RESTITUIRE TRIESTE AL FUTURO -

AUTONOMI DALL' ITALIA MA CONNESSI CON IL MONDO - RESTITUIRE TRIESTE ALLA MITTELEUROPA - RESTITUIRE TRIESTE AL SUO FUTURO: CENTRALE IN EUROPA INVECE CHE PERIFERICA IN ITALIA -

sabato 8 luglio 2017

(IN)CIVILTA' GIURIDICA ITALIANA: MORTO IN CARCERE PER SCIOPERO DELLA FAME L' INDIPENDENTISTA SARDO "DODDORE" MELONI, PROCESSO IL 10 LUGLIO CON GRAVI IMPUTAZIONI AGLI INDIPENDENTISTI TRIESTINI CHE HANNO DIFESO I PUNTI FRANCHI PRESIDIANDO LA BRETELLA CHE AVEVA, ED HA, IL DIVIETO DI TRANSITO - MENTRE CHI AVEVA DENIGRATO I PUNTI FRANCHI PER ANNI ORA SALE SUL CARRO DEL "PORTO FRANCO" SENZA ALCUNA AUTOCRITICA - MAGISTRATI E AVVOCATI DEMOCRATICI TACCIONO SU CASI GRAVISSIMI CHE AVREBBERO PROVOCATO UN PANDEMONIO IN PASSATO - DEMOCRATICI "A SENSO UNICO" -


Può sembrare sproporzionato accostare il caso degli indipendentisti triestini sotto processo, e con sentenza prevista il 10 luglio prossimo, alla sconvolgente morte in carcere per sciopero della fame di Doddore Meloni (clicca QUI).

Quest' ultimo barbaro evento che ha visto un anziano indipendentista sardo morire mentre gli erano stati negati i domiciliari provocherà processi in sede internazionale ed interventi della stampa estera al pari dello scandalo internazionale provocato dalla analoga morte dell' indipendentista irlandese Bobby Sands.


 Ma ancora non si sono visti interventi dei magistrati ed avvocati democratici: quando c'è di mezzo l' indipendentismo la coscienza democratica in Italia va a farsi fottere, specie quella dei democratici "a senso unico".

Sul piano giuridico però assistiamo ad altre mostruosità, sottomissione del diritto e compressione della democrazia in ossequio ad una presunta "ragion di stato".


Come noto il 10 febbraio 2014 alcune centinaia di indipendentisti triestini hanno effettuato un presidio dimostrativo, in difesa del regime di Porto Franco, presso la Bretella di Porto Vecchio dove vigeva e vige tuttora il "Divieto di Transito" e quindi non creando nemmeno alcun danno alla circolazione (clicca QUI).

Questo presidio assolutamente pacifico, senza incidenti e ovviamente senza alcun "blocco stradale" perchè in una zona già interdetta al traffico, ha fruttato accuse abnormi tra cui il reato di "radunata sediziosa" con finalità di eversione introdotto dal fascismo e mai applicato prima in epoca repubblicana.
Per non parlare della "
ribellione verso i pubblici poteri" che stavano assassinando il Porto Franco in attesa da oltre un ventennio del decreto attuativo previsto dalla legge 84 del 1994.

All' epoca era presidente dell' Autorità Portuale, e responsabile della "Bretella" presidiata, quella Monassi
 adesso provocatoriamente premiata da Dipiazza col Sigillo Trecentesco per "meriti fantasiosi".
Mentre a breve Dipiazza consegnerà il Sigillo a quel senatore Russo che, con animo forcaiolo e inventandosi storie di armi, invocava l' intervento liberticida del Ministero dell' Interno contro gli indipendentisti anche in relazione al presidio del 10 febbraio (clicca QUI). 


Questi cittadini erano lì per difendere il Porto Franco che era sotto attacco mediatico
da anni, denigrato e sbeffeggiato come inutile orpello del passato.




Adesso però si scopre, tardivamente, che il Porto Franco con l' uso produttivo dei suoi Punti Franchi è il vero motore per la rinascita economica di Trieste e che serve all' Italia per non essere tagliata fuori dalla Nuova Via della Seta... e così tutti i ciarlatani che fino a ieri erano nel coro di quelli che "Il Porto Franco è robaccia per nostalgici" cercano di salire sul carro senza nemmeno accennare ad un' autocritica.
E senza finire in galera come meriterebbero per i danni arrecati per decenni a Trieste.


Però i cittadini che si sono battuti in prima persona per tenere aperta la possibilità del Porto Franco e per l' applicazione dell' Allegato VIII, che i sopracitati cialtroni nemmeno sapevano cos' era, rischiano ancora la galera.

