RESTITUIRE TRIESTE AL FUTURO -

AUTONOMI DALL' ITALIA MA CONNESSI CON IL MONDO - RESTITUIRE TRIESTE ALLA MITTELEUROPA - RESTITUIRE TRIESTE AL SUO FUTURO: CENTRALE IN EUROPA INVECE CHE PERIFERICA IN ITALIA -

giovedì 29 marzo 2018

REGIONALI - SONDAGGIO DI IERI: FEDRIGA SALDAMENTE IN TESTA (all' interno) - I CANDIDATI DEVONO CHIARIRE LE LORO POSIZIONI SUL PORTO FRANCO INTERNAZIONALE E LE "NUOVE VIE DELLA SETA" - TRACOLLO DI FORZA ITALIA (CAMBER) E PD - IL VECCHIO SISTEMA POLITICO E' COLLASSATO MA TRIESTE VUOLE RINASCERE -


A QUANTO PARE IL TRIESTINO FEDRIGA HA GIA' LARGAMENTE VINTO LE REGIONALI.
Clicca QUI
 per l’ ultimo inequivocabile sondaggio che riteniamo abbastanza attendibile dopo aver consultato alcuni professionisti triestini del settore.

La misera fine di Forza Italia segna il tramonto di Camber speculare a quello del PD, pilastri del sistema politico appena collassato.



La Regione, al momento attuale, ha grandi poteri sul Porto Franco di Trieste.

Assetti amministrativi diversi  con maggior o minor grado di autonomia, che si chiamino Cantoni come proposto da Fedriga stesso, Provincia Autonoma di Trieste come abbiamo detto noi, TLT od altro, hanno bisogno di tempi più lunghi per eventualmente realizzarsi.


Sappiamo tutti ormai che dall' affermazione del Porto Franco Internazionale di Trieste come Terminal della Nuova Via della Seta di Pechino e dall’ utilizzo produttivo dei Punti Franchi dipende il futuro di Trieste.



Ma il tempo che Trieste ha per evitare di essere bypassata dal travolgente e rapido sviluppo delle Nuove Vie della Seta, è molto poco: un paio d’ anni al massimo. 



Non è più il tempo di giocare con le parole e le ipotesi ma quello di essere realisti e pragmatici.
Per questo è necessario che i candidati si esprimano chiaramente: Fedriga che è il favorito in particolare.

Fedriga rappresenta una Lega dal passato autonomista e federalista ma dal presente nazionalista e con un trascorso di aperta ostilità verso la Cina vissuta come pericolosa concorrenza da eliminare e non come partner sulle Nuove Vie della Seta.

Quali sono le sue posizioni oggi su queste questioni geopolitiche e sul Porto Franco Internazionale di Trieste?

Delle posizioni a questo riguardo di Alessandro Fraleoni Morgera (chimico industriale e ricercatore al Dipartimento di ingegneria e architettura dell'Università di Trieste) candidato del M5S, formazione data per seconda dai sondaggi, non sappiamo gran che.
Il M5S di Trieste ha però più volte espresso sostegno al Porto Franco Internazionale di Trieste e all’ uso produttivo dei Punti franchi: è così in tutta la regione?
Impegni chiari sui Blog nazionali del movimento non se ne sono finora visti  mentre sono apparsi post di taglio protezionistico molto critici sugli investimenti cinesi in Italia, e sappiamo che le decisioni nel  M5S sono molto centralizzate con scarsi margini di autonomia.
E la questione del Porto Franco Internazionale di Trieste e delle Nuove Vie della seta investe anche gli interessi nazionali italiani e quelli europei.
Quali impegni può prendersi e si prende il candidato grillino locale?

Il “Patto per l' Autonomia” di Ceccotti ha già fatto proprie le nostre istanze sul Porto Franco Internazionale di Trieste e sul rispetto dell' Allegato VIII. 

