RESTITUIRE TRIESTE AL FUTURO -

AUTONOMI DALL' ITALIA MA CONNESSI CON IL MONDO - RESTITUIRE TRIESTE ALLA MITTELEUROPA - RESTITUIRE TRIESTE AL SUO FUTURO: CENTRALE IN EUROPA INVECE CHE PERIFERICA IN ITALIA -

sabato 11 febbraio 2017

Trump, Putin e l' odio antislavo dei politici triestini carrieristi


Nella Giornata del Ricordo, ricordiamoci che:
 
VISTO CHE:

• Putin e Trump vogliono accordarsi e trovarsi in Slovenia perché la First Lady è slovena e il figlio di Trump bilingue inglese – sloveno
• Putin intende investire un miliardo nelle ferrovie del porto di Capodistria per aumentarne lo sviluppo e rafforzare l’ amicizia con la Slovenia,
A TRIESTE NON CONVERREBBE ESILIARE I POLITICI CHE HANNO FATTO CARRIERA AIZZANDO L’ ODIO ANTISLAVO E LA PAURA DEL “BILINGUISMO” ?




L' incendio della Narodni Dom a Trieste




mercoledì 8 febbraio 2017

- NEGARE IL DIRITTO AL LAVORO AI GIOVANI E' UN DELITTO GRAVE - IL TRAGICO SUICIDIO DEL GIOVANE UDINESE - RIBELLARSI E' GIUSTO


 Il lavoro non è solo un modo per mantenersi e affermare la propria autonomia economica ma anche per realizzarsi come persona e tutelare la propria dignità.
Il tragico e dolorosissimo caso del giovane udinese suicida impone a tutti una riflessione.
Innanzitutto è molto meglio una dura ribellione collettiva e una rivolta generazionale della depressione e del suicidio ed anche della vita da sfaccendato o mantenuto.
Una rivolta contro politiche economiche che in adorazione di "spread" e "bilancia dei pagamenti" accettano recessione e deflazione che distrugge posti di lavoro e domanda interna.
Una rivolta contro una politica che non mette al primo posto la creazione di sviluppo e lavoro vero ma sostegno alla finanza e attacco ai diritti del lavoro.

I giovani devono stare nelle piazze a lottare per il proprio futuro non negli scantinati con una corda al collo o nei bar a strascicare le giornate.

E poi il problema della rappresentanza politica di questi giovani e, in generale, degli strati più deboli: la sinistra di governo che una volta si candidava a rappresentarli oggi pensa più alle banche ed esprime ministri del lavoro come Poletti...

Mai come in questa situazione si ripropone il motto "Ribellarsi è giustoed è anche sano.

Riproponiamo l' articolo del Corriere della Sera sul tragico suicidio (clicca QUI)

Udine, la lettera del 30enne suicida:
«La mia generazione è perduta. Mai un lavoro, vi dico addio

