RESTITUIRE TRIESTE AL FUTURO -

AUTONOMI DALL' ITALIA MA CONNESSI CON IL MONDO - RESTITUIRE TRIESTE ALLA MITTELEUROPA - RESTITUIRE TRIESTE AL SUO FUTURO: CENTRALE IN EUROPA INVECE CHE PERIFERICA IN ITALIA -

sabato 4 marzo 2017

MARIA TERESA D' AUSTRIA ED IL SUO AMATO MARITO FRANCESCO I, IMPERATORE E MAESTRO MASSONE

MARIA TERESA D' AUSTRIA CON IL MARITO IMPERATORE FRANCESCO I IN UN RITRATTO MATRIMONIALE DEL 1746

Le imminenti manifestazioni per il Trecentesimo di Maria Teresa ci permettono di affrontare il tema della diffusa presenza a Trieste di associazioni "massoniche".

Come vedremo, sotto il nome generico  di Massoneria vengono, nelle conversazioni complottiste da bar e nella disinformazione della stampa, messe realtà estremamente diverse: sia la Massoneria Regolare (clicca QUI per il sito) che è un' istituzione che quest' anno compie 300 anni come Maria Teresa, trasparente, pubblica e molto rispettata nel mondo anglosassone e tedesco per i suoi meriti sociali, sia "massonerie" e logge deviate che sono proliferate soprattutto in Italia e che sono state veicolo di nazionalismo, antireligiosità, eversione e perfino di criminalità sviluppatasi in un clima di "segretezza".

Pochi ricordano che l' amatissimo marito di Maria Teresa d' Austria, l' Imperatore Francesco I, era Maestro Massone.


Infatti Francesco I di Lorena nel 
1731 venne richiamato a Vienna dall'imperatore e durante il viaggio fu iniziato in Massoneria in una cerimonia segreta che si tenne a Le Hague, presso una casa di proprietà del locale ambasciatore britannico, Philip Stanhope, IV conte di Chesterfield. Qualche anno dopo, quando il futuro Imperatore Francesco I compì un viaggio in Inghilterra, venne nominato maestro massone in un'altra cerimonia speciale tenutasi a Houghton Hall, residenza del primo ministro Robert Walpole nel Norfolk.

L' adesione alla Massoneria era cosa frequente tra i sovrani illuminati dell' epoca: ad esempio furono Massoni anche Federico II di Prussia ed anche Massimiliano d'Asburgo, fratello di Francesco Giuseppe e futuro Imperatore del Messico (proprio quello di Miramar...) e numerosi altri.

Naturalmente si trattava della Massoneria Regolare, istituzione internazionale con sede mondiale a Londra e non delle sedicenti massonerie, irregolari e deviate spesso veicolo di acceso nazionalismo ed anticlericalismo esasperato, che si crearono numerose e incontrollate in Italia ed a cui si deve molta della cattiva fama recente.
Attualmente in Italia si contano oltre 40 diverse organizzazioni "massoniche", alcune pericolosamente infiltrate.


Come sempre bisogna saper distinguere.


La Massoneria Regolare  è un sodalizio morale, permeato di spirito rinascimentale - favorevole alla pratica religiosa personale ed al cui interno è vietato parlare di politica - che mira al perfezionamento morale e sprituale dei suoi aderenti con un complesso sistema di allegorie e simboli e che, soprattutto nel mondo anglossassone e tedesco, è considerato fucina di persone dotate di alto senso civico ed elevato standard morale.
Vi aderiscono anche numerosi alti prelati Protestanti ed Ortodossi e molti Cattolici anche praticanti.


Un altro dei motivi della presenza a Trieste della Massoneria Regolare è che ne facevano parte diversi esponenti del Governo Militare Alleato, in particolare quelli che si dimostrarono inflessibili nel contrastare le virulente manifestazioni nazionalistiche.

I servizi di sicurezza del Governo Militare Alleato nel 1951 hanno redatto il rapporto che riportiamo sotto: erano anni in cui le massonerie deviate triestine, in accordo con i "servizi" italiani e l' "Ufficio Zone di Confine" del Governo Italiano, erano attive nel sostegno alle azioni destabilizzanti dei nazionalisti nostrani.




RAPPORTO DEI SERVIZI DI SICUREZZA DEL GMA (1951) SULLA MASSONERIA DEVIATA TRIESTINA -

La massoneria a Trieste si divide in due logge massoniche. Essa si basa praticamente su una organizzazione segreta del tipo delle società segrete meridionali, note sotto il nome di “mafia” in Sicilia o di “camorra” a Napoli.