Ed anche la disponibilità a studiare forme di autonomia tra Trieste e il Friuli.
Di conseguenza abbiamo tentato di dare una mano alla "mission impossible" di raccogliere in pochi giorni a Trieste intorno a una lista di candidati triestini 1.000 firme regolarmente autenticate e certificate.
Non è stato possibile ed il risultato è che a Trieste sulle schede sarà presente solo Ceccotti che potrà essere votato come candidato presidente del “Patto per l’ Autonomia” ma senza una lista di triestini, con l’inevitabile effetto di spostare il baricentro verso il Friuli per difetto di rappresentanza.



Per quanto riguarda Bolzanello del PD e anche Riccardi di FI, dato in corsa per un posto di vice in Giunta, non abbiamo alcuna fiducia che rappresentino gli interessi di Trieste e del Porto Franco e poi i loro partiti stanno letteralmente franando.

Vero che una (piccola) parte del PD e il ministro Delrio hanno recentemente sostenuto alcuni provvedimenti a favore del Porto Franco di Trieste, ma in questa forza politica perfino nella sua componente triestina si sono saldamente insediati i più espliciti critici e avversari dei Punti Franchi di questi anni.

Forza Italia e PD, forze al tramonto, hanno a lungo esercitato il governo e malgrado questo solamente in tempi recentissimi la situazione del Porto Franco Internazionale ha cominciato a sbloccarsi e soprattutto per pressioni dal basso: fino a pochi mesi fa dell’ esistenza del Porto Franco di Trieste non sapeva niente nessuno in Italia.
Il che la dice lunga su quanto Trieste e il suo Porto Franco Internazionale contino veramente per loro: in decine di anni non hanno fatto nulla, nemmeno per divulgarne l' esistenza.(vedi nota).

L' allucinante vicenda, sbloccatasi solo nel luglio scorso, dei 23 anni di attesa dei decreti attuativi per i Punti Franchi previsti dalla legge 84/94 ne è l' esempio tangibile.


Nota:Ne abbiamo parlato anche QUI.
L' ignoranza sul nostro Porto Franco in Italia è stata confermata più volte dallo stesso Presidente D'Agostino che ha pubblicamente dichiarato di non essere stato a conoscenza del Porto Franco quando è arrivato come Commissario. Lo ha saputo solo qui. E veniva da Verona dopo esperienze nell' autorità portuale di Napoli e altrove, non dalla Luna.
Una delle sue prime iniziative è stata infatti di informare le imprese venete e friulane in gran parte ignare. 
Due anni fa due esperti triestini sono andati a Mantova alla associazione degli esportatori e nessuno sapeva nulla del Porto Franco. In un convegno sono stati loro ad informarli e sono tutti caduti dalle nuvole.
Lunedi scorso a Trieste il consigliere economico dell'Ambasciata cinese Xu Xiaofeng ha dichiarato al convegno in regione: "Noi stessi abbiamo appreso dell’esistenza della Free Zone appena l’anno scorso quando abbiamo fatto un’accurata visita al vostro scalo". (Il Piccolo di martedi')- Infatti i cinesi hanno investito a Vado Ligure (Genova) ignari dei maggiori vantaggi qui legati al Porto Franco.
Che gli operatori locali abbiano fatto quanto potevano per informare, soprattutto a livello internazionale e nel loro giro di clienti, è vero. Ma le autorità pubbliche si occupavano di altro.


mercoledì 28 marzo 2018

VITTORIO FELTRI DISTRUGGE IL MITO RISORGIMENTALE DELLE "5 GIORNATE DI MILANO" E CELEBRA RADETZKY E L' IMPERO AUSTRIACO

Ammettiamo che leggiamo e ascoltiamo volentieri Vittorio Feltri sia in originale che nell' imitazione di Crozza.
Il suo schietto e diretto stile lombardo ci piace e ci diverte. 

Figurarsi quando dice le verità che nessuno osa dire sulle retoriche risorgimentali antiaustriache che ci hanno rifilato per anni sui banchi di scuola.
Martedì 27 marzo ha scritto su Libero uno spettacolare editoriale demistificante sulle famose "Cinque Giornate di Milano" (
QUI) che vi riproponiamo integralmente sotto.

