RESTITUIRE TRIESTE AL FUTURO -

AUTONOMI DALL' ITALIA MA CONNESSI CON IL MONDO - RESTITUIRE TRIESTE ALLA MITTELEUROPA - RESTITUIRE TRIESTE AL SUO FUTURO: CENTRALE IN EUROPA INVECE CHE PERIFERICA IN ITALIA -

giovedì 14 aprile 2016

CINQUE PUNTI PER TRIESTE: MENIS BATTE ROSOLEN 2 A 0

#TriesteAmministrative

Ci sono le prime prese di posizione pubbliche di  candidati sindaco sui CINQUE PUNTI (clic), poi diventati SEI, per noi  discriminanti per queste elezioni amministrative.

Riguardano Porto Vecchio Produttivo e le Leggi Internazionali per il Porto Franco ( allegato VIII, Trattato di Pace):
PAOLO MENIS risponde positivamente ad entrambi (punti 2)
ALESSIA ROSOLEN non solo è contraria ma sollecita l’ attuazione dell’ urbanizzazione di Porto Vecchio (punti 0, anzi meno -1)

VINCE MENIS  2  A  0.


QUI (link) trovate anche i risultati del nostro sondaggio su Porto Vecchio.

Sotto le posizioni espresse sulle Segnalazioni del Piccolo dai due candidati.