Mentre i tromboni della democrazia, sia tra gli avvocati che tra gli "intellettuali", tacciono.

Questa è una porcheria che finirà sui libri di storia e di diritto insieme ai commenti sulla (in)civiltà giuridica di una Repubblica delle Banane. 



"DODDORE" MELONI






giovedì 6 luglio 2017

SOMMARIVA dell' Autorità Portuale: "«il regime di porto franco potrebbe essere potenzialmente esteso a tutta la provincia di Trieste" - MAGARI !- Il drammatico fallimento delle 14 Città Metropolitane italiane -


Nell' area della Wärtsilä sorgerà a breve una Zona Franca Produttiva grazie all' Allegato VIII sul Porto Franco Internazionale di Trieste in parte recepito dal decreto attuativo sui Punti Franchi degli scorsi giorni (testo ancora ignoto). 


Sarà gestita dall' Interporto di Fernetti, in cui cresce la partecipazione di Friulia: il braccio armato della Regione che ne assicurerà il controllo. 

Dice l' assessore regionale Peroni:« c'è l’esigenza strategica di accompagnare il sistema dei punti franchi. Friulia diventerà il braccio regionale per accompagnare il processo di sviluppo portuale e retroportuale, ricordando che la società detiene un ruolo anche nell’Interporto di Cervignano».

Il Presidente dell' Interporto di Fernetti prof. Borruso deve aver cambiato idea sul Punto Franco, visto che due anni fa non lo voleva, in linea col pensiero unico dell' epoca,  perchè "avrebbe fatto perdere clienti" (per l' articolo del Piccolo del 15/2/15 clicca QUI).


La Zona Franca presso la Wärtsilä è una buona notizia che è nella linea che sosteniamo da sempre: quella dell' utilizzo produttivo dei Punti Franchi e che per anni è stata scioccamente osteggiata.

Anche se turba la dichiarata intenzione della Regione e della Serracchiani di controllare tutta la questione dei Punti Franchi triestini...


Bisogna dar atto all' Autorità Portuale di aver fatto un gran buon lavoro in silenzio e lasciando che i politici se ne prendano il merito che non hanno, come si conviene ai migliori funzionari che pensano al bene comune e puntano ai risultati concreti.


Nella presentazione della Free Zone presso la Wärtsilä, che la UE non può contestare perchè deriva dal Trattato di pace del 1947, il Segretario Generale dell' Autorità Portuale Mario Sommariva ha fatto un' importante affermazione (come documentato dall' articolo del Piccolo: clicca QUI):
«il regime di porto franco potrebbe essere potenzialmente esteso a tutta la provincia di Trieste: abbiamo a disposizione un asset competitivo eccezionale».

Ha assolutamente ragione perchè i Punti Franchi da sempre possono essere estesi a tutto il territorio.

Infatti per averli nelle nuove aree che adesso sono designate, come quella di cui si parla oggi, era sufficiente estendere uno dei Punti Franchi preesistenti, anche lungo i binari ferroviari se si preferiva.

Non era assolutamente necessario spostare quella parte del Punto Franco Nord di Porto Vecchio che è stata disattivata con la "sdemanializzazione" e che probabilmente, alla inevitabile constatazione del fallimento del progetto di "urbanizzazione turistica" di Porto Vecchio, sarà finalmente riestesa dalla fascia costiera dove è rimasta per farne un ragionevole uso produttivo.

Ma ora esaminiamo l' entusiasmante possibilità che "il regime di Porto Franco venga esteso a tutta la Provincia di Trieste".

Ce lo auguriamo proprio e, a quanto si è finora capito del recentissimo Decreto di attuazione dei Punti Franchi, la competenza sarebbe dell' Autorità Portuale e di conseguenza anche sui territori coinvolti.
L' Autorità Portuale già adesso avrebbe il 51% dell' Ente Zona Industriale.

E la stessa procedura di espansione dei Punti Franchi sarebbe di competenza dell' Autorità Portuale e non più del Prefetto.

"Grasso che cola
(a parte il neo della volontà di controllo da parte della Regionee superamento dei lacci e lacciuoli con cui una classe politica locale inetta e succube di Roma è riuscita a paralizzare per 63 anni il Porto Franco.

E magari, se ci impegnamo TUTTI, al Porto Franco extradoganale verranno aggiunti i vantaggi fiscali sulle imposte dirette di una No Tax Area come le ZES previste finora solo per i porti del Sud e si diventerebbe anche competitivi, 
o almeno pari, fiscalmente  e per costo del lavoro con la Slovenia.

Troppo bello per essere vero e infatti i politicanti faranno di tutto per mettersi di traverso.
Conflitti di competenze, casini partitocratici, lese maestà di Podestà, gelosie, cavilli burocratici ecc.