Il mondo è veramente cambiato: mentre una certa "sinistra" piddina si affanna nelle celebrazioni patriottarde della cosiddetta vittoria nell' Inutile Strage della Prima Guerra Mondiale, da un giornale italiano di destra arrivano clamorose bordate di verità e buon senso antiretorico e antinazionalista... e non è la prima volta.
Già aveva pubblicato pesanti critiche sulle celebrazioni per la "vittoria" del 1918 (clicca QUI): pensiamo che facciano parte dei sintomi della forte attrazione per l' Europa Centrale (Mitteleuropa) evidente anche nell' Italia del Nord ormai in gran parte integrata nella "catena di valore" dell' economia tedesca e meditabonda sul pessimo affare fatto con l' unità dello Stivale che li vedeva opposti a Vienna e legati alla Calabria.

E se capita a loro che all' Impero si sono ribellati 170 anni fa perchè non dovrebbe capitare a noi che dall' Impero siamo stati strappati con la violenza di una guerra appena 100 anni fa decadendo da città europea e porto dell' Impero a periferia e porto secondario di un paese periferico, scassato e marginale come l' Italia?

Ecco l' articolo di Feltri su Libero del 27 marzo:

Radetzky amato dalla gente
LE CINQUE GIORNATE DI MILANO ?
UNA MONTATURA
 

di Vittorio Feltri 

 - Nonostante i peana della stampa per i 170 anni di un atto di presunto «eroismo risorgimentale», la rivolta fu una «rivoluzione in pantofole», attizzata dalla tassa sui tabacchi e sul gioco del Lotto - 


Dalle Cinque ottocentesche giornate di Milano sono trascorsi 170 anni e ancora ce le ricordiamo come un episodio di eroismo risorgimentale. 

Ieri sul Fatto Quotidiano, Alfio Caruso, già caporedattore del Giornale e del Corriere della Sera, ha dedicato un paginone per celebrare la rivoluzione attribuendola al popolo pur ammettendo, forse involontariamente, che fosse stata alimentata da nobili,nobilastri, borghesi ricchi sfondati e fighetti vari.


La plebe in realtà con gli austriaci aveva trovato un piacevole accomodamento, avendo riconosciuto ai crucchi una grande abilità amministrativa e perfino politica.
La città, anche dal punto di vista urbanistico e architettonico, si era sviluppata armonicamente ponendo le basi per un futuro di cui oggi i milanesi godono: palazzi importanti di stile viennese, strade larghe e alberate.
Non vi erano contrasti insanabili tra abitanti e occupanti, la vita si svolgeva in modo civile e priva di diatribe. 


La sommossa scaturì da pretesti a dir poco ridicoli: la tassa sui tabacchi e sul gioco del Lotto.

E fu istigata dalle classi alte inebriate dalla retorica risorgimentale, all'epoca di moda e, pertanto, molto influente tra gli snob, coloro che campavano con i glutei sul burro. Ovviamente una parte esigua della massa venne inebetita dalle fanfaluche propalate dai signori e si convinse fosse necessario incrementare la ribellione allo straniero, peraltro rispettoso delle libertà locali e tradizionali. 


Esplosero a causa dei sigari e del gioco del Lotto - e già questo fa ridere - manifestazioni di piazza che finirono per eccitare gli animi dei cittadini, come sempre succede, trasformando i quartieri centrali in campi di battaglia. 

Molte furono le vittime rimaste sul terreno, 335, la maggioranza delle quali poveracci subornati dagli intellettuali esaltati all’idea di conquistare l’autonomia dagli austriaci: morirono 160 tra operai e artigiani, 25 domestici, 14 contadini, 29 commercianti, 16 borghesi, 4 bimbe e 38 donne ammazzate per caso durante i disordini. 