Una lettera d’addio, un lungo, spietato, violento atto d’accusa. Dopo averla scritta, il 31 gennaio scorso Michele è andato a casa della nonna, ha preso una corda e l’ha fatta finita. «Non posso passare la vita a combattere solo per sopravvivere... Di no come risposta non si vive, di no si muore», ha vergato con rabbia e grande delusione per un mondo del lavoro che l’ha rifiutato fino alla fine. «Ho fatto molti tentativi, ho cercato di darmi un senso e uno scopo usando le mie risorse... Sono stufo di fare sforzi senza ottenere risultati, stufo di colloqui di lavoro inutili, stufo di invidiare, stufo di chiedermi cosa si prova a vincere, stufo di fare buon viso a pessima sorte e di essere messo da parte...».
I genitori: «Per lui solo percorsi formativi e tanti no»
Trent’anni, udinese di un paese prealpino di confine, Michele faceva il grafico. Meglio, avrebbe voluto farlo. «Ma nessuno l’ha preso. Per lui sono stati solo percorsi formativi e corsi e poi risposte negative. E una e due e tre...», dice ora il padre al telefono con un groppo in gola. «Non siamo riusciti neppure noi a cogliere la profondità del disagio. Le sue parole sono un grido strozzato, è l’analisi spietata di un sistema che divora i suoi figli migliori». È l’urlo di una generazione perduta, dice. La chiamano generazione Neet, giovani che non studiano e non lavorano e hanno pure smesso di cercare, di credere, di volere. Un popolo di sfiduciati e avviliti.
I genitori hanno chiesto che la lettera del figlio fosse pubblicata integralmente dal Messaggero Veneto. «Perché questo è un allarme rosso, un grave fenomeno sociale, che lui ha voluto denunciare».
Michele e la sua lettera: «Un disastro»
Michele era un figlio di quel Nordest che dopo i fasti del boom ha conosciuto la grande crisi, lasciando sul campo i cocci di centinaia di aziende, di migliaia di disoccupati (in dieci anni sono triplicati), di decine di suicidi. «Da questa realtà non si può pretendere niente - ha scritto nelle ultime, drammatiche pagine - Non si può pretendere un lavoro, non si può pretendere di essere amati, non si possono pretendere riconoscimenti». Dopo aver cercato lavoro per anni, aveva preso a vedere nero il presente e anche il futuro, in modo totale, cosmico. «Un disastro a cui non voglio assistere». Parole cariche di impotenza, rancore e frustrazione.
La richiesta di perdono a mamma e papà
«Lo stato generale delle cose per me è inaccettabile, non intendo più farmene carico...». Chiede perdono a mamma e papà. «Se potete». Un dolore immenso, quello di una madre e di un padre sopravvissuti al figlio. «Io lo so che questa cosa vi sembra una follia ma non lo è. È solo delusione. Mi è passata la voglia: non qui e non ora. Non posso imporre la mia essenza, ma la mia assenza sì».
«Questa generazione si vendica del furto della felicità»
Non è follia, scrive, non è caos. «Dentro di me c’era ordine. Questa generazione si vendica di un furto, il furto della felicità». Il padre lo traduce così: «Sono giovani che hanno vissuto come sconfitta personale quella che per noi è invece la sconfitta di una società moribonda». Suo figlio ne ha fatto un incubo: «Un mondo privo di identità, privo di garanzie, privo di punti di riferimento». 
Si scusa con gli amici e dà un titolo alla sua denuncia: «Questa è un’accusa di alto tradimento». L’ultimo schiaffo è per il governo:«Complimenti al ministro Poletti, lui sì che ci valorizza».


martedì 7 febbraio 2017

D' AGOSTINO ATTACCA FRONTALMENTE L' OFF-SHORE DI VENEZIA E PROSPETTA UNO SVILUPPO INDUSTRIALE DEI PUNTI FRANCHI - DIPIAZZA TACE E CON GLI ALTRI CONTINUA L' ANNOSA E INCONCLUDENTE LITANIA DEL TURISMO E DEI MUSEI A CIELO APERTO IN PORTO VECCHIO E OVUNQUE -


Al convegno sull' "Economia del Mare", del CNA (area PD), di ieri la politica locale ha esibito nuovamente la sua miseria progettuale lanciandosi nuovamente in giaculatorie e promesse di sviluppo economico legate alla sdemanializzazione e urbanizzazione di Porto Vecchio di cui, riannunciano, inizieranno a fine anno i cantieri della viabilità, a tre anni dal famoso blitz di Russo e senza l' ombra di un investitore e di un progetto serio che non sia Musei, Musei e ancora Musei.

Questa del turismo museale è una giaculatoria ripetuta da una "classe dirigente" priva di progettualità che non sia quella di trasformare Trieste in un "museo a cielo aperto",  imbalsamandone il glorioso passato asburgico, perchè l' Italia qui non ha portato niente degno di visite.

Invece di pensare un futuro di sviluppo economico vero legato alle nuove prospettive geopolitiche, chiaramente emerse nel partecipatissimo convegno del Limes Club sulle "Nuove Vie della Seta", questi pensano solo al passato e ad aumentare un po' la permanenza dei turisti che attualmente è solo di un giorno e mezzo.
E' da anni che menano il can per l' aia su questi temi mentre i posti di lavoro e la popolazione calano.

L' unica autorità  a staccarsi da questa palude è stato il Presidente  dell' Autorità Portuale D' Agostino che ha rivendicato i 225 posti di lavoro creati in poco tempo ed il concretissimo progetto di utilizzare i Punti Franchi per favorire l' arrivo di industrie, attività produttive e lavoro vero.