In ogni caso fioccheranno proposte di gestione del Territorio più o meno strampalate tra cui svetterà la Città Metropolitana del sen. Russo.

Il caso vuole che il 4 luglio sia uscito un articolo del Corriere della Sera che illustra il fallimento totale non solo della Città Metropolitana di Milano ma anche delle altre 14 esistenti, eccolo (clicca QUI per versione in rete) :

La maionese impazzita della città metropolitana

La rivoluzione (di facciata) varata nel 2015 con la legge Delrio è già finita, con qualche rimpianto per la vecchia Provincia e tanti saluti al nuovo assetto istituzionale, in cui lo stesso sindaco di Milano Beppe Sala si sente stretto, per non dire un clandestino a bordo-   di Giangiacomo Schiavi


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L’immagine della Ferrari senza benzina è dell’ex sindaco Pisapia, ma la Città metropolitana di Milano oggi sembra più un’utilitaria con le ruote sgonfie e senza freni che corre verso un muro. La rivoluzione (di facciata) varata nel 2015 con la legge Delrio è già finita, con qualche rimpianto per la vecchia Provincia e tanti saluti al nuovo assetto istituzionale, in cui lo stesso sindaco di Milano Beppe Sala si sente stretto, per non dire un clandestino a bordo.
Adesso poi che le parole chiave del futuro sono crac, default, bancarotta, c’è il rischio di un fuggi fuggi generale: se non arriverà la proroga del governo all’approvazione del bilancio, con un buco da 50 milioni di euro, i consiglieri metropolitani daranno le dimissioni. Per non sentirsi corresponsabili di un dissesto, nonostante i tagli alle spese avviati dall’assessore al Bilancio, Franco D’Alfonso, che si è già seduto in riva al fiume con le dimissioni in tasca.
Come sempre in questi casi, si dice che sono giorni decisivi.
Venerdi si riuniranno a Milano i sindaci delle altre 14 città metropolitane, tutte con i conti in rosso
.
Si lanceranno appelli, si cercherà una linea comune ai limiti dell’impossibile (perché Milano non è Reggio Calabria), si dirà che serve una svolta.
Ma la crisi della Città metropolitana è un dato di fatto
: non si possono mettere insieme complessità e situazioni diverse con governi deboli, poche risorse ed elezioni di secondo livello, dice l’ex assessore provinciale che ha guidato la transizione, Franco De Angelis. Governare l’area vasta , nella logica delle grandi capitali europee, era una grande scommessa, un’occasione che Milano ha inseguito per anni, chiedendo a governi e ministri un’attenzione speciale per un’autonomia sul modello di Barcellona, pensando anche a Londra e Parigi. Se n’è parlato per quarant’anni ma serviva un’altra formula. Questa è sbagliata. E la maionese, come si può vedere dietro la melina politica, è impazzita.


Il sen. Russo, che è un grande fantasista, ad una amica che  su Facebook gli faceva notare l' articolo, così rispondeva:
"Francesco Russo Le città metropolitane che nascono dalla riforma (incompleta delle province) è completamente diversa da quella che faremo nella Venezia Giulia. La nostra regione ha uno statuto di autonomia che ci permette di fare molto meglio in modo originale "copiando" le migliori esperienze internazionali."...


A sì, caro Russo ? Come le UTI e la Riforma Sanitaria?
COSA farai nel Friuli Venezia Giulia ? 
COME ?
CON CHI? Con i Friulani che faranno un bel regalo a Trieste perchè sono buoni?
CON CHE TEMPI ?
Potresti uscire dal generico e presentare un articolato da far approvare al Consiglio Regionale (così ci divertiamo)?

Quelle dell' articolo sono le Città Metropolitane esistenti secondo le leggi esistenti: cosa vai promettendo ?
Su quali basi ?
Quali superpoteri stai millantando?


Adesso Russo sta martellando con la sua ultima invenzione pubblicitaria per ritardati: l'equazione alla Pico de Paperis "sviluppo Porto + riqualificazione Porto vecchio + città metropolitana = chiusura area a caldo" ovvero "Torte + suole + bidoni = calzini " quando fin dalle elementari ci hanno insegnato che non si possono sommare cose diverse.



Non sarebbe ora di "far tornare l' astronave a terra" e, invece di tirare continuamente fuori invenzioni di marketing politico, cominciare a lavorare seriamente sulla strada del rilancio del Porto Franco Internazionale di Trieste e dell' utilizzo produttivo dei suoi Punti Franchi: Porto Vecchio compreso?