Le Cinque giornate di Milano in pratica furono una enorme stupidaggine voluta da chi, nel calduccio e negli agi di dimore tipiche dei benestanti, predicava l’indipendenza ma che, per ottenerla, non rischiò la pelle. 

Siamo alle solite. I rivoluzionari in pantofole pretendono che la gente sia pronta alla battaglia, però se ne guardano bene dal parteciparvi per viltà. 


Le élite facevano schifo allora quanto oggi, e per capirlo basta pensare che il generale Radetzky, il nemico dei fighetti di cui sopra, dopo aver sedato i tafferugli che misero a ferro e fuoco il capoluogo lombardo, fu lodato dai monarchi viennesi e pure dai milanesi, che ritrovarono la pace sconvolta dai sigari che, peraltro, pochi fumavano. 

Tanto è vero che il suddetto ufficiale, deposte le armi indispensabili per ricondurre il popolo alla ragione, rimase in città, indisturbato e onorato fino alla morte, che avvenne dieci anni dopo, nel 1858, non perché qualcuno, per vendetta, lo assassinò, bensì in quanto alla verde età di 91 anni cadde dalle scale, crepando sul colpo.


Fino a quel momento Radetzky aveva passeggiato tranquillamente tutte le sere in Galleria, rispettato e ossequiato dai cittadini. 

Nessuno e nulla gli fecero del male, se non l’eccesso di aperitivi, forse, ma data l'età a cui egli giunse, probabilmente anche i bicchieri di bianco non gli nocquero più di tanto.

 

Piantiamola di seguitare a parlare di eroismi milanesi inesistenti, rendiamo onore al vecchio generale che ci ha insegnato a stare meglio che a Reggio Calabria e a comportarci secondo le regole imposte dal buon senso. 

Dobbiamo solo ringraziarlo,e disprezzare coloro che hanno mandato a morte tanti poveri diavoli per un fil di fumo e un terno al Lotto.
                                  Vittorio Feltri


Clicca QUI sotto per ascoltare la Marcia Radetzky da sempre il clou al mitico Concerto di Capodanno di Vienna


Sopra, una stampa agiografica celebrativa delle Cinque giornate di Milano, insurrezione avvenuta tra il 18 e il 22 marzo 1848 contro l' Impero Austriaco.

martedì 27 marzo 2018

IL PORTO FRANCO INTERNAZIONALE SULLA "NUOVA VIA DELLA SETA" SALVERA' TRIESTE ! - EPPUR SI MUOVE! - RIDICOLIZZATI I TROMBONI ANTI-PORTO FRANCO CHE HANNO PARALIZZATO LA CITTA' PER DECENNI PER DIFENDERE IL LORO MISERABILE ORTICELLO.


Ebbene si! Sta succedendo qualcosa di positivo: si stanno ampliando le possibilità che Trieste con il suo Porto Franco Internazionale si inserisca a pieno titolo nelle "Nuove Vie della Seta" progettate da Pechino.
E con questo le possibilità di rinascita della nostra città si amplificano.
Lo ha ribadito il convegno di lunedì 26 di cui riportiamo sotto la cronaca pubblicata dal Piccolo.
Pochi giorni prima, l' 8 marzo al Limes Club, il Capo dell' Ufficio Politico dell' Ambasciata Cinese parlando di cultura ha anche dedicato una parte del suo brillante intervento al nostro porto definito "molto importante".

Ormai i Punti Franchi sono universalmente definiti un vantaggio competitivo strategico in particolare per il loro utilizzo produttivo e industriale.


Due anni fa chi parlava di Punti Franchi e di loro uso produttivo veniva denigrato e definito nostalgico se non molto peggio.

Chi parlava di Trieste terminal delle "Nuove Vie della Seta", nostro leitmotiv da 5 anni, veniva guardato con occhi stralunati e tacciato di utopismo da chi non capiva neanche di cosa si stesse parlando.
Le delegazioni cinesi arrivate in città venivano snobbate e se ne andavano a Capodistria.


