RESTITUIRE TRIESTE AL FUTURO -

AUTONOMI DALL' ITALIA MA CONNESSI CON IL MONDO - RESTITUIRE TRIESTE ALLA MITTELEUROPA - RESTITUIRE TRIESTE AL SUO FUTURO: CENTRALE IN EUROPA INVECE CHE PERIFERICA IN ITALIA -

sabato 15 luglio 2017

DECRETO PORTO FRANCO: SE SON ROSE FIORIRANNO - HA RAGIONE L' OTTIMISMO DI SAMER E TORTO L' ACREDINE DI PACORINI -


Il decreto attuativo sull' amministrazione dei Punti Franchi avrebbe avuto le firme necessarie e sarebbe in procinto di essere pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale.
Attendiamo per un commento analitico il testo definitivo di cui abbiamo pubblicato la bozza (clicca QUI).


L' annuncio ripetuto della firma "a rate" è un modo per consentire alla stampa locale di far fare più volte passerella ai politici e riprenderne le dichiarazioni inutili.

Molto più utili le dichiarazioni e le reazioni degli operatori ed oggi il Piccolo riporta quelle di Samer e dello storico avversario dei Punti Franchi Pacorini. Le riportiamo sotto.


Secondo noi hanno ragione l' ottimismo di Samer e quello di D'Agostino cui è dovuta un' apertura di credito.

E' necessario prima ribadire che questo Decreto non è altro che quello previsto dall' art.6 comma 12 dalla legge 84/94 per stabilire "l' organizzazione amministrativa per la gestione di detti Punti Franchi" che finora veniva lasciata al caos burocratico italiano ed all' umore dei funzionari del momento in un' assenza totale di certezza del diritto.

NON è dunque compito di questo decreto stabilire la fiscalità diretta nei Punti Franchi ma solo l' "organizzazione amministrativa" che, per la prima volta viene messa quasi totalmente in capo all' Autorità Portuale, eliminando confusioni e malintesi.


L' extraterritorialità doganale con le sue conseguenze sulla fiscalità indiretta (IVA, Dazi, Accise ecc.) così come la possibilità di attività industriale è stabilita dall' Allegato VIII citato chiaramente dal Decreto con altri importanti riferimenti alle leggi internazionali sul Porto Franco Internazionale di Trieste che prima venivano sostanzialmente ignorate o eluse nella pratica.

Chi si aspettava  norme sulla fiscalità diretta, esenzioni o altro si sbagliava.
Per avere esenzioni fiscali su imposte sui redditi, sulle società o sui contributi per il lavoro è necessaria una NO TAX AREA o ZES che richiediamo a gran voce per affiancarla alla totale extraterritorialità doganale.


L' importante novità è il riconoscimento dell' efficacia dell' Allegato VIII cui si rimanda per l' extraterritorialità doganale e soprattutto la VOLONTA' di utilizzarla estesamente per favorire insediamenti industriali.

Corredando il tutto di poteri autorizzativi e regolativi concentrati sull' Autorità portuale che assume il ruolo del Direttore del Porto Franco previsto dall' Allegato VIII e non diffusi tra cento enti e funzionari ognuno con i suoi umori del momento.

C' erano già state in passato in Porto Franco attività industriali come la Lucky Shoe e imprese che avevano richiesto di insediarvisi come la Brionvega, ma il caos amministrativo e gestionale dei Punti Franchi le aveva scoraggiate, quando le richieste non venivano direttamente respinte con interpretazioni restrittive di funzionari liberi di fare quello che volevano.
 

Ora questo dovrebbe essere superato dai poteri in capo ad un' Autorità Portuale intenzionata ad usarli per favorire traffici e insediamenti produttivi.
Questo, insieme all' evoluzione della situazione globale che pone Trieste all' interno di grandi progetti come la Nuova Via della Seta, giustifica l' ottimismo.


Ottimismo cui si contrappone il rosicamento di Pacorini che avendo osteggiato il Porto Franco fin dal momento del suo impegno in Trieste Futura in Porto Vecchio vede smentite le sue tesi:



Pacorini, pur dichiarando oggi di aver sempre svolto "mera attività di transito, che è sempre un fatto commerciale e non industriale" (a parte l' attività finanziaria di borsa metalli e materie prime fatta utilizzando ampiamente il Punto Franco su cui sputa, ndr) è stato presidente locale di quella Confindustria che ha assistito inerte alla deindustrializzazione di Trieste (ormai ridotta al 9% del PIL da industria) occupandosi più di turismo in Porto Vecchio che di industrie, nonchè candidato sindaco del Centro Sinistra pervaso da un' ideologia Anti Zone Franche.
Quando non è stato eletto Sindaco ha rifiutato di fare il semplice consigliere comunale, carica troppo umile per Sua Arroganza, dimettendosi sdegnato.


Se il Punto Franco non interessa loro e lo trovano d' intralcio che vendano l' azienda di famiglia a qualche operatore internazionale e se ne vadano: ce ne faremo una ragione visto che rappresentano un passato, speculare a Camber, che ha portato al coma della città.


Purtroppo le sue posizioni negazioniste sull' utilità del Decreto e della rivitalizzazione del Porto Franco sono condivise da alcuni critici di area indipendentista radicale che vogliono "tutto e subito" o niente: restando regolarmente col niente in mano.