Trieste ha una finestra temporale di solo un paio d' anni per rilanciarsi e cogliere le nuove opportunità geopolitiche e geoeconomiche: non sarebbe ora di smettere di perdere tempo in giochetti e di pensare anche a forme di autonomia reale tali da contenere le dichiarate volontà egemoniche della Regione a guida friulana?


I vicini friulani fino a qualche mese fa non sapevano nemmeno che qui ci fosse un Porto Franco e preferivano caricare le merci ad Amburgo, Venezia e qualche volta a Nogaro.
Se l' utilizzo produttivo dei Punti Franchi decolla non mancheranno di piombare qui con intenti egemonici usando lo strumento della Regione che controllano da sempre.

Forse sarebbe il caso di pensare urgentemente a "soluzioni tampone" sul tipo della Provincia Autonoma di Bolzano e di un maggior legame di Trieste con le istituzioni della Mitteleuropa tra cui la Macroregione Danubiana.

E' MORTO UN UOMO VERO - "DODDORE" MELONI, INDIPENDENTISTA SARDO, MUORE IN CELLA DOPO 66 GIORNI DI SCIOPERO DELLA FAME E 30 DELLA SETE, CON LA BANDIERA SARDA E IL LIBRO DI "BOBBY SANDS" - "Per uno stato civile la sua fine è indecente" commenta lo scrittore sardo Marcello Fois - UNA VERGOGNA UNIVERSALE PER LO STATO ITALIANO -


E' sconvolgente la morte per sciopero della fame IN CELLA di "Doddore" Meloni, noto indipendentista sardo, tanto più se raffrontata all' assenza di spina dorsale che caratterizza lo Stato Italiano, vile e incivile.
Una macchia incancellabile sull' Italia.


Ci inchiniamo alla sua memoria con sincero dolore e commozione e per far conoscere la vicenda lasciamo la parola al famoso scrittore Marcello Fois sul Corriere della Sera di oggi e all' articolo di Alberto Pinna sullo stesso giornale.


«Per lo Stato la sua fine è indecente» 
Intervista a Marcello FOIS


Scrittore Marcello Fois è nato a Nuoro nel ‘60. L’ultimo romanzo è «Del Dirsi Addio», Einaudi

Marcello Fois, scrittore: da barbaricino, come vedeva Doddore Meloni?
«Non mi sembrava illuso, era estremamente convinto del suo progetto indipendentista. Era una persona rispettabile e leale sotto tutti i punti di vista».
L’ha sorpresa sapere come è morto?
«Mi sembra coerente con il tipo di personaggio che è stato, e mi sembra indecente per uno Stato civile».
Pensa che avrebbero dovuto concedergli i domiciliari?
«A lui non stava simpatica l’Italia e all’Italia non stava simpatico lui, era un fastidio reciproco e credo che questo abbia prodotto una certa pedanteria nel modo di applicare le leggi. Viviamo in uno Stato dove per evasione fiscale si fanno accordi milionari con supervip che non fanno un giorno di galera. Presumo che Meloni avesse una pendenza inferiore a quella di Valentino Rossi...».
Se fosse un personaggio dei suoi romanzi?
«Gli darei il ruolo di quelle persone che anche per opposizione nella società servono: si può dire tutto, ma non che non abbia concepito questa missione come una cosa da vivere in prima persona totalmente. La sua morte lo ha dimostrato, ci vuole rispetto. È meglio di un personaggio finto».
Condivide il suo progetto indipendentista?
«Se noi sardi davvero vogliamo l’indipendenza, dobbiamo metterci nella condizione politica, etica, culturale, intellettuale di potercelo permettere. Al momento non mi pare che sia così».
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Sardegna, morto dopo sciopero della fame l’indipendentista «Doddore»

Arrestato il 28 aprile scorso, Salvatore «Doddore» Meloni aveva annunciato il gesto entrando in carcere e sventolando un libro dell’indipendentista irlandese Bobby Sands