Da decenni il pensiero "mainstream" descriveva, falsamente, Trieste come una città in decadenza inarrestabile e bisognosa dell' assistenza di Roma e pertanto sua succube.
Poteva solo essere trasformata in un "museo a cielo aperto" e le sue aree dotate di Punto Franco come Porto Vecchio dovevano essere urbanizzate e destinate ad un improbabile turismo di massa invece che ad attività produttive.
Abbiamo dimostrato invece che già adesso è in surplus fiscale e che ha un grande futuro produttivo e di sviluppo legato ai nuovi flussi commerciali generati dall' evoluzione geopolitica globale.
Trieste rinasce rigenerando le sue connessioni globali tranciate da eventi bellici e cortine di ferro nel '900.


Solo un movimento popolare a forte componente indipendentista ha focalizzato l' attenzione sulla centralità del Porto Franco Internazionale: un merito storico che ha prodotto molte conseguenze positive.


Già un anno fa al primo convegno pubblico a Trieste sulle Nuove Vie della Seta, quello del Limes Club il 30 gennaio del 2017 (QUI), l'atmosfera stava cambiando e si era parlato per la prima volta pubblicamente di utilizzo produttivo dei Punti Franchi e di ruolo geopolitico strategico del Porto di Trieste.

Fanno però riflettere le frasi del consigliere economico dell'Ambasciata cinese  Xu Xiaofeng al convegno di lunedì: "Noi stessi abbiamo appreso dell’esistenza della Free Zone appena l’anno scorso quando abbiamo fatto un’accurata visita al vostro scalo".
Lo stesso Presidente D' agostino ha più volte detto che quando è arrivato a Trieste come commissario non sapeva nulla dell' esistenza del Porto Franco e che è stato informato solo qui da noi, mentre diversi politici locali lo sconsigliavano di affrontare l' argomento "scivoloso".

Come è possibile che nessuno sapesse nulla del Porto Franco a livello internazionale e perfino in Italia a Verona  (financo in Friuli non ne sapevano niente)?!?
Perchè i politici locali sconsigliavano di affrontare l' argomento tabù ?
Un boicottaggio in grande stile.


Ma cosa avevano fatto le Autorità precedenti invece di propagandare i vantaggi del nostro Porto Franco? 

Sono gravissime le responsabilità della sedicente "classe dirigente" locale insieme alla politica locale.


Una parte del centro destra, quella camberiana della Monassi, parlava dei Punti Franchi ma solo parlava e solo localmente per cercare consensi, senza fare nulla concretamente, preoccupata di scongiurare il pericolo dell' arrivo di imprese internazionali che disturbassero il tranquillo piccolo cabotaggio loro e della loro clientela locale: immobilismo provinciale puro.

Dal canto suo il Centro Sinistra dopo una breve infatuazione negli anni '90 a favore dell' utilizzo del Punto Franco Vecchio per l'Off-Shore finanziario abortito grazie alla UE (Mario Monti commissario imperante) e all' eccesso di subalternità italiana, ha accolto i più fieri avversari dei Punti Franchi e delle Free Zones: vuoi per aver sposato ideologie neoliberiste spacciate per progressiste, vuoi per reazione allo shock dei movimenti autonomisti strumentalizzati dalla destra negli anni '70 che parlavano di Porto Franco, vuoi per moda radical-chic di contrapposizione ai camberiani favorevoli solo a chiacchiere ai punti franchi, vuoi per solidi interessi personali in progetti urbanistici su Porto Vecchio (la "Trieste Futura" di Pacorini ad esempio) che ritenevano ostacolati dal regime di Punto Franco.


Cosi abbiamo avuto fieri avversari dei Punti Franchi nell' ex eurodeputato Rossetti, negli "imprenditori prestati alla politica" (prestiti con interessi salati come in tutti i casi analoghi a partire dal Berlusca) Illy e Pacorini espressioni della eccezionalmente miope Confindustria locale, nei Cosolini e nei Russo capaci solo di parlare di urbanizzazioni di Porto Vecchio a scapito dei Punti Franchi. Paralisi pura e mancanza di strategia realistica e coerente all' evoluzione geopolitica internazionale.