Ha anche attaccato esplicitamente e duramente, segno che il vento è girato, il progetto di Porto Off-Shore di Venezia, pensato per far concorrenza al nostro utilizzando finanziamenti pubblici, nel silenzio assordante del sindaco Dipiazza che tace sui progetti antitriestini del suo amico e sodale Brugnaro, sindaco di Venezia sostenitore acceso di Paolo Costa, presidente Autorità Portuale di Venezia, e dell' Off-Shore.

Silenzio prudente su questo fronte anche degli altri, Costa è di area PD-Prodi, intenti a menare l' aquilone del turismo come principale futuro di Trieste e non solo possibile attività aggiuntiva ma certamente secondaria.
Quanto alle proposte di trasformare Trieste in un "museo a cielo aperto" in ricordo di Maria Teresa, noi Maria Teresa l' adoriamo perchè a Trieste ha portato la modernità e sviluppo economico attraverso il Porto Franco Internazionale e non certo l' idea di imbalsamarla in un museo.

Sarebbe ora di cercare di capire come sta cambiando il mondo invece di gingillarsi con il "fantaturismo": Trieste non può vivere di solo "food & bevarage" (vedi sotto) e Musei


Ultima ora: a riprova del cambiamento di clima sull' Off-Shore veneziano apprendiamo che il sen. Casson, ex magistrato ed avversario di Brugnaro alle amministrative, ha presentato un' interrogazione al senato in cui ipotizza il "danno erariale" per Paolo Costa per aver affidato il progetto definitivo per 4 milioni nonostante sia in regime di "prorogazio" di Presidente della A.P.

Ecco gli articoli del Piccolo:

D’Agostino dice no a soldi pubblici per l’off-shore 
«Non abbiamo timori per la concorrenza dei porti vicini - ha affermato nel convegno di ieri il presidente dell’Autorità di sistema portuale, Zeno D’Agostino - oggi la competitività di un porto si misura sul lato terrestre (quegli degli interporti e dei collegamenti ferroviari, ndr.) Quanto al versante mare, chi non ha accessibilità marittima deve cambiare mestiere», ha aggiunto senza mezzi termini riferendosi al porto offshore per il quale Venezia ha appena affidato la progettazione. «Ed è ancora più assurdo - ha aggiunto - che per acquisirla vada a chiedere soldi pubblici». Il presidente dell’Authority ha inoltre ricordato come a Trieste siano oggi aperti cantieri per la Poattaforma logistica e i Moli Quinto, Sesto e Settimo, tutti con soldi privati». (s.m.)