di Alberto PINNA

È entrato in carcere sventolando un libro di Bobby Sands, l’indipendentista irlandese lasciatosi morire nel 1981 in carcere dopo un lungo sciopero della fame. «Farò come lui» aveva annunciato a denti stretti. È stato di parola, Salvatore «Doddore» Meloni, una vita di «lotta - diceva lui - per la liberazione della Sardegna dalla tirannia dello Stato italiano»: ha rifiutato cibo per 66 giorni ed è morto in ospedale, piantonato nel suo letto, da detenuto. «Tutti sapevano, era gravissimo» ha denunciato il suo difensore, Cristina Puddu, che ha presentato due richieste di concessione della detenzione domiciliari. Respinta la prima perché le sue condizioni di salute sono state ritenute «compatibili con la detenzione in carcere». Senza risposta la seconda, quando Meloni era stato già trasportato all’ospedale «in condizioni disperate», dice ancora l’avvocato. È morto dopo due giorni di coma: arresto cardiaco.
La militanza per l’indipendenza
Clamori e polemiche, fino all’ultimo atto; pochi giorni fa il consiglio regionale aveva chiesto quasi unanime che fosse liberato: poteva essere salvato? Sulla scena politica sarda da più di 50 anni, Doddore Meloni era all’inizio militante e dirigente del Partito Sardo d’Azione. Ma era uscito sbattendo la porta:«Sono come gli altri partiti: non mai vogliono separare dall’Italia». Alla fine degli anni ’70 l’arresto e l’accusa: cospirazione, per aver organizzato insieme ad altri 13 (fra i quali un cittadino libico) un «complotto» con l’obiettivo di fare della Sardegna una repubblica indipendente sotto la protezione della Libia di Gheddafi. Condanna a 9 anni di carcere, scontati. E anche allora sciopero della fame e morte sfiorata. Riuscirono a salvarlo con l’alimentazione forzata.
La Repubblica di Malu Entu
Qualche tempo di silenzio:«Ho promesso alla mia famiglia di starmene tranquillo fino ai 65 anni». Ritornò con un’iniziativa clamorosa, l’occupazione dell’isola di Mal di Ventre, disabitata e di proprietà di un nobile eccentrico inglese, al largo della coste di Oristano. Con un manipolo di indipendentisti fondò la Repubblica di Malu Entu (nome dell’isola in sardo). Una tenda sulla spiaggia, una bandiera. Si proclamò presidente e nominò sei ministri. «Chiederemo il riconoscimento dell’Onu». Mostrò il vessillo, rossoblù con un cerchio al centro costellato di bronzetti nuragici, annunciò che avrebbe battuto moneta: «Si chiamerà Shardana».
L’indagine per evasione
Indipendentista vero (e pericoloso) o personaggio folkloristico, abile press agent di se stesso? Polizia, carabinieri e magistrati hanno a lungo coltivato questo dubbio. Così fra comparse nelle aule di giustizia, dove pretendeva di essere interrogato in lingua sarda, cortei in verità non molto numerosi («Ma un giorno la Sardegna intera si ribellerà») e sit in di protesta, Doddore Meloni è incespicato su un’indagine per frode fiscale e falso. La sua azienda di autotrasporti non pagava le tasse: evasione per circa 7 milioni. «Non pago - sosteneva - perché non riconosco lo Stato italiano». Processi e condanne a raffica, pene cumulate per poco meno di 9 anni, quasi quanto ne aveva avuto per il «complotto» all’ombra di Gheddafi.
L’arresto
Meloni è stato arrestato il 28 aprile scorso. «Non avevo intenzione di fuggire, andavo a costituirmi in carcere. Hanno inscenato un inseguimento e mi hanno bloccato». Si dichiarò «prigioniero politico» e annunciò sciopero della fame e della sete ad oltranza: «Come Bobby Sands» disse mentre veniva caricato su un’auto dei carabinieri, mostrando il libro dell’indipendentista irlandese.
Lo sciopero della fame
Non era folklore. «La sua volontà è ferma, assoluta, irremovibile», aveva segnalato da subito l’avvocato Puddu. L’aver ripreso a bere, ma soltanto pochi sorsi d’acqua al giorno, ha forse fatto credere che non facesse sul serio. Anche la moglie aveva capito che nulla avrebbe potuto fare per fermarlo.«E’ più forte di lui. Le sue idee sono quelle e io le rispetto».
La morte
Era già debolissimo e a stento parlava, Meloni, quando un mese gli fu riferito che la Cassazione aveva cancellato le condanne di primo e secondo grado (poco più di un anno di reclusione) per aver causato danni ambientali durante l’occupazione dell’isola di Mal di Ventre. A giugno il crollo fisico:«Il perdurare del digiuno, l’età del paziente e il clima caldo umido di questi giorni potrebbero fare precipitare in modo repentino le condizioni di salute», l’allarme dato dal medico che lo aveva visitato in carcere, non sufficiente per il via libera alla detenzione domiciliare. Quando l’ambulanza è uscita dal carcere di Uta con Doddore steso in barella e semincosciente, era ormai troppo tardi e il suo avvocato già notificava «tutte le azioni necessarie per accertare eventuali responsabilità penali da parte dell’amministrazione sanitaria e carceraria».

martedì 4 luglio 2017

PORTO FRANCO INTERNAZIONALE DI TRIESTE: DECRETO ATTUATIVO, ALLEGATO VIII E "NO TAX AREA" - PROSEGUIRE SULLA STRADA GIUSTA: LA NO TAX AREA FISCALE E' NECESSARIA -


Non conosciamo ancora il testo del Decreto Attuativo del Porto Franco Internazionale di Trieste.
Tuttavia ieri abbiamo affrontato, commentando i dubbi posti dal Piccolo, due temi: quello del potenziale conflitto tra Autorità Portuale e Sindaci sulla gestione del territorio e l' allargamento dei Punti Franchi e quello sulla procedura della nomina del Presidente dell' Autorità Portuale che ha le funzioni del Direttore del Porto previste dall' Allegato VIII (clicca QUI).