Tutti costoro pretendono ancora di pontificare in convegni e sui giornali, che come sempre servilmente gli fanno da megafono, senza fare una pesante autocritica... ma l' elettorato ha già fatto giustizia e tra poco concluderà l' opera.

Se leggerete gli articoli sotto scoprirete che un' altra mummia collezionista di poltrone sta tentando di fare una giravolta con piroetta riscoprendo l' acqua calda: Paoletti, sempiterno presidente della camera di Commercio, ha proposto di "Realizzare una sede permanente delle imprese cinesi in free-zone nel Porto Vecchio di Trieste"... perchè "Ci sarebbe la possibilità attraverso alcuni meccanismi di insediare uffici, show-room e magazzini in una parte del Porto vecchio, mantenendo la Zona Franca". 

Bensvegliato dal letargo con una proposta che rieccheggia l' off-shore degli anni '90!
Si tratta di riallargare il Punto Franco tuttora esistente sulla fascia costiera e utilizzato da Saipem e GMT come sosteniamo da anni per farne un uso produttivo in luogo delle irrealizzabili fantasticherie urbanistico-turistiche....


E arrivato il momento a Trieste di unire le forze trasversalmente e fare squadra per portare a casa il risultato: Trieste terminal della Nuova Via della Seta ed utilizzo produttivo e industriale dei Punti Franchi.
E' l' unica vera possibilità per Trieste di rinascere ed il tempo è molto poco.

O Trieste reagisce rapida e corale o si taglia fuori definitivamente perchè in un paio d' anni saremo già bypassati.


E ci sono anche l' elefantiaca burocrazia e il fisco rapace italici da mettere all' angolo per facilitare l' insediamento di imprese.

Però va allontanata tutta la vecchia "classe dirigente" locale incapace e/o malintenzionata, drogata dall' ideologia che considera Trieste bisognosa di assistenza da Roma e destinata a diventare un museo: hanno fatto troppi danni per decenni, sia quelli di destra che quelli di sinistra e di centro, e devono essere messi in condizione di non nuocere ulteriormente. 
Hanno un eccessiva incrostazione di interessi contrapposti a quelli dello sviluppo della città.
Non è questione di vecchi o giovani ma di capacità e buona volontà che questi fossili viventi non hanno.

Siamo sulla buona strada: le recenti e le prossime spazzolate elettorali testimoniano che la gente si è stufata ovunque.
Sta scegliendo male per mancanza di alternative solide e credibili: finchè non emerge una forza locale con idee e strategie chiare è inevitabile.


Sotto i resoconti del Piccolo (qui l' edizione on line) e cliccando QUI quello di TriestePrima.


1) «Trieste come il Pireo: Pechino investe sul porto»
Parla il consigliere economico dell'Ambasciata Xu Xiaofeng: «Molte nostre imprese conoscono già le potenzialità del punto franco. Opportunità altamente strategica»