Porto, yacht e turismo A Trieste il mare torna a creare occupazione Dati incoraggianti al convegno della Cna al Savoia «Il territorio è ancora ricco di competenze e saperi»
Le 225 nuove assunzioni in porto in due anni, la nicchia del refitting dei megayacht che ha in Trieste un polo di rilievo europeo, il turismo crocieristico che cresce, la prospettiva della realizzazione del grande acquario e soprattutto della riconversione del Porto vecchio: il mare è tornato a essere a Trieste il motore che tutto muove. Ne sono convinti i principali intervenuti al convegno “L’economia del mare. Vecchi e nuovi mestieri” svoltosi ieri all’hotel Savoia Excelsior e cioè il presidente dell’Autorità di sistema portuale Zeno D’Agostino, l’attuale sindaco Roberto Dipiazza e l’ex primo cittadino Roberto Cosolini. «La città è ancora ricca di competenze e saperi in questo campo», ha potuto concludere Giancarlo Carena presidente di Cna (Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa), l’associazione che ha organizzato l’evento anche questo svoltosi dinanzi a un folto pubblico. I saperi in realtà sono stati anche aggiornati o addirittura reinventati e lo hanno dimostrato i primi tre relatori. Dall’officina navale di Marino Quaiat e lo ha spiegato lui stesso, dapprima è nato il Polo nautico sul Canale navigabile e poi Trieste refitting system che comprende anche Cartubi, Ocean, Meccano, Zinelli e Perizzi. «Nel 1998 vi lavoravano dieci persone - ha spiegato Quaiat - adesso siamo in 60, ma possiamo crescere ancora perché dei 7.300 megayacht che navigano nel mondo, la metà sono di stanza nel Mediterraneo e ora siamo in grado di fare concorrenza ai cantieri tedeschi, olandesi, francesi e spagnoli, oltre a quelli del Tirreno. Per la città si possono prospettare ricadute in molti settori: pensiamo solo al food& beverage dato che questi megayacht hanno cambuse con migliaia di bottiglie (!!). Ma noi stessi - ha concluso - avremmo bisogno di manodopera specializzata». Su qualche versante la città, dove del resto ha sede l’unica compagnia italia di trasporto container, Italia Marittima, si è già attrezzata. «La formazione è a livelli di eccellenza», ha potuto dire Bruno Zvech, direttore generale dell’Accademia nautica dell’Adriatico, scuola post Nautico un istituto che solo qualche anno fa sembra avviato all’estinzione. «Per il 70% i cadetti e le cadette (una folta rappresentanza era presente al convegno) provengono da fuori Trieste. La città sta tornando a internazionalizzarsi, il segreto del suo sviluppo ai tempi di Maria Teresa». Molti saranno gli eventi dedicati al trecentesimo anniversario della nascita della sovrana austriaca. Lo ha annunciato Umberto Malusà, presidente del Consorzio Promotrieste affermando che «promuoveremo Trieste, museo a cielo aperto, come città di Maria Teresa». L’obiettivo è anche di prolungare in città la presenza del turista che in media si attesta su un giorno e mezzo soltanto. Due sono gli asset sui quali insistere: Trieste città di contaminazioni culturali (si pensi ad esempio alle tante chiese di culti diversi) e Trieste come città del mare. A proposito di quest’ultima accezione, Malusà ha precisato che «per esempio stiamo pensando a un percorso turistico di visita a una serie di antiche imbarcazioni locali». Nel successivo dibattito, moderato dal docente Paolo Feltrin, Zeno D’Agostino è entrato nel cuore del problema ricordando che «in due anni abbiamo creato in porto 225 posti di lavoro veri, cioé a tempo indeterminato. Non ci interessa - ha affermato - movimentare qualche contenitore in più, ma portare a casa il maggior valore possibile da ogni unità di traffico. Aspiriamo in sostanze a creare dai contenitori attività manifatturiera e industria». E Roberto Cosolini ha sostenuto che «Trieste è oggi riconosciuta non soltanto come la capitale del Friuli Venezia Giulia, ma anche dell’area costiera che arriva fino a Pola (??? ndr)e di una porzione di territorio che si protende in Europa perché è riconosciuta la sua capacità di offrire servizi avanzati». Il salto di qualità definitivo però lo si avrà soltanto con la rivitalizzazione del Porto vecchio.(??? ndr) «La prossima settimana - ha annunciato Dipiazza - firmeremo la convenzione per l’utilizzo dei primi 50 milioni. Ma stiamo già lavorando sul progetto per la viabilità con il viale, due rotonde e il grande ingresso accanto alla Stazione ferroviaria. A fine anno contiamo di aprire il cantiere. Ma oltre al Porto vecchio ci sono il Porto nuovo e il turismo che ci stanno dando soddisfazioni - ha concluso il sindaco - togliamoci di dosso la negatività perché non ha più ragione di
esistere.

lunedì 6 febbraio 2017

SI SPEZZA IL FRONTE ITALIANO PRO OFF-SHORE DI VENEZIA - IL NUOVO PRESIDENTE IN PECTORE DEL PORTO DI VENEZIA FRENA L' ATTUALE (PAOLO COSTA) CHE HA FATTO PARTIRE LA PROGETTAZIONE DEFINITIVA -

La pressione dei nuovi assetti geopolitici mondiali che favoriscono la rinascita del Porto Franco Internazionale di Trieste (vedi convegno del Limes Club Trieste QUI) stanno cominciando a provocare fratture nel fronte italiano che da decenni si mette di traverso allo sviluppo del nostro porto e al riconoscimento della funzione dei Punti Franchi che l' autorità portuale di Zeno D' Agostino sta valorizzando anche per attività industriali.