LA POSIZIONE DI MENIS
R ispondo a Roberto Morelli che, dalle pagine del Piccolo di domenica 27 marzo, chiedeva al M5S di esprimersi sul futuro del Porto vecchio. Discutiamo sul come, non sul se: perfettamente d’accordo, ma segnalo che il M5S ha sempre presentato proposte concrete sul recupero dell’area. Nonostante questo, siamo sempre stati tacciati di “immobilismo”. È utile ricordare al lettore che non è solo il centrodestra ad aver fallito nella partita del Porto vecchio. Ricordo che Illy è stato sindaco per dieci anni, e per cinque presidente della Regione. Per cinque anni c’è stato un presidente dell’Autorità portuale espressione del Pd (Boniciolli), e questo presidente è riuscito a produrre il “risultato” di Portocittà, costato ai cittadini 100mila euro. Ancora sul come: è dal 2011 che il M5S di Trieste parla di punto franco, non come una scusa per non fare nulla ma come potenzialità per il rilancio economico della città tutta, a cominciare proprio dall’area del Porto vecchio. Fino alla sentenza n.400 del 2013 del Tar regionale, venivamo derisi non appena citavamo la validità dell’Allegato VIII: per fortuna è intervenuto un atto di un tribunale ad avvalorare la nostra tesi, nonchè successivi atti del Commissario di governo. A parlare per l’attenzione del M5S Trieste per il punto franco sono poi gli atti depositati in Consiglio comunale negli ultimi cinque anni, a partire dalla richiesta fatta più volte in aula affinché il sindaco chiedesse con forza l’adozione del regolamento attuativo della legge 84/94, un passaggio dimenticato dai partiti da più di vent’anni. Per far funzionare davvero il porto libero di Trieste sarebbe poi necessario un regolamento ad hoc dell’Agenzia delle dogane. Quindi: per il “come” è necessario prima definire chi può fare cosa, soprattutto in relazione alla trasformazione delle merci. Cosa: bisogna creare le condizioni affinché anche nelle aree del Porto vecchio si sviluppino attività economiche. In questo senso il confermato interesse di Fincantieri per il bacino del Molo zero dimostra che le nostre (e non solo nostre, giacchè sono patrimonio comune anche di altri movimenti cittadini) idee non sono fantasie. Sul piano urbanistico la situazione è chiara, ed è definita dalla “variante Barduzzi”. Che non parla di porto, ma di portualità allargata. Allora: bene la crocieristica, bene la nautica da diporto con tutti i servizi connessi, bene la cantieristica di alto livello, bene luoghi di cultura e di ricerca legati al mare, senza però demonizzare, laddove serve, uno strumento straordinario come il punto franco internazionale, così come più volte ha sottolineato il commissario straordinario Zeno D’Agostino. In tutto questo, sono però i cittadini, attraverso le forze politiche che li rappresentano, che devono decidere cosa fare del Porto vecchio, e non un advisor voluto da Cosolini. Sulla discussa questione della destinazione d’uso residenziale, assolutamente no. Rispetto ad altre città in cui sono stati eseguiti recuperi di zone dismesse, Trieste ha un rapporto incredibilmente sbilanciato rispetto al Porto vecchio. La decrescita della popolazione residente è evidente nei dati, e parlare di una città a misura di 300mila abitanti quando ad oggi ne totalizza 205mila è non solo una follia ma anche una previsione che non ha gambe. Ci sono già 10mila appartamenti sfitti e l’area del Porto vecchio destinata ad uso residenziale ingrandirebbe la città di un settimo dell’esistente. Una parola a parte merita l’impatto del nuovo assetto del Porto vecchio sui conti della città. La legge che ha avviato l’iter per la sdemanializzazione mette in serio pericolo l’equilibrio del bilancio comunale. Il Comune si ritroverà, al termine del procedimento di intavolazione degli immobili, proprietario di beni senza avere le risorse economiche per curarli a dovere: custodia, vigilanza, manutenzione, sicurezza e gestione della viabilità all’interno dell’area costano. Inoltre, secondo la legge, i proventi della possibile (e ripeto: possibile, non certa, almeno in tempi brevi) vendita dei beni sdemanializzati dovranno essere versati interamente all’Autorità portuale. Il Comune non avrà alcuna voce in capitolo sulla destinazione di tali fondi. Anche se la legge prevede che l’Autorità portuale destini questi soldi a investimenti in Porto nuovo, non pone alcun vincolo su tempi e modi di utilizzo. Per questi motivi, il M5S Trieste, sul Porto vecchio, e non solo, vuole voltare pagina, una volta per sempre. *candidato sindaco M5S Trieste
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LA POSIZIONE DELLA ROSOLEN
T rieste non può prescindere dal riscatto del Porto vecchio. Ma non ha senso cristallizzarsi su analisi astratte, vaghe, generiche. Soprattutto, non cediamo alla tentazione di nascondere la mancanza di progetti e di visione dietro una non meglio chiarita necessità di coinvolgere la cittadinanza. Propongo una serie di considerazioni. Precise. Puntuali. Non fraintendibili. Sbagliato, innanzitutto, incolpare Illy per l’immobilismo sul Porto vecchio. Ricordiamo che solo grazie all’emendamento Russo il Comune ha titolo ad occuparsi dello sviluppo dell’area. Prima di questo provvedimento, la proprietà dell’area era dell’Autorità portuale. L’Ap stabiliva destinazioni d’uso, aveva pieno potere rispetto alle concessioni e all’uso di aree e pertinenze. Il Comune poteva fare da spettatore. Secondo: in questi anni (circa quindici) passi in avanti concreti sono stati fatti. L’obiettivo finale è ancora lontano, ma evitiamo pericolose retromarce. Ricordo le attività di Pacorini, di Trieste Futura (la prima volta che il Porto vecchio si aprì ai cittadini) e dell’architetto Antonella Caroli, che hanno portato tra l’altro al restauro di tre edifici nell’area di Porto vecchio. Terzo, in questi anni di “andamento lento” è stata approvata dall’Autorità portuale e dal Consiglio comunale la variante di Piano regolatore portuale che prevede le attività di portualità allargata: la cosiddetta variante Barduzzi. Questo piano urbanistico, approvato con il parere vincolante del Ministero dei Beni culturali, sarà la base per lo sviluppo dell’area. Quarto, anche con la cosiddetta “sdemanializzazione” il regime di punto franco non viene eliminato. Rimangono infatti nel demanio portuale tutte le banchine, tutti gli specchi acquei, i moli e gli edifici che vi insistono. Viene ceduto al Comune tutto ciò che in Porto vecchio è lontano dal mare, e lontano dalla possibilità di essere utilizzato oggi a fini portuali/commerciali. Quinto, è pletorico e vagamente demagogico chiedere che siano i cittadini a decidere sullo sviluppo dell’area, mediante i loro rappresentanti in Consiglio comunale. Qualsiasi variante al Piano regolatore viene discussa ed approvata dal Comune. Se e quando si vorrà proporre una variante per il Porto vecchio, quali che siano i suggerimenti e le indicazioni dell’advisor, sarà il Consiglio comunale a decidere. Sesto, sulla decrescita demografica della città. Trieste sta declinando, sia sotto il profilo economico-culturale sia dal punto di vista demografico. Chi ha a cuore il presente e il futuro di questa città dovrebbe darsi da fare per cogliere nuove opportunità di sviluppo economico e culturale in modo tale da arrestare il declino demografico. Il recupero di Porto vecchio è un’opportunità di sviluppo economico e culturale irrinunciabile. Settimo, una quota residuale di destinazione residenziale è già prevista nella variante Barduzzi. In ogni caso, la storia dell’urbanistica insegna che su aree così ampie la mono destinazione non porta buoni risultati. Ottavo, l’advisor. Ben venga un advisor che delinei in base a conoscenze e capacità (e conti supportati da analisi fatte da tecnici competenti) e alla realtà del mondo economico e finanziario un quadro di possibilità per la valorizzazione dell’area. Sarà poi il Consiglio comunale a decidere, alla luce di progetti concreti e dati tecnici, evitando il rischio di incorrere in abbagli e illusioni. Ragionevoli le preoccupazioni sulla gestione e sulla valorizzazione dell’area. Come trovare le risorse per completare questo percorso? È chiaro che il Comune dovrà momentaneamente accollarsi le spese di gestione fino a che non avrà valorizzato gli immobili, senza ingessare il bilancio comunale. Su questo punto l’unica risposta seria della politica è l’impegno a non perdersi in infinite discussioni, ad affidarsi a tecnici scelti per competenza e trovare il coraggio di prendere decisioni univoche. Ribadiamo la convinzione che questo percorso debba essere contraddistinto dalla trasparenza e dalla partecipazione dei cittadini, senza che questa divenga un alibi. Su questo, siamo e saremo impegnati in prima linea, ma a partire da dati oggettivi, senza fare demagogia. Tutto il resto è solo immobilismo. *candidata sindaco di Un’Altra Trieste-Popolare

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