«Il forte investimento che abbiamo fatto sul porto greco del Pireo non va a inficiare i nostri progetti sullo scalo di Trieste perché è direttamente a Trieste che dovrà arrivare una buona fetta delle merci della nuova Via della seta. E ciò nonostante il volume di traffici sul Pireo stia crescendo rapidamente». In questo modo Xu Xiaofeng, ministro consigliere dell’Ambasciata della Repubblica popolare cinese in Italia ha riaffermato ieri l’intenzione da parte di Pechino di utilizzare le strutture logistiche di Trieste e dell’intera regione come uno dei principali gate d’ingresso delle merci cinesi in Europa. Lo ha fatto al termine del Forum sulla Belt and road con focus sul Friuli Venezia Giulia quale partner strategico per le relazioni economiche Europa-Cina che si è svolto nel palazzo della Regione di piazza Unità. «Da parte nostra – ha specificato Xu Xiaofeng – c’è la precisa volontà di aprire una collaborazione totale con la regione Friuli Venezia Giulia e all’interno di questa certamente il porto di Trieste svolge il ruolo più importante. Sappiamo che in questi ultimi anni il vostro governo regionale ha fatto tante visite nel nostro Paese e posso dire che di conseguenza sempre più aziende cinesi conoscono questo porto e le sue prospettive di sviluppo. Credo che presto arriveranno risultati sostanziosi». Il futuro sembra tanto più in discesa se si pensa che l’interesse da parte cinese si è manifestato ancor prima che venissero esplicitati i vantaggi della Free zone che, caso pressoché unico in Europa, permette oltre che il traffico anche la manipolazione delle merci in regime doganale agevolato. «Finora buona parte delle aziende e delle istituzioni cinesi – ha specificato infatti il ministro consigliere dell’Ambasciata cinese – hanno conosciuto Trieste semplicemente come porto commerciale. Noi stessi abbiamo appreso dell’esistenza della Free Zone appena l’anno scorso quando abbiamo fatto un’accurata visita al vostro scalo (Come mai solo allora? Cosa avevano fatto le autorità italiane precedenti? Una intera classe dirigente locale e nazionale aveva in realtà boicottato ! ndr). Man mano che la nostra conoscenza reciproca si fa più profonda, sempre più aziende si renderanno conto che questa Zona franca costituisce un’opportunità altamente strategica di collaborazione». Nel corso del convegno, in evidente polemica con la politica dei dazi avviata dal presidente statunitense Trump, Xu Xiafeng, aveva affermato che «la Cina è impegnata a costruire un’economia mondiale aperta che considera l’Italia cuore del Mediterraneo e il Friuli Venezia Giulia una delle più importanti regioni italiane». Allo sviluppo della collaborazione tra Cina e Friuli Venezia Giulia collaborerà anche l’Unido, organismo delle Nazioni unite, come ha assicurato Gong Weixi, senior coordinator for South-South and triangular industrial cooperation. «Lungo la nuova Via della seta – ha rivelato Zhang Gang direttore generale del China council for the promotion of international trade – sono stati selezionati 900 progetti infrastrutturali per un valore di oltre 900 miliardi di dollari. Tra la Cina e l’Europa occidentale – ha spiegato – è in costruzione, attraverso Russia e Kazakistan, un’autostrada di 8.445 chilometri. Il primo treno merci diretto dalla Cina è arrivato in Italia già a novembre, il secondo a breve raggiungerà Verona passando per Trieste». Le somme le tira alla fine il presidente dell’Autorità di sistema portuale Zeno D’Agostino: «Ci sono soggetti anche presenti qua in sala molto interessati a fare investimenti nel porto di Trieste, sia costruendo qualcosa di nuovo che entrando in operazioni già esistenti. Anche le grandi società cinesi a proprietà pubblica potranno diventare soggetti che gestiscono infrastrutture della nostra regione. Si tratta di terminal esistenti, ma anche di spazi che possono venir creati». Ma D’Agostino rovescia anche la prospettiva: «Tante aziende italiane stanno accarezzando la possibilità di insediarsi nella nostra Free zone per guidare da qui le esportazioni, anche verso la Cina». 