Da Singapore, dove lavora, Pino Musolino, il presidente in pectore dell' Autorità Portuale di Venezia, ha lanciato un siluro alle posizioni di Paolo Costa che ha appena firmato un contratto di 4 milioni di soldi pubblici per la progettazione definitiva del famigerato Porto Off-Shore.

Lo riporta il supplemento veneto del Corriere della Sera di ieri, che riportiamo sotto, da cui traspare che il Ministro Delrio punterebbe invece sullo sviluppo di Trieste.
Come abbiamo documentato oggi (QUI) circolano articoli di stampa preoccupati per la rinascita mitteleuropea del Porto di Trieste data per inevitabile.

Queste fratture del fronte avverso al Porto Franco Internazionale di Trieste, dovute al particolare momento storico e geopolitico favorevole, vanno ampliate dando sostegno alla parte che punta allo sviluppo del nostro porto.

Infatti solo da una ripresa e dall' indipendenza economica di Trieste può passare l' autonomia politica e amministrativa.

La decadenza e la depressione economica, 
lungi dal stimolare reazioni, mantengono la prostrazione e allontanano le possibilità di riscatto ed ogni possibilità di ripresa, anche parziale, va assecondata senza preconcetti e senza illusioni eccessive.

Ecco il testo dell' articolo del Corriere di ieri (QUI):

Porto offshore, Musolino frena Costa

Il nuovo presidente: sarebbe stato opportuno non assegnare la progettazione definitiva

«In considerazione del momento estremamente delicato e delle innumerevoli questioni pendenti, sarebbe forse stato opportuno aspettare l’insediamento dei nuovi vertici prima di procedere alla firma di un contratto di tale rilevanza», afferma Pino Musolino da Singapore. Il futuro presidente del Porto frena così Paolo Costa che venerdì ha assegnato la progettazione definitiva (per quattro milioni) del terminal offshore a un gruppo italo-cinese
La premessa è d’obbligo, anche se ormai, dopo il voto delle commissioni di Camera e Senato, non ci sono più dubbi sulla sua nomina: «Per il momento preferisco non entrare nel merito dell’argomento». Ma sul metodo che ha portato Paolo Costa, presidente uscente dell’Autorità portuale di Venezia, a firmare il contratto con il raggruppamento di imprese italo-cinese 4C3 per la progettazione del terminal offshore per le merci, Pino Musolino non nasconde le sue perplessità: «In considerazione del momento estremamente delicato e delle innumerevoli questioni pendenti, sarebbe forse stato opportuno aspettare l’insediamento dei nuovi vertici (presidente, segretario generale e comitato di gestione) prima di procedere alla firma di un contratto di tale rilevanza», afferma il futuro presidente del Porto da Singapore. Lì lavora per la Hapag Lloyd (sta chiudendo i contratti) e da lì osserva con attenzione tutti gli sviluppi recenti, nonostante i 10 mila chilometri di distanza e le sette ore di fuso orario, che rendono incandescenti il suo cellulare e la linea Skype – quella che gli è servita per i due colloqui che hanno convinto il ministro dei Trasporti Graziano Delrio a nominarlo – soprattutto nelle ore notturne.
Una reazione che sembra ben lontana dalla battuta di Costa a chi gli poneva proprio questa domanda, e cioè perché avesse accelerato la firma per farla negli ultimissimi giorni del suo mandato in prorogatio e nel bel mezzo del Capodanno cinese, che nel paese del Sol levante è una festa molto sentita: «Gli lascerò sul piatto d’argento una bella cosa», aveva detto l’uscente. Di più Musolino non dice: non vuole far sapere se è d’accordo con il progetto dell’offshore, ma è evidente che lui, laureato in Giurisprudenza e specializzato in diritto marittimo, guarda con preoccupazione alla firma di un contratto da 4 milioni per un progetto come l’off-shore che a Roma e dintorni crea tante perplessità.
Dal ministero di Delrio esce solo una dichiarazione di principio: «La riforma della portualità ha messo al centro l’ottica del “fare sistema” tra porti e si continua a pensare che la collaborazione tra Venezia e Trieste e fino a Ravenna è la vera carta da giocare per uno sviluppo del Nordest». Ma leggendo tra le righe è chiaro che Delrio conserva i dubbi su quel progetto da 1,4 miliardi di euro che consentirebbe di far arrivare vicino a Venezia le gigantesche navi da 20 mila teu (unità di misura dei container), proprio perché si chiede se abbia senso investire così tanto. Anche perché c’è un porto che non ha la laguna di mezzo, Trieste, supportato da Debora Serracchiani, potente governatore del Friuli-Venezia Giulia e responsabile Infrastrutture del Pd. Il messaggio è chiaro: le valutazioni nazionali (espresse anche con i documenti critici della struttura tecnica di missione del ministero, del Consiglio superiore dei lavori pubblici e dello stesso Cipe) divergono da quelle veneziane. «Il governo contrario all’offshore? Cambieremo governo», ha scherzato Costa, che ha sempre detto che l’offshore servirà anche a Trieste. Ma anche il parlamentare del Pd Michele Mognato venerdì ha sottolineato la stranezza di un progetto che va avanti senza il via libera tecnico del Cipe. Scettici anche i consiglieri comunali del Gruppo Misto Renzo Scarpa e Ottavio Serena: «Il porto offshore è sostenuto dall’idea che la laguna e il suo entroterra siano destinati ad uno sviluppo infinito - attaccano - basta scorrere il progetto per rendersi conto dei possibili disastri e rischi connessi».
Domani intanto si riunirà il Tavolo dell’economia marittima e portuale, composto da numerosi operatori, per dire no all’ipotesi di un terminal crociere a Porto Marghera.