Come queste, anche le logge massoniche hanno come scopo fondamentale una funzione di mutua assistenza a favore degli associati; manifestano carattere antireligioso e utilizzano il nome di massoneria nell’intento di potere contare su una certa simpatia da parte degli elementi inglesi e americani residenti a Trieste con funzioni ufficiose o ufficiali al Governo militare alleato; i quali a loro volta sarebbero affiliati a logge inglesi e americane nelle rispettive città d’origine.

La loggia principale a Trieste ha la sua sede pratica nel circolo della Cultura e delle Arti in piazza Verdi. Si chiama la Loggia Rossa perché derivata da una scissione della Loggia Scozzese. Tra i dignitari di questa Loggia Rossa si contano il prof. Cammarata, l’avv. Forti, l’ing. Nunzi e Libutti. Fra i minori vengono annoverati l’ing. Doria, Palutan, presidente di zona, Poilucci, Franzil, Puecher (socialista), l’avv. Volli (repubblicano), col. Fonda Savio.

L’altra Loggia Scozzese o Tricolore ha la sua sede principale a Bari in via dei Rossi n. 131 presso Giaconi o presso il medico dott. Demetrio di Demetrio in via S. Nicolò n. 2.

A Trieste questa Loggia conta fra le persone notevoli il gen. Rizzo, da considerarsi fra i capi, insieme a Monciatti (Uomo Qualunque), il col. Romano Manzutto del Distretto militare, sezione Aereonautica, Orlandi dello stesso Distretto, dott. Grubissi della Procura di Stato, l’avv. Gerin padre e il dott. Gerin figlio, funzionario della Missione Italiana.

Libutti, per quanto sia legato a una loggia che ha sede in piazza del Popolo a Roma, fa parte della suddetta loggia triestina. Come pure vi appartengono vari funzionari della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Ministero dell’Interno, alcuni dei quali fanno la spola fra Roma e Trieste. Fra costoro figurano il rag. Rognoni, il prefetto dott. Silvio Innocenti, il col. Bellini, Pierotti. Inoltre vi appartengono Origone, prorettore, dirigente della sezione del Partito Monarchico di Trieste, presidente dei laureati cattolici, via Battisti n. 13, Battaglia della Lega Nazionale ed elementi direttivi del Msi di Trieste (col. o magg. Mattiussi dei Mutilati) e infine vari ex candidati dell’ex Blocco Nazionale.

Questa Loggia gode di finanziamenti da parte dell’Ufficio Zone di Confine della Presidenza del Consiglio (Innocenti). Vi aderiscono pure vari ispettori di polizia, fra i quali Salvati, Burranello (espulso), che sono considerati elementi fidati e che hanno il compito di controllare i vari ufficiali della stessa Polizia Civile di origine meridionale.

Nella magistratura tra gli adepti succubi si contano i pretori Pietro Rossi (siciliano), Locuoco (siciliano); dei procuratori sostituti di Stato, il dott. Franco junior (siciliano), il dott. Grubissi del Msi con incarichi minori. E’ pure controllato il Procuratore Santanastasio attraverso l’avv. Gerin. La Missione Italiana attraverso Innocenti, così pure il Procuratore di Stato Pellegrini (timoroso).

A detta Loggia aderiscono pure Vitanzo (siciliano) Primo Presidente della Corte d’Appello e De Franco padre (siciliano) Presidente di Sezione della Corte d’Appello, che a sua volta viene strettamente controllato. La loggia ha poi notevoli influenze su Santomaso, Presidente del Tribunale (debole) e sul dott. Falchi, consigliere d’istruzione.

Delle due logge quella di Piazza Verdi e cioè la Rossa dispone di un maggior numero di persone in campo economico (ing. Guicciardi della Soc. “Aquila”, Rozzo della Cassa di Risparmio, alcuni dirigenti dei Cantieri Riuniti dell’Adriatico (ing. Aurelio), Piccotti, Tommasini, capitano della Tricolore; nel campo culturale il professore di università Roletto).

In generale i vari aderenti al cenacolo triestino fanno capo in via Miramare n. 31 nella casa  del prof. Roletto.

La Loggia Rossa si dice di rito giustiniano, ma non è stata mai riconosciuta, mentre esiste una sottospecie di loggia detta antonianea cui appartengono Piccotti, Szombathely, prof. Andrj, ex candidati del Blocco Italiano. Questa Loggia Antonianea funge da ponte tra la Rossa e la Scozzese Tricolore. 