2) I numeri dell’interscambio commerciale L’export regionale verso la Grande Muraglia a quota 282 milioni
Realizzare una sede permanente delle imprese cinesi in free-zone nel Porto Vecchio di Trieste (Giusto ! Altro che turismo d' accatto! ndr). É questa la proposta che il presidente della Camera di Commercio della Venezia Giulia, Antonio Paoletti, ha rilanciato ieri a Trieste durante il Belt and Road Forum, sottolineando che i tempi sono maturi per realizzarla (Ogni tanto, molto raramente, ne dice una giusta. ndr). «Ci sarebbe la possibilità attraverso alcuni meccanismi - ha spiegato Paoletti - di insediare uffici, show-room e magazzini in una parte del Porto vecchio, mantenendo la Zona Franca».(Bensvegliato ! ndr)
Come l’interscambio economico tra Friuli Venezia Giulia e Cina stia crescendo lo ha esplicitato il vicepresidente uscente della Regione Sergio Bolzonello rendendo noto che «nel 2017 l'export regionale verso la Cina è passato da 262 milioni dell'anno precedente a circa 282 milioni di euro e le importazioni hanno fatto segnare un incremento da 514 a 535 milioni di euro». Anche le esportazioni complessive italiane in Cina, come riferito da Renzo Cavalieri vicepresidente della Camera di commercio italo-cinese, nel 2017 hanno raggiunto il record storico crescendo nell’ultimo anno del 22%. Tra gli investimenti virtuosi fatti dai cinesi in Italia ha citato quelli in Ansaldo energia e in Ferretti Yacht. E l’interscambio tra i due Paesi, secondo quanto previsto da Mattia Adani consigliere economico del sottosegretario di stato allo sviluppo economico, è destinato a triplicarsi nel giro di pochi anni

lunedì 26 marzo 2018

L' ITALIA SE NE FREGA DELLA CORTE EUROPEA DEI DIRITTI UMANI (STRASBURGO) - PRIMO PAESE EUROPEO PER SENTENZE NON ESEGUITE: 2219 (Russia 1540 e Turchia 1342) - Un articolo di Linkiesta sulla "Patria del Diritto"


Se qualcuno si illudeva ingenuamente di ottenere per via giuridica la rinascita economica e civile di Trieste tramite il rispetto integrale delle leggi internazionali su Trieste e il suo Porto Franco Internazionale (TdP '47) grazie a qualche decreto di tribunale o equivalente è meglio che si ricreda, smetta di perdere tempo in "cause internazionali" e tenti altre strade più efficaci. 
Come lo sviluppo delle relazioni economico-politiche e la connessione di Trieste con i gangli internazionali, la crescita del consenso e la presenza nelle istituzioni dove vengono prese le decisioni che influiscono concretamente sulla vita della città e del suo porto franco internazionale.

In altre parole conta di più l' incontro di ieri in Regione 
con gli operatori e rappresentanti cinesi su Trieste terminal della Nuova Via della Seta grazie al Porto Franco che decine di denunce e appelli che finiscono nei cestini.
Se arrivano gli operatori internazionali avranno tutto l' interesse e la forza economica di far rispettare i vantaggi previsti dall' Allegato VIII.


Le sentenze e gli arbitrati internazionali non vengono rispettati se non quando fa comodo, e sono migliaia le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell' ONU senza alcun risultato: si pensi solo al Medio Oriente o alla sentenza arbitrale sui confini marittimi tra Slovenia e Croazia.
Per non parlare delle sentenze della Corte Internazionale di Strasburgo sui Diritti dell' Uomo di cui parliamo oggi.


Le questioni internazionali si risolvono da sempre con i rapporti di forza (politica, economica, diplomatica, militare come nel '47 ecc.) e leggi e sentenze arrivano dopo a ratificare la situazione di fatto che si è creata sul campo: il pragmatismo è d' obbligo in queste questioni dove vale più la pratica che la "grammatica" ovvero l' astratta teoria giuridica che può servire solo d' ausilio.


Un articolo di Linkiesta illustra la situazione da Terzo Mondo dell' Italia riguardo le sentenze della Corte di Strasburgo (clicca QUI).
Fa sdegnare certamente ma la situazione è questa e le imprecazioni non servono a niente: anche con una sentenza in mano la situazione resta inalterata se non hai la forza di farla rispettare.


Riportiamo l' articolo per intero, abbiamo verificato i numeri riportati e sono esatti:


L’Italia se ne frega della Corte europea dei diritti umani

Siamo il primo paese europeo con sentenze CEDU non eseguite. Dal sovraffollamento delle carceri alla detenzione illegale nei Cie, il nostro Pase non si adegua abbastanza per tutelare i diritti umani. Almeno diminuiscono i processi e i risarcimenti