domenica 5 febbraio 2017

INQUIETUDINE ITALIANA PER LA RINASCITA MITTELEUROPEA DEL PORTO DI TRIESTE - DUE ARTICOLI CHE ESPRIMONO LE PERPLESSITA' DI AMBIENTI ECONOMICI E POLITICI ITALIANI -


Serpeggia inquietudine in Italia sulla possibilità che Trieste, grazie ai nuovi assetti geopolitici, riprenda il ruolo storico di Porto Franco Internazionale della Mitteleuropa.
Possibilità che è uscita apertamente al convegno del Limes Club sulla Nuova Via della Seta di Pechino.


Sono usciti due articoli sulla rivista, peraltro qualificata, STATI GENERALI che pubblichiamo sotto con delle brevi note.
Sono:
1) TRIESTE RITORNA PORTO MITTELEUROPEO: MA E' DEL TUTTO POSITIVO?
2) LA PARTITA DI RISIKO SUL MEDITERRANEO. PUTIN SI AVVIA ALLO SCACCO MATTO?

In ogni caso dagli articoli emerge continuamente che gli interessi nazionali italiani non coincidono con quelli di Trieste e speriamo che questo non fermi la recente riscoperta ufficiale dell' Importanza strategica dei nostri Punti Franchi (clicca qui).

Ecco gli articoli con in rosso alcune nostre note.


TRIESTE RITORNA PORTO MITTELEUROPEO: MA E' DEL TUTTO POSITIVO?
25 gennaio 2017 Aldo Ferrara, 
clicca QUI 

