che nessuno capisce come e chi pagherà visto che non hanno ancora fatto la Variazione di Bilancio indispensabile ed obbligatoria dal momento che dal 1° gennaio ne è proprietario.

Neanche un posto di lavoro in due anni e lo stesso "advisor" prevede 25 (venticinque) anni per la realizzazione a patto però che si trovino i finanziatori di cui non c' è traccia (a due anni dall' inizio dell' ambaradan !).
Tra 25 anni gli attuali disoccupati dovrebbero ormai andare in pensione, che non avranno, e ricordiamo che l' economista Keynes sosteneva che "nel lungo periodo saremo tutti morti".

Troppo difficile un semplice provvedimento a costo zero per istituire una No Tax Area in aggiunta al regime di Punto Franco doganale che incentiverebbe immediatamente insediamenti di attività produttive che creano lavoro vero come si vede in tutto il mondo.

Ci sono infatti circa 3.000 Zone Franche in crescita che hanno finora creato 66 (sessantasei) MILIONI di posti di lavoro: altro che fantasie turistiche e musei...

A Gorizia ci stanno lavorando seriamente tutti, dal sindaco alle opposizioni, a Trieste invece preferiscono giocare coi trenini e le barchette da adibire a museo.

Eppure la richiesta di Zone Franche è da sempre una rivendicazione triestina...



lunedì 9 gennaio 2017

FOLLIE - COMMERCIO IN CRISI NERA: CHIUDONO PURE I NEGOZI CINESI... POPOLAZIONE IN CALO E VOGLIONO URBANIZZARE PORTO VECCHIO ED APRIRVI NUOVI NEGOZI ( PER FAR CHIUDERE QUELLI RIMASTI !) - IL 13 UN CONVEGNO DEGLI "URBANIZZATORI SDEMANIALIZZATORI"



Come purtroppo noto Trieste è una città in gravissima crisi.
Sotto gli occhi di tutti c'è la situazione del commercio con numerose chiusure di negozi anche storici e molte chiusure perfino di negozi cinesi.


La popolazione è in forte calo: la città ha perso un quarto degli abitanti dagli anni '70 e non si contano più le abitazioni vuote.

In questa situazione desolante è stata fatta una grande pensata: allargare la città urbanizzando un immensa area priva anche di fognature perchè precedentemente destinata ad attività portuali e produttive. 

Attività continuate fino al 2001 quando un demenziale vincolo architettonico ne ha impedito qualsiasi ammodernamento; attività tuttora presenti all' Adriaterminal con Saipem e GMT.

Un' urbanizzazione con finalità turistiche e commerciali di quest' area creerebbe, in questa situazione di drammatico calo demografico e crisi commerciale, grandi danni alla città con spostamento del baricentro, calo del valore degli immobili e dei negozi, abbandono e desertificazione di ampie fette dell' attuale città.
Per non parlare dei costi stratosferici di gestione e infrastrutturazione primaria a carico del Comune che non ha i fondi e non ha nemmeno fatto la indispensabile previsione e Variazione di Bilancio.


Un' operazione del genere potrebbe essere vagamente ipotizzata solo in presenza di una città in forte crescita con un aumento di almeno 100.000 abitanti (sui 200.000 attuali) e di un flusso turistico di due milioni di turisti all' anno: sono cifre astronomiche e palesemente irraggiungibili indicate proprio dagli "sdemanializzatori"- clicca QUI -.


Si aggirano per Trieste delle persone che millantano la realizzazione di quento sopra con una cinquantina di milioni erogati dal Ministero della Cultura mentre solo l' infrastrutturazione primaria (fogne ecc.) costerebbe più di 300 milioni, mentre non c'è neanche l' ombra di un investitore privato disposto ad imbarcarsi in un' avventura fallimentare da 5 miliardi (copyright sen. Russo).

Millantano di riuscire ad attirare 100.000 nuovi abitanti e imponenti flussi turistici con un "attrattore culturale transnazionale" costituito da un accorpamento di musei deserti che non riescono nemmeno a pagarsi un cassiere con al centro mostre come quella sulle "Navi del Lloyd" di cui non hanno nemmeno il coraggio di rendere noto l' esiguo numero di visitatori paganti e con una nave arrugginita e imbottita di amianto come la Vittorio Veneto con costi di bonifica insostenibili. FANTATURISMO !


