RESTITUIRE TRIESTE AL FUTURO -

AUTONOMI DALL' ITALIA MA CONNESSI CON IL MONDO - RESTITUIRE TRIESTE ALLA MITTELEUROPA - RESTITUIRE TRIESTE AL SUO FUTURO: CENTRALE IN EUROPA INVECE CHE PERIFERICA IN ITALIA -

venerdì 13 gennaio 2017

A GORIZIA LA ZONA FRANCA PER LE INDUSTRIE, A TRIESTE I MUSEI IN PORTO VECCHIO - IL PICCOLO RIMUOVE LA NOTIZIA DALLA PRIMA PAGINA E DALL' INTERNO DELL' EDIZIONE TRIESTINA: PERCHE' ? - LA CONFINDUSTRIA LOCALE SI OCCUPA DI URBANISTICA E SONDAGGI INVECE CHE DELLA ENORME DEINDUSTRIALIZZAZIONE A TRIESTE - PERCHE' ? - NON SARA' TUTTA POLITICA ?


Ieri Il Piccolo ha riportato nell' edizione di Gorizia sia in Prima Pagina Nazionale che in quella Locale la proposta di legge per istituire una Zona Franca Isontina per sviluppare l' INDUSTRIA isontina grazie a una fiscalità di vantaggio.


Nell' Edizione di Trieste non c' era traccia di tutto questo malgrado l' articolo goriziano parlasse di esplicitamente di "consolidare le attività di transhipment (trasferimento di carico da una nave all’altra) che comunque rimangono il motore primario di tutto lo sviluppo economico dell’area, favorendo la capacità dei porti di Monfalcone e di Trieste di competere con i porti dell’Adriatico, dei Paesi europei, ovvero con Paesi extra-europei»  (clicca QUI per l' articolo ) citando le parole della presentatrice sen. Fasiolo del PD.

La Fasiolo ha dichiarato anche, sempre riguardo la "Zona Franca": " «ricetta ideale» per rilanciare gli investimenti diretti esteri in Italia, catalizzando l’interesse dei grandi gruppi internazionali che oggi non sono in Italia e creando, dunque, occupazione e sviluppo economico" .
Vale solo per l' isontino? E' una posizione ben diversa dal PD triestino che, insieme agli altri partiti, le Zone Franche le osteggia.

Come mai il Piccolo di Trieste non scrive a Trieste di queste grandi opportunità per il porto e la città di cui parlano a Gorizia al posto nostro?

Anzi cancella con cura la notizia che invece sarebbe di grande interesse per il nostro porto, SE VERA !
E' giornalismo questo?

Evidentemente l' ordine di scuderia è di parlare di Zona Franca a Gorizia e Monfalcone ma di censurare e boicottare la questione a Trieste dove, da sempre, è presente la rivendicazione popolare di una Zona Franca fiscale legata al Porto Franco Internazionale.

Cosa preparano?

Magari un trasferimento di Punti Franchi a Monfalcone e Porto Nogaro?

Del resto Il Piccolo, come TUTTI i politici locali, trascura la questione di una Zona Franca Fiscale o No Tax Area a Trieste come motore di sviluppo industriale perchè questo è l' orientamento della sedicente "classe dirigente" locale che ha da anni sposato l' idea di trasformare Trieste in una città turistica: in una specie di Montecarlo priva però del Paradiso Fiscale monegasco e perciò destinata ad un inevitabile fallimento.

Trieste città turistica, di musei e ricordi letterari,
e Venezia, magari con l' off-shore, terminale adriatico della Via della Seta insieme alla piattaforma logistica e retroporto nel Friuli (magari con delle belle Zone Franche colà trasferite e/o istituite).

Del resto Trieste è l' unica città dove la Confindustria invece di occuparsi di industrie si occupa di urbanistica con finalità turistiche. 

Questo succede in una città in cui la percentuale di PIL da industria è inferiore al 9%: un quarto in meno di Roma e molto meno della metà del Friuli...

Oggi c'è il convegno di Confindustria in cui viene presentata l' indagine di SWG su Porto Vecchio e cui partecipa  tutto questo presunto Gotha locale che ha portato Trieste al disastro.

Sarà stata posta agli intervistati la domanda se preferiscono un "PORTO VECCHIO URBANIZZATO E TRASFORMATO IN SEDE  DI MUSEI" oppure un "PORTO VECCHIO USATO PER FINALITA' PRODUTTIVE GRAZIE ALLA FISCALITA' DI VANTAGGIO CON CONSEGUENTE CRAZIONE DI POSTI DI LAVORO VERI " ? 
NO, cari lettori, questa domanda non c' era nei questionari dedicati a quali attività preferire nell' ambito della sdemanializzazione e urbanizzazione.
Come se a un condannato a morte chiedessero se preferisce la forca o la sedia elettrica ma non se desidera pittosto restare in vita.


Ebbene Trieste è la città più tradita dalla sua "classe dirigente": a suo tempo costretta, per le fisime nazionaliste dei "notabili", a stare in un sistema statale ed economico che l' ha marginalizzata e fatta declinare, adesso con un' associazione degli industriali che si occupa di urbanistica e sondaggi/marchetta ai politici invece di pensare a ricostruire un tessuto industriale distrutto.

Oggi sul giornale straparlano di "industria 4.0" quando a Trieste è stata praticamente eliminata la navalmeccanica e l' industria di base 1.0: non si capisce cosa vogliano fare in Porto Vecchio ma se prestate attenzione alle proposte riportate sul paginone e sentite finora e riportate nelle dichiarazioni ai TG di oggi (clicca QUI) si tratta concretamente solo di Musei, Musei e Musei (che di nuovo il buon giornalista Maranzana insieme a Dipiazza vuole mettere anche nel magazzino 23 dove stà la Saipem sistematicamente ignorata nell' articolo che parla dell' Adriaterminal).

E i famosi 50 milioni del Ministero della Cultura per Porto Vecchio sono 
ancora da sbloccare: ogni volta ne parlano come di una meraviglia... ma anche da sbloccati sono solo una goccia nel mare rispetto a costi complessivi di 5 miliardi (copyright sen. Russo) di cui ben 300 milioni sono solo per infrastrutturazione primaria (fogne, bonifiche, reti ecc.) e al vincolo di usarli solo per finalità culturali.



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