Samer è quello che ha operato utilizzando il Porto Franco per fare di Trieste il capolinea intermodale dell' "Autostrada del Mare" con la Turchia.
Se gli operatori turchi sono qui e non altrove è proprio grazie al Punto Franco che permette di risolvere molti problemi di contingentamento delle merci.
Punto Franco di cui poco tempo fa Samer ha chiesto e ottenuto l' estensione (zona Ausonia per capirci).
Inoltre è impegnato in Freeway Trieste: progetto che usa il regime di Punto Franco per favorire insediamenti industriali ad alta tecnologia in armonia con l' accordo tra Porto e Area di Ricerca.


Noi abbiamo aperto una linea di credito verso l' operato dell' Autorità Portuale di D' Agostino e Sommariva, sperando che non arrivino altri anatomopatologi o biologi insigniti di sigilli, perchè Trieste ha bisogno prioritario, per non morire, di sviluppare rapidamente forze produttive, insediamenti industriali, di alta tecnologia, di ricerca e scientifici d' eccellenza.

Gli assetti amministrativi del territorio necessariamente seguiranno lo sviluppo economico e l' arrivo di imprese internazionali.
Nella storia gli assetti giuridici seguono e non precedono quelli economici: nella costruzione della nostra casa indipendente vogliamo partire dalle fondamenta economiche e non dal tetto giuridico.


Il credito scade tra un anno: se non ci saranno risultati concreti, come auspichiamo e crediamo, ci ricrederemo e chiederemo scusa ai nostri lettori.


SE SON ROSE FIORIRANNO.
Ma bisogna anche allontanare i parassiti e i corvi.


Ecco gli articoli citati:

SAMER: TRA DIECI ANNI LA CITTA' SARA' TOTALMENTE DIVERSA
«Una svolta importantissima che cambierà la città».
 Enrico Samer, timoniere dell’omonimo gruppo che ha in mano il molo V, non ha dubbi sulla rilevanza del decreto appena approvato. «Lo si attendeva dal secondo dopoguerra».
Samer, cosa pensa del decreto? Una qualche forma di regolamento del porto franco era attesa dai tempi della guerra, e poi ancora dopo la legge del 1994. Ma non era mai stata fatta. Questo passaggio per me rappresenta la fondazione di Trieste come città, ai tempi della nascita del porto franco. È una svolta importantissima, che porterà vantaggi rilevanti non solo al nostro porto, ma a tutta la città. Cosa cambia? L’Autorità portuale è diventata l’ente regolatore del porto franco in tutti i suoi aspetti, potremo quindi verificare i vantaggi reali non soltanto dell’attività emporiale e commerciale, ma soprattutto di quella industriale. Inoltre ci sarà una promozione adeguata da parte dell’ente preposto. E ciò cosa dovrebbe comportare? Ci aspettiamo moltissimo sotto il profilo della portualità ma anche dello sviluppo industriale. Io vedo una città diversa fra cinque anni, con insediamenti ad alta tecnologia grazie anche alla collaborazione con i nostri centri di ricerca. E fra dieci anni vedo una città completamente diversa.
La sua è una prospettiva molto ottimista. Noi viviamo questo processo ogni giorno, ormai da molto tempo. Davvero questo testo significherà molto, soprattutto per la zona industriale. Basti pensare che ora abbiamo un porto franco regolamentato da un’Autorità di sistema che ormai ha esteso la sua influenza anche sui retroporti. Oggi Fernetti prende uno spazio di Wartsila, presumibilmente per farci lavorazione industriale. Inoltre l’Autorità ha competenza sull’area Ezit. Insomma è un sistema vero e proprio, non solo di nome. Tutto ciò porterà a un balzo in avanti, e penso che sarà anche abbastanza veloce. Forti interessi gravitano attorno alla nostra città.


PACORINI «La vera svolta non è sulla manifattura ma sulla regia» 

«Dal punto di vista della lavorazione industriale non mi pare che cambi poi molto». Federico Pacorini, storico protagonista della logistica con il gruppo di famiglia e teorico dell’apertura di Porto vecchio, frena sulla possibile svolta industriale. Ma trova fondamentale il passaggio della gestione all’Ap: «Quello è il vero cambiamento».
Pacorini, cosa pensa del decreto? Il dato importantissimo è quello di aver dato all’Autorità portuale il potere di gestione del porto franco. Per quanto riguarda il transito delle merci, penso che sostanzialmente nulla sia cambiato. 
E per le attività industriali cosa si aspetta? Nell’ambito della trasformazione industriale non vedo nessuna differenza rispetto al passato. La situazione mi pare un po’ quella di prima, anche se non vorrei smorzare l’entusiasmo di nessuno. 
Il testo fa dei riferimenti alle attività industriali. Secondo me non c’è nulla di innovativo da quel punto di vista. Non lo vedo. Può darsi però che già prima ci fossero le condizioni sulla carta ma che mancassero i soggetti con la casistica idonea per usufruirne. Non significa quindi che le opportunità di trasformazione non ci siano.
 A voi potrebbero interessare? Il gruppo Parcorini opera soprattutto nel transito, che è sempre un fatto commerciale e non industriale ( CHE CI FACEVA ALLA GUIDA DEGLI INDUSTRIALI ? ndr). Certo c’è la curiosità di quel che potrebbe accadere se nel porto franco si potessero realizzare dei prodotti che abbiano una origine italiana, perché il made in Italy resta un valore assoluto. Ma anche da questo punto di vista serve un approfondimento.
Le novità quindi quali sono? Tutto si muoverà con una regia molto più chiara e definita. Prima invece bisognava interfacciarsi con una serie infinita di interlocutori: ora l’Agenzia delle dogane, domani l’Autorità portuale, la volta dopo ancora la Capitaneria di Porto. Il vero grande risultato del decreto, a mio modo di vedere, è questo. 




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