Risulta che il Vescovo Mons. Santin riceve in casa, come amici esponenti di ambedue le logge e anche della terza: vale a dire il prof. Cammarata, l’avv. Forti, Origone, Szombathely, ecc.
Fra questi visitatori si annovera particolarmente Mons. Labor, parroco di San Giusto, ex medico ed ex ebreo e considerato amico confidenziale del Vescovo.

Praticamente queste logge, pur avendo attriti fra di loro e considerando la Loggia Tricolore alcuni elementi della Rossa come “transfughi”  (vedi Nunzi) vanno in fondo d’accordo su molte questioni e si aiutano vicendevolmente.

La recente campagna propagandistica di stampa del “Corriere della Sera” (articoli di Grazzini), del “Giornale di Trieste” e del “Messaggero Veneto”, è stata preparata in buon accordo tra le varie logge e il Partito Liberale, l’Uomo Qualunque, il Partito Monarchico (Grasso, vicepresidente della Lega Nazionale) ecc.

La campagna in parola è stata scatenata su ispirazione di alcuni funzionari della Presidenza del Consiglio dei Ministri - Ufficio Zone di Confine - con l’appoggio e il concorso del sindaco Bartoli, Palutan, Franzil e qualche altro esponente democristiano che occupa posti amministrativi, ma che non hanno nessuna influenza sulla direzione del partito a Trieste. 

A tal proposito consta che il partito della Democrazia Cristiana in generale non ha visto di buon occhio tale campagna e si ritiene pertanto che le rettifiche fatte da De Gasperi in senso conciliativo e moderatore su quanto denunciato anche con le mozioni parlamentari Lucifero e Randaccio, sia dovuto ad una relazione riservata fatta a De Gasperi dal segretario politico della Democrazia Cristiana prof. Romano, previo accordo con Degano e il Dott. Delise.

Il Msi è prevalentemente antimassone (Colognatti) e non è tra i promotori di tale campagna di stampa e delle specificate mozioni. I principali promotori risultano essere invece Forti e Cammarata (riconciliati), Fonda Savio, Libutti (in assenza di Innocenti ammalato), Bartoli, Palutan, Franzil, Gerin della Missione Italiana, Fragiacomo e Rovatti del Cin dell’Istria.

L’autore degli articoli apparsi sul “Corriere della Sera” di Milano, Grazzini, giunto a Trieste in occasione della Fiera, è stato montato oltre che dai surriferiti pure da Tranquilli del “Giornale di Trieste” che ha il suo braccio destro nel redattore Ugo Sartori, capodistriano, antinglese, fascista, che si serve dello pseudonimo di Gianni Schicchi, di Carlo Tigoli, direttore del “Messaggero Veneto” e di Doria.

Inoltre vi hanno concorso i suggerimenti dei funzionari del Ministero dell’Interno, Libutti e Bellini e di Pierotti della Prefettura di Trieste.

In relazione alle elezioni risulta che delle Democrazia Cristiana Bartoli, Palutan, Franzil, Venier e Sciolis sono d’accordo con l’avv. Jaut per l’apparentamento, ma limitatamente al blocco italiano con esclusione del Msi. Contrari a detta manovra sono i dirigenti della Dc (Rinaldini) e i socialisti (prof. Lucio Lonzar). Il comm. Cardona della Loggia Tricolore risulta il 33 dell’esecutivo. E’ l’ex capo della gente di mare, notoriamente fascista. Di questa loggia fa pure parte La Vince, figlia d’anima del gen. Rizzo attualmente all’Anagrafe.


mercoledì 1 marzo 2017

MARIA TERESA VIVE NEL PORTO FRANCO INTERNAZIONALE DI TRIESTE NON NEI MUSEI - LA MIGLIOR CELEBRAZIONE DEL SUO TRECENTESIMO E' L' UTILIZZO PRODUTTIVO DEI PUNTI FRANCHI PER RILANCIARE LO SVILUPPO ECONOMICO DELLA CITTA' CHE HA FATTO NASCERE -



Come tutti i Triestini siamo affezionati alla nostra Imperatrice che con saggia amministrazione ha fatto nascere e crescere Trieste intorno al suo Porto Franco.

Ci fanno piacere le celebrazioni per i suoi trecento anni, doverose dopo un secolo di italianizzazione forzata compreso la scandalosa modifica obbligatoria dei cognomi ed il cambiamento della toponomastica cittadina, ma ci fanno sorridere quelle che la vogliono imbasamare in qualche museo a cielo aperto per tramutarla 
in una specie di attrazione per turisti, e sdegnare quelle ipocrite di chi ha fino ad oggi denigrato i Punti Franchi del Porto volendo addirittura abolirli.