Tutto pur di non utilizzare l' area con finalità produttive sfruttando il regime agevolato di Punto Franco e la fiscalità di vantaggio di una No Tax Area che pure era prevista nella legge 19/1991 che istituiva il Centro Finanziario Off-Shore abortito.
Meglio cercare di racimolare qualcosa con speculazioni edilizie di esito incerto come i precedenti tentativi fallimentari hanno dimostrato (Portocittà, Trieste Futura ecc.).


E' noto che una città si sviluppa ed aumenta gli abitanti solo perchè offre possibilità di lavoro: ma questo non entra nella testa, e negli interessi, di queste persone legate a ipotesi da anni '70 poi rivelatesi catastrofiche.

Nei prossimi giorni documenteremo quello che è successo veramente con i recuperi dei Porti Vecchi di Lione, Marsilia e  Amburgo che pure erano molto più piccoli, in città affluenti e in forte crescita e con abbondanza di fondi pubblici, e che vengono citati e decantati come esempio da Ernst & Young e sdemanializzatori vari...

Venerdì 13, giorno scaramanticamente disgraziato, alcuni di questi personaggi si riuniranno per iniziativa di Confindustria per presentare i risultati del sondaggio su cosa fare in Porto Vecchio.

Il problema è che fra le domande non c' era il RIUTILIZZO PRODUTTIVO PER CREARE LAVORO ma solo amene ipotesi campate in aria.

Staremo a vedere cosa si inventeranno e commenteremo il sondaggio ricordando il pensiero mainstream della dinastia dei Pacorini, di cui uno è relatore al citato convegno, pensiero magistralmente condensato da Roberto Pacorini sul Piccolo meno di un anno fa: 

QUI LINK PER TAVOLA ROTONDA DI CONFINDUSTRIA


domenica 8 gennaio 2017

E' MANCATO ENZIO VOLLI: AVEVA MANTENUTA VIVA TRA DIVERSE GENERAZIONI LA FIAMMELLA DEL "PORTO FRANCO INTERNAZIONALE DI TRIESTE" E DELL' ALLEGATO OTTAVO, ORA FINALMENTE RICONOSCIUTO DA TUTTI ANCHE SE ANCORA NON APPLICATO -


E' mancato alla sua città Enzio Volli illustre giurista di Diritto Marittimo e cofondatore dell' Associazione Porto Franco internazionale di Trieste.

Persona di grande valore, rettitudine e solidi principi morali aveva sempre indicato nel Porto il fulcro dell' economia triestina, anche quando tanti se ne erano dimenticati, rivendicandogli sempre il rango di Porto Franco Internazionale, regolato dall' Allegato Ottavo al trattato di pace del 1947.
E ne aveva fornito ampia documentazione e dottrina giuridica a cui molti hanno attinto negli anni.

Questo suo impegno aveva fatto da ponte fra generazioni di triestini mantenendo viva la fiammella della rivendicazione dell' applicazione dell' Allegato Ottavo: posizione che ora, da poco tempo e dopo aspre lotte, sembra essere finalmente accettata da (quasi) tutti.

La sua fede repubblicana e "risorgimentale" gli impediva di considerare irriducibili la contraddizione ed il conflitto fra Porto Franco Internazionale di Trieste ed interessi nazionali italiani che, a nostro avviso, hanno invece determinato la decadenza della nostra città.

Il suo impegno è sempre stato quello generoso ma utopistico e costellato di amarezze, di far riconoscere pienamente il ruolo del Porto Franco Internazionale di Trieste nell' ambito dello Stato Italiano.
Questo impegno sorretto da grande dottrina giuridica ha permesso la recente riscoperta di questi temi.

Un altro grande Triestino se n' è andato. Ma il suo insegnamento giuridico e il suo esempio di una vita dedicata al lavoro e al servizio della comunità restano.
Pur rispettando posizioni diverse i triestini di buona volontà devono collaborare per salvare questa città che ha subito 100 anni di decadenza.