L’Ansa del 25.01.17 batte la seguente notizia: (ANSA) – TRIESTE, 23 GEN – “Partirà mercoledì 25 gennaio dal Porto di Trieste il primo treno intermodale programmato a lunga percorrenza sulla direttrice Kiel-Goteborg per il trasporto di contenitori, semirimorchi e casse mobili, in arrivo e partenza via mare da Turchia e Grecia da e per il mercato dell’area baltica.
Il treno – annuncia oggi l’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Orientale – partirà alle 11.00 da Trieste e raggiungerà Kiel (Germania) alle 13.00 del giorno successivo. Da qui il carico proseguirà via mare per arrivare alla destinazione svedese di Goteborg, nella mattinata di venerdì. Il servizio rappresenta il primo collegamento operativo lungo il corridoio TEN-T Adriatico-Baltico. 
L’iniziativa è stata avviata su richiesta della Ekol, operatore logistico che utilizza il Terminal EMT del Molo VI e che di recente ne ha acquisito la partecipazione di maggioranza.
Alla realizzazione del prodotto intermodale collaborano TX Logistik AG e Mercitalia Rail Srl per la trazione ferroviaria, Alpe Adria Spa e la stessa TX in qualità di Mto, e Stena Line che cura la prosecuzione marittima fino a Goteborg. La distanza ferroviaria è di 1.360 chilometri, a cui si aggiungono 234 miglia marine per la destinazione finale, con un transit time ferroviario di 26 ore e di 14 ore via ferry. Il treno sarà composto da 16 carri “Poche” doppi con una capacità di carico pari a 32 Uti (unità intermodali da 45′ o 13,6 metri).” ( vedi Fig. 1, cartina  ANSA, a lato).
Le deduzioni sono tante non solo in tema di trasporti su ferro anche di natura geo-politica. Come noto, malgrado l’avveniristica concezione di Karel Van Miert, (http://www.glistatigenerali.com/inquinamento_macroeconomia/karel-van-miert-il-profeta-della-vera-unione-europea/) i corridoi di percorso obbligato su ferro in Europa sono disattesi da molti anni. Quindi , in via teorica, questa notizia è da considerare positiva. Ma alcuni elementi da considerare appaiono imprescindibili:
1)     Il corridoio Trieste –Kiel costituisce un percorso preferenziale per le merci in direzione Nord e Scandinavia e provenienti dal MO, specie Turchia e Grecia.
2)     Il percorso è attiguo alla Slovenia ormai sede privilegiata del turismo tedesco e nord-europeo ( La Slovenia con una costa minuscola sede privilegiata del turismo tedesco e nord europeo? Confondono forse con la Croazia? Ma le guardano le cartine geografiche? ndr) visti i rapporti di solidarietà politica tra la Cancelliera Merkel ed il Commissario Bulc, (http://www.glistatigenerali.com/trasporti_turismo/achtung-difficolta-in-vista-per-il-prodotto-interno-turistico/);
3)     Il percorso Trieste-Kiel taglia fuori e spazza dal contesto di trasferimento merci, e successivamente passeggeri, i paesi dell’Intermarium ( Paesi Baltici, Polonia, Ungheria, Romania, Croazia, Serbia, Montenegro, Repubblica Ceka e Slovacca) (Ma se le merci in transito a Trieste sono proprio per quei paesi mitteleuropei !!! ndr) o da tempo favorevoli ad una “ terza via” economica e stretti nella tenaglia Russia-Germania. Da tempo detti Paesi, che hanno sancito l’accordo di Viségrad, operano per depotenziare l’asse Berlino-Mosca, a loro poco favorevole negli accordi commerciali su gli scambi petroliferi e di greggio particolarmente.
4)     Il corridoio , per quanto possa favorire il porto di Trieste, depotenzia il Corridoio 1 Berlino-Palermo,(Ecco qua gli interessi italiani! ndr) a questo punto inutilizzabile e non più progettabile per le gravi carenze infrastrutturali portanti nel sud dell’Italia.
5)     Da questo contesto viene esclusa la sponda adriatica italiana, sede della più alta concentrazione di PMI, le quali avrebbero potuto avvantaggiarsi, invece, del porto di Ancona (? e Venezia e Ravenna? ndr) come sede di scambi intermodali.( Ecco qua gli interessi italiani! Ma se Trieste lavora al 90% estero su estero e non imbarca neanche un chiodo dalle PMI della sponda adriatica italiana ! ndr)
Ne consegue che, malgrado il potenziamento prevedibile del porto di Trieste, questo corridoio merci si rivelerà poco proficuo per l’intermodalità dì esportazione delle merci italiane ( Infatti il Porto di Trieste lavora estero su estero da sempre e le merci italiane vanno a Venezia e Ravenna ! Di che parla?) che da tempo , tropo tempo soffrono del depotenziamento del trasferimento su ferrovia ( Tab. 1)( infatti se Trieste è il principale porto ferroviario è grazie agli operatori ferroviari austriaci e tedeschi non certo a Trenitalia !).

