RESTITUIRE TRIESTE AL FUTURO -

AUTONOMI DALL' ITALIA MA CONNESSI CON IL MONDO - RESTITUIRE TRIESTE ALLA MITTELEUROPA - RESTITUIRE TRIESTE AL SUO FUTURO: CENTRALE IN EUROPA INVECE CHE PERIFERICA IN ITALIA -

domenica 5 marzo 2017

SVOLTA AL PORTO: CINA, PUNTI FRANCHI PER INDUSTRIE, NUOVO GRANDE TERMINAL: ALTERNATIVA OCCUPAZIONALE ALL' AREA A CALDO DELLA FERRIERA - VADANO A NASCONDERSI I DETRATTORI DEI PUNTI FRANCHI -

"Meglio tardi che mai"!
Dopo una dozzina di giorni, finalmente, il Piccolo riprende le notizie riguardanti gli esiti della visita in Cina di D'Agostino in preparazione di quella istituzionale di Mattarella e Delrio.

Si sapeva già tutto (clicca QUI) da giornali nazionali e della costa Tirrenica (QUI), da un' intervista a D' Agostino sul Mattino di Padova (QUI) ed il Messaggero di Udine (QUI) nonchè da siti internet triestini come il nostro che riportavano ampiamente i fatti: adesso al Piccolo si sono resi conto che non potevano continuare a "bucare" la notizia anche se è scomoda perchè sbugiarda la linea sostenuta da anni dal giornale locale sulla presunta "Inutilità dei Punti Franchi" e l' impossibilità di realizzare un nuovo grande terminal logistico, vera alternativa occupazionale all' "Area a Caldo" della Ferriera: una linea strumentale di bugie per sostenere le tesi dei vari Pacorini, PD e sedicenti progressisti (vedi sotto) e di chi aveva interessi in Porto Vecchio, il Punto Franco triestino per antonomasia.


I Punti Franchi servono eccome: e non solo per la logistica portuale ma per permettere insediamenti industriali e creare nuova occupazione.
Ormai è indiscutibile ed il merito è della fortunata convergenza fra le rivendicazioni di un movimento popolare e tecnici in grado di recepirle, se non tutte, almeno in una parte rilevante.


Un nuovo grande terminal portuale serve eccome, come sosteniamo da anni, e proprio a partire dalla "piattaforma logistica" e dalla banchina di Servola permettendo di risolvere anche il problema dell' alternativa occupazionale all' "area a caldo" della Ferriera.


Il ruolo del Porto Franco Internazionale di Trieste è strategico per i rapporti tra Oriente ed Europa Centrale ed Orientale, e Trieste deve guardare al suo entroterra naturale tornando ad essere il porto della Mitteleuropa con una forte rete di collegamenti soprattutto ferroviari che si sta ripristinando.
Ed anche la Germania segue con attenzione l' evolversi della situazione geopolitica che riguarda il nostro Porto, che fornisce  con la SIOT il 100% del petrolio all' Austria e il 90% alla Baviera, ma segue anche i Balcani.


Altro che città assistita incapace di reggersi da sola senza gli aiuti romani: è questo che spaventa una classe dirigente e politica locale fatta di incapaci abituati a succhiare le mammelle della lupa.

Il problema adesso è allargare i Punti Franchi da utilizzare come retroporto e per fini industriali e produttivi a tutte le aree necessarie a partire dalla ZONA INDUSTRIALE in abbandono dopo che è stato fatto fallire l' EZIT con la surreale questione fiscale e con il concorso della Regione, con conseguenze folli come il fatto che l' ex Olcese invece di essere destinata ad imprese ad alta tecnologia, alcune provenienti dall' Area di Ricerca, verrà data ad un ennesimo centro commerciale perchè il liquidatore non ha soldi...
E ricordiamo che anche l' enorme area di Porto Vecchio è da subito utilizzabile per scopi produttivi puliti: c'è ancora il Punto Franco sulla fascia costiera, mentre non c'è traccia di investitori privati per l' urbanizzazione in chiave turistica malgrado siano passati oltre due anni dalla "sdemanializzazione".


Sotto riproduciamo l' intervista al Presidente dell' Autorità Portuale D'Agostino, ma prima riportiamo le parole di Pacorini, fratello e sodale del candidato sindaco del PD, sui Punti Franchi: questo era il clima ed il "pensiero unico", amplificato dal Piccolo, imperante a Trieste fino a poco tempo fa.

E manifestiamo grande preoccupazione per il fatto che probabilmente nel comitato portuale si autonomineranno personaggi come la Serracchiani e Dipiazza.


Fuori i politici dei partiti nazionali e le loro beghe e incompetenze dal Porto Franco Internazionale di Trieste !