Perchè Maria Teresa è viva nel suo Porto Franco e nell' utilizzo produttivo e industriale dei suoi Punti Franchi che finalmente, dopo decenni di lugubre gracchiare di cornacchie interessate che li definivano "inutile orpello del passato", anche l' Autorità Portuale ha dichiarato essere strumento fondamentale di rilancio del Porto e dell' economia di Trieste (clicca QUI per intervista).


Amiamo la nostra Imperatrice perchè ha portato a Trieste il progresso ed ha reso la nostra città fra le più moderne e sviluppate d' Europa e per Trieste auspichiamo modernità e sviluppo economico, non solo celebrazioni di un glorioso passato.


Ci opponiamo alla sua imbalsamazione a fini turistici da parte di chi, fino a ieri, ha cercato di far dimenticare le solide radici nell' Impero Austriaco della nostra città, cosi come ci opponiamo a chi vuol trasformare Trieste in un "museo a cielo aperto" distruggendo le potenzialità economiche tuttora esistenti in un utilizzo produttivo di Porto Vecchio ancora dotato di Punto Franco  e di un area enorme, non inquinata ed adibibile a scopi produttivi puliti.


Costoro straparlano di turismo di massa che non può esistere, di Parchi del Mare, di Musei come rimedio alla decadenza economica, di spiagge di sabbia a Barcola.


Mentre nuove opportunità di sviluppo nascono per il Porto Franco Internazionale dalla fortunata convergenza dall' evoluzione della situazione geopolitica, di un movimento popolare che ha fatto del Porto Franco il suo centro  e dalla presenza ai vertici portuali finalmente di persone dotate di intelletto e buona volontà.


Per cui vogliamo l' intitolazione a Maria Teresa del Canale, vogliamo il suo Monumento, vogliamo che sia ripristinata la toponomastica cittadina cancellando l' intitolazione di vie a criminali di guerra come Cadorna e dedicando una strada ai nostri caduti nell' Esercito Imperiale, ma contemporaneamente vogliamo il rilancio del Porto Franco Internazionale e dei suoi Punti Franchi a fini produttivi e diciamo "giù le mani da Maria Teresa" ai mummificatori interessati.
Maria Teresa vive nel Porto Franco e non la imbalsama nessuno !




lunedì 27 febbraio 2017

LA ZONA INDUSTRIALE ABBANDONATA IN 20 ANNI DI SOGNI E SPECULAZIONI SU "PORTO VECCHIO" E "PARCO DEL MARE" - L' UTILIZZO PRODUTTIVO E INDUSTRIALE DEI PUNTI FRANCHI RICHIEDE NUOVI SPAZI E DI CONCENTRARE GLI SFORZI SU LAVORO E INVESTIMENTI PER LO SVILUPPO -

 LAVORO E INVESTIMENTI PER LO SVILUPPO (oltre a servizi sanitari e pubblici che funzionino): è questo che vogliono i triestini secondo un indagine riportata dal Piccolo pochi giorni fa (clicca QUI).
Il ceto politico triestino invece di provvedere seriamente gira con gli aquiloni e lancia proposte strampalate: dalla Spiaggia di Sabbia a Barcola al Parco del Mare...

Sono più di 20 anni che Trieste è paralizzata sognando la  chimera dell' urbanizzazione di Porto Vecchio che nella mitologia dei politici locali dovrebbe assicurare un futuro radioso grazie ad un immaginario "turismo di massa".

Dagli anni' 90 si sono susseguiti  in Porto Vecchio i progetti Polis, Trieste Futura, Porto Città ed ora la magica "sdemanializzazione" spendendo milioni e non creando neanche un posto di lavoro ( 32 MILIONI solo per la ristrutturazione del magazzino 26 e centrale idrodinamica: il cosiddetto Polo Museale)

Dalla famosa e magica "sdemanializzazione" sono ormai passati DUE ANNI E DUE MESI E NON E' STATO SPOSTATO UN CHIODO.

In cambio si sono spesi milioni a vario titolo senza creare neanche un posto di lavoro: in un paese normale avrebbero già cominciato a chiedere conto dell' inefficienza e dello sperpero di energie e denaro pubblici...

Con questo specchietto per le allodole, ed una propaganda martellante dei media locali, si è imbambolata la città dimenticando invece quello che poteva dare sviluppo reale e posti di lavoro: l' utilizzo produttivo e industriale dei Punti Franchi, compreso quello di Porto Vecchio, ed il rilancio della Zona Industriale che nel frattempo è stata trasformata in un deserto.