E' chiaro che il Governo Italiano amministratore riconosce finalmente a tutti gli effetti la vigenza della normativa internazionale riguardante i Punti Franchi del Porto di Trieste e dell' Allegato VIII in particolare.
Il comunicato dell' Autorità Portuale non lascia dubbi in proposito: "il presente decreto ha riconosciuto in modo organico l’attuale vigenza della normativa internazionale che caratterizza i punti franchi triestini, ma soprattutto ha evidenziato come l’Italia sia ancora impegnata nel rispetto della volontà del legislatore internazionale. Non a caso  i richiami espliciti del decreto all’Allegato VIII del Trattato Internazionale di pace del 1947, al memorandum di Londra del 1954, ai decreti del commissario del Governo del 1955  e del 1959,  testimoniano da parte governativa la vocazione internazionale dello scalo giuliano, come unicum nel panorama del nostro paese."(clicca QUI).


Ieri abbiamo citato gli articoli 3 e 18 dell' Allegato VIII (clicca QUI per il testo completo  vedi Note 2 e 3) oggi parleremo dell' articolo 1 che recita "come consuetudine negli altri porti liberi nel mondoriguardo le caratteristiche del Porto Franco Internazionale di Trieste (Nota 1).

Ricordiamo che ormai non c'è dubbio alcuno che il Governo Italiano sia obbligato a rispettare, come da lui stesso riconosciuto col Decreto in oggetto e come da giurisprudenza del TAR, gli articoli dall' 1 al 20 dell' Allegato VIII tuttora vigenti come prescritto dal Memorandum di Londra del 1954.


Ebbene, da un' analisi dei Porti Franchi mondiali effettuata presso la FEMOZA  - Federazione Mondiale della Zone Franche con sede a Ginevra (clicca QUI) - risulta che oltre alle agevolazioni derivanti dalla piena extraterritorialità doganale (esenzione da Dazi, IVA, accise ed altre imposte "indirette" sulle merci) sono quasi ovunque affiancate agevolazioni fiscali riguardanti le imposte "dirette" ovvero imposte sui redditi di persone e società ed agevolazioni o esenzioni totali sui contributi per il lavoro dipendente.

Sono vantaggi fiscali sull' imposizione diretta che sono stati previsti con il decreto governativo del 9 giugno scorso che istituisce le ZES per i soli porti del Sud Italia (clicca QUI), escludendo tra l' altro Trieste che la potrebbe utilizzare vantaggiosamente per diventare terminal marittimo della Nuova Via della Seta cinese e compensare, almeno in parte, la concorrenza fiscale del Porto di Capodistria che si avvantaggia della tassazione  e del costo del lavoro inferiore della Slovenia.

Perfino Gorizia richiede una Zona Franca per compensare il dumping fiscale della Slovenia (clicca QUI) mentre una penosissima "classe politica triestina" composta da ignavi incompetenti impegnati con spiagge di sabbia e mortadelle tace colpevolmente sull' argomento.

Dunque, per rispettare l' Allegato VIII e rendere il Porto Franco Internazionale di Trieste "come gli altri porti liberi del mondo" è indispensabile aggiungere ai Punti Franchi extradoganali anche la "No Tax Area" (o ZES che dir si voglia) con vantaggi sulla fiscalità diretta.

Tanto più se Trieste intende proporsi come terminale marittimo e interfaccia tra nave e ferrovia della Nuova Via della Seta della Cina, un paese che ha fatto delle Zone Franche o ZES il motore principale della sua economia ed è perciò molto sensibile sull' argomento.

La Cina, infatti, pur essendo entrata tardi nel mercato globale, con il boom di Zone Franche negli anni novanta, ha attirato il 70% del capitale estero che ha creato il 60% del PIL cinese.
Le Zone Franche cinesi hanno dimensioni variabili, dalle poche decine di kmq, alle centinaia, sino a raggiungere l’incredibile cifra di 34.000 kmq dell’intera isola di Hainan, grande come la Sardegna e la Corsica messe assieme, e diventata la principale Zona Franca di tutta la Cina.