Ecco l'intervista a D'Agostino (in cui l' intervistatore, che è lo stesso che aveva definito "stucchevole" la proposta AMEM di un nuovo terminal dalla banchina di Servola perchè allora volevano dare la Ferriera ad Arvedi, non può fare a meno di esaltare la questione marginale di Monfalcone per fare una marchetta al "Porto Regione" della Serracchiani dimenticandosi della ventilata unificazione con Capodistria sotto un' agenzia europea, clicca QUI):


L’apertura della nuova Via della Seta dovrebbe portare in dote incrementi di traffici e anche una presenza diretta nello scalo
La filosofia Zen(o) conquista l’Oriente. Zeno D’Agostino, presidente dell’Autorità di sistema portuale la studiava da tempo e l’ha messa in pratica facendo da apripista con una serie di colloqui avuti un paio di settimane fa tra Pechino e Shanghai per pubblicizzare il porto di Trieste alle successive visite di Stato fatte in questi giorni dal ministro di Infrastrutture e Trasporti Graziano Delrio e dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Alla base di tutto non soltanto la “nuova via della seta” «un gigantesco progetto di Pechino per ampliare le rotte e gli scambi verso l’Europa per la quale - come ha sottolineato lo stesso Delrio ai cinesi - i nostri porti di Trieste e di Genova sono pronti», ma anche il tentativo di mettere a frutto un biennio in cui lo scalo triestino grazie alla politica per qualche verso rivoluzionaria della Torre del Lloyd, ha ricostruito tutta una nuova serie di rapporti internazionali smarriti da decenni creandosi una reputazione da prima fascia. 

Presidente D’Agostino, cosa siete andati a proporre ai cinesi? 

Un sistema che funziona, fatto non soltanto di infrastrutture moderne e competitive, ma anche di una serie completa di servizi intermodali con una rete di collegamenti ferroviari che si ramificano fin nel cuore dell’Europa. Le agevolazioni previste nei nostri Punti franchi caratterizzati da un particolare regime hanno già suscitato il loro interesse e potranno costituire un fattore determinante di attrattività.

C’è la possibilità dunque di incrementare i flussi di traffico tra la Cina e l’Europa attraverso Trieste? Sicuramente, e il fatto che lo stesso Governo italiano esplicitamente e a più riprese in particolare attraverso il ministro Delrio abbia inteso promuovere esclusivamente gli scali di Trieste e di Genova ha impresso una forza tutta particolare a questa operazione diplomatica: un conto infatti è se un porto va a promuovere se stesso, un altro se ha dietro il Governo disposto a fare pressing e a creare le condizioni affinché questo avvenga. Ciò ha sortito una reazione tanto più immediata date le condizioni storico-politiche della Cina che fanno sì che quel Paese sia ancora molto legato a parametri statali. 

Investitori cinesi dunque potrebbero essere interessati a intervenire direttamente all’interno dello scalo?
Abbiamo illustrato alle autorità e agli operatori le aree del porto di Trieste su cui c’è possibilità d’investire.


Ad esempio?

Forse la stessa area Teseco all’ex Aquila dove c’è un potenziale costruttore del terminal traghetti che però è ancora privo di un partner strategico. Ma pensiamo soprattutto al Molo Ottavo che richiede investimenti molto sostanziosi.

Dovrebbe stagliarsi dalla Piattaforma logistica, essa stessa ancora in fase di costruzione. Siamo dunque lontanissimi anche dalla fase progettuale, sotto lo zero potremmo dire (TENDENZIOSO! ndr)?
Niente affatto
perché abbiamo già un nuovo e moderno Piano regolatore approvato e operativo che lo prevede. Una questione quindi è già risolta. Non è affatto da poco. 


Tutto questo potendo contare su un sistema portuale che ingloberà anche Monfalcone.Quando l’ufficialità della nuova unione? (TENDENZIOSO! ndr)
C’era una piccola questione da limare all’interno della formulazione del decreto. La correzione è stata fatta. Stavolta credo proprio che la settimana entrante sia quella buona per l’ufficialità dell’Authority Trieste-Monfalcone. 

In quest’ottica quali misure da prendere perché la fusione sia pressoché perfetta? Monfalcone deve fare un po’ di pulizia tra le varie aziende pubbliche alle quali fa capo lo scalo. Così è avvenuto a Trieste dove il porto ha oggi competenza anche sulle aree Ezit e sui Punti franchi e opera anche all’interno dell’Interporto di Fernetti. Per noi la moda delle esternalizzazioni è finita, si tratta di “internalizzare” per creare sinergie e maggiore competitività.



 ECCO UNA SLIDE DEL PROGETTO CHE PRESENTIAMO DA TRE ANNI IN OGNI OCCASIONE : E' TANTO UTOPICO ?
Scaricalo completo cliccando QUI
Siamo stati i primi e per anni gli unici a parlare della Nuova Via della Seta



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