Perfino l' Ente Zona Industriale (EZIT -  istituito dal Governo Militare Alleato, QUI) è stato messo in liquidazione utilizzando un metodo allucinante: chiedere esorbitanti tasse ad un ente pubblico non economico. Lo Stato che fa fallire con le tasse un ente pubblico senza fine di lucro.... un capolavoro unico ed irripetibile anche per l' Italia, e non giustificato dal fatto che era diventato un carrozzone grazie all' occupazione da parte dei partiti nazionali.

Gli edifici della ex-Olcese in Zona Industriale dovevano essere utilizzati per attività tecnologiche d' avanguardia, alcune provenienti dall' Area di Ricerca come la ItalTBS, ma visto il "fallimento" dell' EZIT non ci sono più i soldi ed è stato annunciato che ci metteranno l' ennesimo centro commerciale (clicca QUI).

Visto che si sta finalmente capendo che bisogna utilizzare i Punti Franchi del Porto Franco Internazionale di Trieste non solo per il transito di merci ma anche per favorire l' insediamento di nuove imprese industriali e produttive E' NECESSARIO ALLARGARE L' AREA DI PUNTI FRANCHI COINVOLGENDO ANCHE LA ZONA INDUSTRIALE (e secondo noi riutilizzando in questo senso anche Porto Vecchio).

Un ostacolo deriva dal fatto che la Zona Industriale è Sito Inquinato di Interesse Nazionale (SIN) fin dai primi anni 2.000.
Era stato erogato un finanziamento di 10 miliardi di lire (che c' erano ancora) per le bonifiche ma da allora non è stato fatto niente e non è stata spesa neanche una lira visto che tutta la illuminata "classe politica e dirigente", e codazzo giornalistico, era impegnata a dare la caccia alle farfalle in Porto Vecchio.

Per inciso notiamo che Porto Vecchio non è SIN inquinato e potrebbe da subito ospitare svariate imprese solo che venisse tolto il vincolo architettonico giustamente definito "idiota".

Sull' argomento la Zona Industriale riportiamo di seguito alcune interessanti considerazioni riprese da Faq Trieste (QUI):

"4) per quanto riguarda il Porto nuovo, e la possibilità di insediamento di attività produttive all’interno del suo comprensorio,   vanno evidenziate le criticità esistenti poiché attualmente le aree su cui potrebbero insediarsi i nuovi stabilimenti ricadono nell’ex comprensorio Ezit e nel SIN. 
Quindi un problema di governance, posto che il soggetto istituzionale a sostituire il precedente consiglio di Amministrazione del comprensorio industriale non è stato ancora definito e sulle bonifiche non si capisce a che punto siano le procedure per consentire una soluzione definitiva al loro avvio.

5) E’ interessante notare che il Presidente della Confindustria locale, organizza un incontro pubblico con Sindaco e Presidente della Regione, sulla presentazione di un sondaggio in merito al riutilizzo del Porto Vecchio, ma non tratta il problema delle bonifiche, che non solo impedisce l’insediamento di nuove imprese ma limita anche l’operato di quelle esistenti che non possono ampliarsi..

6) sono passati 16 anni da quando il governo ha reso disponibile una prima trance di finanziamenti per le bonifiche ma gli amministratori locali a tutt’oggi non hanno ancora portato a termine gli adempimenti necessari a restituire il sito individuato all’operatività imprenditoriale. Tanta attenzione per il Porto Vecchio, trascuratezza e superficialità per la zona industriale.

7) Si può affermare una volta di più che la rendita fondiaria in questa città e tutto quello che ruota intorno è più forte di qualsiasi altra attività? 
Bisogna ricordare che la zona industriale di Trieste subisce continuamente degli impedimenti di varia natura ad un suo pieno utilizzo e valorizzazione. Si ricordi la vicenda del GPL nell’area ex Total, che per più di dieci anni ha bloccato quel sito, ma emblematico oramai è il SIN, sembra che a nessuno interessi. E' di oggi il confronto a distanza con dichiarazioni contrastanti sulla possibilità o meno che venga realizzato il rigassificatore nel golfo di Trieste nonostante l'opposizione annunciata dalle istituzioni.

8) non è più rinviabile la soluzione di questa tematica, visto che l’utilizzo delle aree ricadenti nel comprensorio industriale diventa strategico per dare concretezza alle potenzialità dei punti franchi ."