Per comprenderne la portata si può, ad esempio, considerare l’esperienza della città di Shenzhen, città sub-provinciale di Guangdong in Cina, che grazie all’ introduzione di una delle prime ZES cinesi si è trasformata da un piccolo villaggio di pescatori ad uno dei più importanti motori dell’economia cinese in cui hanno sede molte delle più importanti multinazionali.

Ricordiamo che lo stesso Allegato VIII all' articolo1, comma a, definisce il Porto Franco di Trieste come "extradoganale" cioè con facilitazioni che riguardano le sole merci e la fiscalità indiretta e non lo definisce "extrafiscale" con vantaggi per persone e società sulla fiscalità diretta (Nota 1): su questo si sono coltivati troppi equivoci ed aspettative infondate perchè le tasse sui redditi e i contributi sul lavoro si sono sempre pagati anche durante il TLT.

Nel luglio scorso il Presidente dell' Autorità Portuale Zeno D'Agostino si è dichiarato favorevole all' istituzione di una No Tax Area nei Punti Franchi del Porto e l' ha pubblicamente definita sul Piccolo "una soluzione strategica". 

Siamo d' accordo.

NOTE - Dall' Allegato VIII

1) Article 1:.... in such manner as is customary in other free ports of the world (... come consuetudine negli altri porti liberi nel mondo ).
(a) Ci sarà un porto extra doganale nel Territorio Libero Di Trieste TLT entro i limiti previsti o stabiliti in accordo con l’articolo 3 del presente Strumento.
(b) Le merci che passeranno nel Porto Libero Di Trieste godranno della libertà di transito come stipulato dall’ articolo 16 del presente Strumento).
2. The international regime of the Free Port shall be governed by the provisions of the present Instrument (Il regime internazionale del Porto Libero sarà governato con le condizioni del presente Strumento).

2) art.3 comma 4 :  In caso di necessità di dover incrementare l’area del Porto Libero tale allargamento può essere fatto su proposta del Direttore del Porto Libero con la decisione del Consiglio di Governo e con l’approvazione dell’Assemblea Popolare.

3) art. 18 - 1. L’amministrazione del Porto Libero sarà guidata dal Direttore del Porto Libero che lo rappresenta in qualità di personalità giuridica. Il Consiglio del Governo dovrà sottoporre al Governatore una lista di candidati qualificati per il posto di Direttore del Porto Libero. Il Governatore incaricherà il Direttore scelto tra i candidati a lui presentati dopo essersi consultato con il Consiglio del Governo. In caso di disaccordo la questione sarà sottoposta al Consiglio di Sicurezza. Il Governatore ha la facoltà di dimettere il Direttore su richiesta della Commissione Internazionale o del Consiglio di Governo.
2. Il Direttore non deve essere cittadino Yugoslavo o Italiano.
3. Tutti gli altri impiegati del Porto Libero saranno assunti dal Direttore. In tutte le assunzioni di personale la preferenza deve essere data a cittadini del TLT.


lunedì 3 luglio 2017

TRIESTE CITTA'- STATO COME BREMA E AMBURGO - SERVE UN BORGOMASTRO CHE GOVERNI PORTO FRANCO INTERNAZIONALE E TERRITORIO - RESTITUIAMO TRIESTE ALLA MITTELEUROPA -


Non si conosce ancora il testo dei Decreti Attuativi dei Punti Franchi del Porto Franco Internazionale di Trieste che già fioccano interpretazioni e dubbi.

Scrive oggi Morelli sul Piccolo: " è come se avessimo due sindaci, l’uno in piazza Unità e l’altro in via Von Brück. Il che suggerisce anche un doppio monito: a che tra i due vi sia sempre una costante collaborazione, come sta avvenendo tra Dipiazza e D’Agostino, a pena di paralisi della città (si pensi solo al conflitto che può sorgere su un piano regolatore);"

A quanto oggi è dato di sapere effettivamente il potere che i "Decreti" danno all' Autorità Portuale di allargare e gestire i Punti Franchi può confliggere con quelli dei sindaci dei comuni limitrofi generando la solita paralisi amministrativa.

Ma ancor di più scontrarsi con la soffocante burocrazia italiana, nota per essere tra le più inefficienti, contorte e corrotte al mondo, che paralizza ogni scelta.
Gli esempi non mancano:

Dal 2000 quando è stato istituito il SIN Sito Inquinato Nazionale nella Zona Industriale e stanziati 10 miliardi di Lire, non è stato fatto assolutamente nulla...

Ci sono voluti più di 23 anni per avere i Decreti Attuativi sui Punti Franchi previsti dalla legge 84 del 1994.