LA PARTITA DI RISIKO SUL MEDITERRANEO. PUTIN SI AVVIA ALLO SCACCO MATTO?
28 gennaio 2017 Aldo Ferrara , clicca QUI

L’Italia se la cava sempre: mentre, con l’agonia della TAV Lisbona-Kiev, la Val Susa è attraversata da un vento di sollievo, Trieste risuscita (Magari! Dà fastidio? ndr) e forse con essa anche il cantiere di Monfalcone (Il cantiere navale di Monfalcone non ha bisogno di resuscitare: è ben attivo. ndr)
L’armatore turco “UN Ro-Ro”, (trasporto intermodale tra la Turchia e l’Europa con 12 navi e una capacità di 322 mila trucks/anno) ha acquisito nuove potenzialità con il  gruppo armatoriale Ulusoy Ro-Ro, alla cifra di 215 milioni di euro. Verrà così potenziato il volume degli scambi della Turchia con l’Europa, soprattutto verso Trieste, con frequenza settimanale aumentata, dal porto di Cesme (Smirne) che serve la regione del Mar Egeo, oltre agli scali di Pendik, Ambarli e Mersin, già serviti da UN Ro-Ro. Inoltre la regione si Smirne sarà direttamente collegata alla Francia verso Marsiglia e Tolone. Nel 2017, UN Ro-Ro punta ad ampliare la propria capacità nel porto di Trieste, ad aumentare il numero di partenze al porto di Tolone e completare i progetti di aumento della capacità delle proprie navi. Inoltre, nuove linee ferroviarie intermodali saranno incluse nelle nuove linee da Trieste per Italia, Germania e Benelux. ANSA 27 genn.2017
Questo comunicato ANSA, battuto in  data 27 gennaio, inserito tra tanti altri, è all’apparenza un banale comunicato commerciale. Invece no! Nasconde una strategia geo-politica tra le pieghe di un potenziamento dei trasferimento merci attraverso l’Adriatico e verso Trieste. Si sottolinea anche il potenziamento del volume merci verso Tolone e Marsiglia, in Francia. In pratica succede che il corridoio 5 Lisbona-Kiev, quello della TAV per intenderci, viene completamento scardinato con queste direttrici di scambio non più trasversali ma verticali da Trieste e Tolone, ossia sud dell’Italia e sud della Francia verso direzione Nord Germania e Scandinavia.
L’Ucraina è fatta fuori dalla nuova direttrice, l’Italia salva solo il porto di Trieste, divenuto cruciale ed indispensabile ma di fatto controllato dalle correnti mercantili mitteleuropee (Mamma mia che fastidio! Ma se gli italiani lo hanno sempre sabotato, cosa pretendono? ndr).
La città giuliana rivive la sua epoca mitteleuropea in salsa russa e si appresta a diventare il porto di riferimento degli scambi commerciali del Mediterraneo Orientale (Magari! ndr)
In pratica, assistiamo impotenti (Forza, ricominciate a sabotare Trieste, dai ! ndr) ad una manovra di aggiramento che Putin ha concordato con i suoi più stretti alleati europei (Francia e Germania) non solo sulla Ucraina e Crimea ma sulla intera Europa Mediterranea (Italia, Grecia, Spagna).
 I porti greci e spagnoli sono esclusi dalle correnti di traffico commerciale e resistono come porti di traffico turistico con la caratteristica stagionale.( ??? Non sa che il Pireo (Atene) è stato comperato dai Cinesi della COSCO, ha aumentato molto il traffico merci  (QUI) e i cinesi stanno velocemente costruendo una ferrovia veloce per Budapest ! Altro che porto turistico stagionale! E che Barcellona è tutt' altro che un porto turistico stagionale! Pura incompetenza ! ndr) E’ il nuovo protocollo d’Intesa tra Putin e la Turchia, indice di un nuovo agreement con Erdogan, prima acerrimo nemico, adesso sodale. Con “l’America First”, Putin ha in mano gli scambi commerciali europei, detterà i prezzi del greggio e le modalità di trasferimento e così sarà “Russia First”, in russo Rossiya pervoy. Nel frattempo qualcuno avvisi il M5S che la TAV è ormai lettera defunta (Infatti oggi l' amministratore delegato delle Ferrovie Italiane ha annunciato gli investimenti per la tratta Brescia Venezia della TAV - clicca QUI- ! Naturalmente ha annunciato anche che fra qualche decennio forse sarà possibile andare da Trieste a Venezia in 70 minuti.... ndr)

P.S. Ci offriamo per consulenze a pagamento a giornali italiani su Trieste e porti.