Si pensi che il Comune di Trieste dovendo assumere circa 130 impiegati ha appena dichiarato che ci vogliono sei mesi (6 mesi !) solo per individuare le procedure da avviare per selezionare le persone...: in 6 mesi i cinesi costruiscono una ferrovia con stazione ferroviaria compresa !!!

Un Porto Franco Internazionale che deve confrontarsi col mondo e vuole creare sviluppo sul territorio non può convivere con queste procedure defatiganti e questi tempi eterni.

Morelli dice anche: "che la procedura per la nomina di un non elettivo “Sindaco 2” sia a prova di bomba. Oggi abbiamo un manager coi fiocchi che ha impresso al porto una svolta decisiva. Domani, per opera di qualsiasi governo (Italiano ndr) che ha qualcuno da sistemare (e tutti hanno qualcuno da sistemare), potrebbe arrivare chiunque. Ricordiamocene e non sottovalutiamo il rischio",
Con la recente riforma delle Autorità Portuali la procedura di nomina è centralizzata a Roma e noi non sottovalutiamo assolutamente il rischio di trovarci 
alla guida del porto nuovamente un anatomopatologo, una biologa o qualche incapace protetto politico.

A questi interrogativi del Morelli, che in genere riporta il "sentiment" di Confindustria, si può rispondere che lo stesso Allegato VIII (i cui articoli dall' 1 al 20 sono pacificamente in vigore): all' art 3 indica delle procedure di buon senso che prevedono però l' esistenza di istituzioni quali l' Assemblea Popolare e il Consiglio di Governo del TLT
(nota 1) e all' art.18 indica una procedura di garanzia ("a prova di bomba" come richiesto) per la nomina del Direttore del Porto (nota 2).

E' evidente che l' assetto istituzionale, burocratico e amministrativo attuali sono inadeguati all' esistenza e allo sviluppo di un Porto Franco Internazionale.
E prima o poi sarà palese a tutti, soprattutto agli operatori stranieri abituati a burocrazie ben più rapide ed efficienti.


Non resta che analizzare le esperienze di successo a livello mitteleuropeo, area di cui Trieste fa parte, tra cui spiccano le Città Stato Portuali di Brema e Amburgo, autentici stati con parlamento e poteri fiscali e amministrativi indipendenti federati alla Repubblica di Germania.

La Provincia Autonoma di Bolzano pur godendo di importanti autonomie ed essendo in una situazione di gran lunga migliore di quella attuale di Trieste, non ha tuttavia i livelli di indipendenza di governance del territorio che sono indispensabili ad un Porto Internazionale che si confronta con un mondo globalizzato.

Ormai molti parlano di restituire Trieste alla sua funzione storica e naturale di Porto della Mitteleuropa: per farlo veramente è necessario operare con pragmatismo imparando dalle esperienze di successo.


Probabilmente Trieste, restituita alla mitteleuropa di cui ha sempre fatto parte, non ha bisogno di "due sindaci" come ipotizza Morelli, ma ha bisogno di un BORGOMASTRO che governi Porto e Città, e questo si scontra con la tendenza dei triestini a votare con le emozioni, le appartenenze e le simpatie invece che con la testa, tuttavia pensiamo che se in questo momento un bravo manager come Zeno D' Agostino fosse candidato a furor di popolo, sarebbe facilmente eletto Borgomastro di Trieste, libera città-stato portuale... (
Adulatio perpetuum malum regum  😉).


NOTE - Dall' Allegato VIII
1) art.3 comma 4 :  In caso di necessità di dover incrementare l’area del Porto Libero tale allargamento può essere fatto su proposta del Direttore del Porto Libero con la decisione del Consiglio di Governo e con l’approvazione dell’Assemblea Popolare.

2) art. 18 - 1. L’amministrazione del Porto Libero sarà guidata dal Direttore del Porto Libero che lo rappresenta in qualità di personalità giuridica. Il Consiglio del Governo dovrà sottoporre al Governatore una lista di candidati qualificati per il posto di Direttore del Porto Libero. Il Governatore incaricherà il Direttore scelto tra i candidati a lui presentati dopo essersi consultato con il Consiglio del Governo. In caso di disaccordo la questione sarà sottoposta al Consiglio di Sicurezza. Il Governatore ha la facoltà di dimettere il Direttore su richiesta della Commissione Internazionale o del Consiglio di Governo.
2. Il Direttore non deve essere cittadino Yugoslavo o Italiano.
3. Tutti gli altri impiegati del Porto Libero saranno assunti dal Direttore. In tutte le assunzioni di personale la preferenza deve essere data a cittadini del TLT.